Le azioni di Stmicroelectronics, il gruppo italo-francese dei semiconduttori, sono in calo dello 0,7 alla borsa di Milano, “in coda al listino”, riporta l’agenzia Radiocor. Le difficoltà dell’azienda, nota principalmente per la fornitura di elettronica di potenza a Tesla e di moduli eSim ad Apple, sono note: nel secondo trimestre del 2025 ha riportato una perdita operativa di 133 milioni di euro, la prima in oltre dieci anni, quando gli analisti si aspettavano un profitto di 56 milioni circa.
I CONTI DI STMICROELECTRONICS
In breve, Stmicroelectronics (o Stm) risente del rallentamento del mercato dei microchip per le automobili, l’industria e l’elettronica di consumo. La situazione è aggravata dal fatto che la società realizza internamente la quasi totalità dei semiconduttori che produce: altre aziende del settore, invece, come Infineon e Nxp, esternalizzano di più la fase manifatturiera. Di conseguenza, Stm accusa maggiormente i periodi di basse vendite perché deve sostenere le spese per gli impianti (sottoutilizzati) e per il personale.
La dirigenza di Stm si era mostrata ottimista per i restanti mesi dell’anno, dicendo di prevedere un fatturato di 3,17 miliardi di dollari nel terzo trimestre, superiore alle aspettative degli analisti (3,10 miliardi).
IL TAVOLO AL MINISTERO DELLE IMPRESE
Il 28 luglio si è tenuta la seconda riunione del Tavolo nazionale sullo sviluppo industriale di Stmicroelectronics in Italia presso il ministero delle Imprese: erano presenti il ministro delle Imprese Adolfo Urso, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (l’azionista di controllo assieme alla banca francese Bpifrance), i rappresentanti delle regioni Lombardia e Sicilia (la società possiede degli stabilimenti ad Agrate e a Catania) e i sindacati. Nella riunione si è parlato dei piani per gli stabilimenti di Catania e di Agrate, il primo dedicato ai dispositivi al carburo di silicio e al nitruro di gallio, mentre il secondo ai wafer al silicio da trecento millimetri.
Nel piano industriale al 2027 Stm conta di investire fino a 2,6 miliardi di euro a Catania e fino a 1,4 miliardi ad Agrate. Esiste tuttavia il rischio che l’impianto di Catania venga messo in ombra da quello francese di Tours, dedicato anch’esso alla tecnologia al nitruro di gallio; il sito di Agrate, invece, potrebbe venire oscurato da quello di Crolles, già più avanti nella produzione di wafer di silicio da trecento millimetri.
Durante la riunione, si è discusso dell’approvvigionamento idrico dello stabilimento di Catania e dell’acquisizione, da parte di Stmicroelectronics, della divisione di Nxp dedicata ai sensori Mems che potrebbe avere delle ricadute sui piani per Agrate.
La terza riunione del tavolo si terrà a settembre.
CONTENIMENTO DEI COSTI E PROBLEMI DI GOVERNANCE
L’anno scorso Stm ha presentato un piano di contenimento dei costi basato sulla ristrutturazione dei suoi siti manifatturieri che dovrebbe garantirle risparmi da centinaia di milioni di dollari entro il 2027. A livello generale, gli stabilimenti italiani del gruppo sono dedicati alle tecnologie analogiche e di potenza, mentre quelli francesi alle tecnologie digitali.
Da tempo, inoltre, il ministero dell’Economia non è soddisfatto della gestione di Stmicroelectronics e vorrebbe sostituire l’amministratore delegato Jean-Marc Chery con uno nuovo; il mandato di Chery, tuttavia, è stato riconfermato un anno fa e scadrà nel 2027. Il governo italiano non gradisce granché nemmeno il direttore finanziario, Lorenzo Grandi: lui e Chery sono sotto accusa di una class action negli Stati Uniti per aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati di Stm, e di conseguenza del titolo, per guadagnare cifre milionarie dalla vendita di azioni.
L’Italia rimprovera alla dirigenza di Stmicroelectronics anche l’eliminazione della divisione Automotive: guidata da Marco Monti, composta principalmente da italiani e radicata ad Agrate e a Catania, è stata cancellata l’anno scorso all’interno di un piano di semplificazione che però ha rafforzato la percezione del governo italiano che il sistema decisionale di Stm fosse finito più saldamente in mano francese.