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Le coscienze si risveglino su Gaza

Qual è il senso della “tabula rasa” delle operazioni militari israeliane a Gaza? Il taccuino di Guiglia.

La sana e santa abitudine di vivere in pace, che l’Europa coltiva da 80 anni, ha finito per creare due grandi illusioni. La prima è che anche il resto del mondo avrebbe presto imitato l’esempio europeo.

Se non proprio alla fine della Storia, il suggestivo, ma stravagante concetto elaborato dal politologo statunitense Francis Fukuyama – il quale s’è poi pentito d’aver inventato una simile baggianata -, almeno alla fine delle guerre si poteva credere con qualche fondata speranza. E comunque se altrove popoli istigati dai loro governi – ma in particolare da autocrati e despoti al comando – avessero continuato a spararsi, l’avrebbero fatto con quella cavalleria che le convenzioni internazionali avevano nel frattempo codificato. Della serie: risparmiare sempre i civili, specie donne, bambini e anziani anche nei più cruenti conflitti.

Purtroppo i fatti separati dalle opinioni, a partire dalla guerra scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina, non solo hanno già cancellato la puerile e illuministica presunzione che la Storia sia un continuo progresso, ma pure quel briciolo di umanità che i conflitti, pur spietati, avrebbero dovuto conservare.

Da tre giorni l’Italia non si capacita dell’attacco israeliano alla parrocchia della Sacra Famiglia, l’unica chiesa cattolica a Gaza (tre morti e diversi feriti, tra i quali il parroco, Gabriel Romanelli).

Colpire una chiesa è come prendersela con una scuola, un ospedale, la Croce Rossa, cioè “ingiustificabile”, come ha detto Papa Leone con parole inequivocabili. “Legittimo dubitare che quell’attacco sia stato un errore”, ha rincarato la dose il segretario di Stato, Pietro Parolin, commentando la versione fornita dal governo di Tel Aviv.

Duro anche il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Quando si spara e si uccide sui luoghi di preghiera, dove si distribuisce acqua e pane, si colpiscono soccorritori, questo crea un contrasto radicale con le attese dell’umanità”, ha detto. “Ma introduce anche una spirale di risentimento e di odio che genera altre violenze”. Non da meno era stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dichiarando “inaccettabile” il raid contro la chiesa “e gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta dimostrando da mesi”.

L’ultima e tragica conferma è di ieri: più di cento palestinesi uccisi, quasi la metà dei quali in attesa di aiuti umanitari. Con sempre maggiore sconcerto il mondo si domanda: ma che c’entra tutto questo con la legittima caccia del governo di Benjamin Netanyahu agli autori dell’orrendo massacro del 7 ottobre 2023 in Israele? Come si fa a non capire che c’è un confine invalicabile tra il perseguire i colpevoli di Hamas della strage degli innocenti di due anni fa e colpire ogni giorno persone del tutto estranee a quella strage, ossia altrettanto innocenti? Qual è il senso della “tabula rasa” delle operazioni militari a Gaza?

Sono interrogativi che soprattutto i governi “amici” di Israele, a cominciare dal nostro, pongono da tempo al primo ministro Netanyahu.

Perché una chiesa non si colpisce neanche per errore.

(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)
www.federicoguiglia.com

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