Mentre gli storici marchi europei arrancano da tempo e hanno davanti al cofano le insidie dei dazi trumpiani che certo non agevoleranno una ripartenza in quarta, le Case automobilistiche cinesi si fanno sempre più arrembanti. Tante, infatti, le notizie che arrivano dal Dragone, tutte di primaria importanza.
XIAOMI ARRIVA IN EUROPA
La principale è senza dubbio il fatto che il ben noto produttore di device (smartphone, tablet, auricolari…) fondato in Cina nel 2010 da Lei Jun e con sede a Pechino che lo scorso anno ha debuttato con successo nel settore delle auto elettriche ha ufficializzato l’arrivo delle proprie vetture hi-tech in Europa.
Senza troppi clamori il Vecchio continente sarà il primo mercato estero colonizzato da Xiaomi: del resto i muri commerciali americani e l’intolleranza di Donald Trump per le vetture alla spina impedirebbero ogni altra differente strategia espansionistica.
Includendo tutte le sue divisioni, il fatturato del gruppo nel secondo trimestre 2025 ha superato i 14,5 miliardi di euro, con un aumento del 30,5% su base annua. L’utile netto rettificato ha registrato una crescita ancora più significativa, balzando del 75,4% a circa 1,35 miliardi di euro. Il solo settore dei veicoli elettrici ha superato per la prima volta i 2,5 miliardi di euro.
ATTENZIONE A NON RIPETERE GLI ERRORI COMMESSI IN CINA
Xiaomi arriverà in Europa forte del successo del proprio debutto in patria, si spera dopo aver fatto tesoro dei recenti errori logistici che ne hanno azzoppato la produzione facendola finire al centro delle critiche di numerosi acquirenti che lamentano di dovere aspettare mesi prima di veder recapitato il modello ordinato online.
XPENG PASSA DA 30MILA AUTO CONSEGNATE A OLTRE 100MILA
Corrono invece produzione e bilanci di XPeng che ha chiuso il secondo trimestre con ricavi che hanno sfiorato i due miliardi e mezzo di euro, con un incremento a tre cifre del 125% su base annua, questo grazie alle consegne in grado di raggiungere e superare la soglia psicologica delle centomila unità, per la precisione 103.181, ovvero +241.6% rispetto alle 30.207 dell’anno precedente. Con uno sprint simile le perdite nette si sono dimezzate a 62 milioni di euro.
EUROPEI A CACCIA DI KNOW-HOW HI-TECH CINESE
Nelle stesse ore in cui venivano annunciati i risultati fiscali, Xpeng e Volkswagen rivelavano l’esistenza di un nuovo accordo per l’ampliamento della collaborazione tecnica esistente e relativa alla architettura elettrica ed elettronica sviluppata congiuntamente da entrambe le parti.
Secondo quanto si apprende, tale tecnologia sarà integrata non solo nelle piattaforme per modelli elettrici di Volkswagen ma anche implementata sulle piattaforme con motori termici e plug-in hybrid prodotti in Cina. Ciò, viene spiegato dalle parti, consentirà a Volkswagen di realizzare “significative economie di scala basate sulla piattaforma e di migliorare la competitività dei prodotti”.
COSA DICONO I NUMERI DI LEAPMOTOR
Tra le auto cinesi da tenere d’occhio c’è poi un altro marchio ancora sconosciuto su cui ha deciso di puntare Stellantis: Leapmotor. Il brand cinese ha macinato chilometri e utili da quando con la city car T03 scopiazzava la 500L di Fiat in modo un po’ corsaro.
Con il 2025 l’ormai ex startup in cui il gruppo italo-francese ha investito circa 1,5 miliardi di euro per acquisire all’incirca il 20% ha registrato il suo primo utile semestrale pari a 4,3 milioni di euro contro la perdita di 2,2 miliardi di un anno fa. Anche in questo caso, come per Xpeng le consegne hanno una crescita a tre cifre (+156 per cento) raggiungendo le 221.664 unità, numeri che permettono al player asiatico di consolidare l’attesa di un utile annuo compreso tra 500 milioni e 1 miliardo di yuan (65-130 milioni di euro).
LE AUTO CINESI ORA SI DARANNO BATTAGLIA
Secondo il modus consolidato di Pechino, terminata la stagione degli aiuti statali a tutti i livelli (nazionale, provinciale e urbano, con anche le amministrazioni più piccole che hanno fatto incetta di auto made in China per il rinnovo delle proprie flotte) ora sta per entrare nel vivo la fase darwiniana di selezione naturale: sarà insomma il mercato che determinerà quali tra i numerosi marchi nati grazie ai finanziamenti a pioggia a università, incubatori e acceleratori di startup si contenderanno le strade europee, restando in scia a colossi del calibro di Byd. Sempre made in China, perché il futuro pare proprio essere quello.