Skip to content

dispositivi medici

Dispositivi medici, tutto sulla guerra Ue-Cina

Così come ha fatto Bruxelles, Pechino ha ugualmente deciso di escludere le aziende europee dagli appalti pubblici per dispositivi medici oltre i 5 milioni di euro, ma anche i prodotti con più del 50% di componenti fabbricati nell’Ue. Con alcune eccezioni. Fatti e commenti

 

Occhio per occhio, dente per dente. Al bando dell’Unione europea delle aziende cinesi che producono dispositivi medici nelle gare di appalto per pratiche discriminatorie nei confronti di quelle europee in Cina, Pechino ha risposto con una misura reciproca.

Anche le aziende europee ora non potranno partecipare alle gare di appalto cinesi per importanti acquisti di apparecchiature mediche, ad eccezione di quelle con capitale europeo stabilite in Cina.

LA RISPOSTA DI PECHINO

La Cina ha annunciato nuove misure restrittive contro le aziende europee che forniscono dispositivi medici, in risposta al divieto imposto lo scorso mese dall’Unione europea ai produttori cinesi. A partire da ieri, le autorità di Pechino hanno escluso le imprese con sede nell’Ue dagli appalti pubblici per dispositivi medici superiori a 45 milioni di yuan (circa 5,1 milioni di euro).

La decisione arriva dopo che Bruxelles ha stabilito che le aziende cinesi non potranno più partecipare alle gare per la fornitura di dispositivi medici di un valore superiore ai 5 milioni di euro in tutta l’Ue.

Stando a Reuters, il valore delle gare pubbliche è di circa 60 miliardi di euro all’anno.

ECCEZIONI (DA UNA PARTE E DALL’ALTRA)

Tuttavia, non tutte le aziende europee saranno colpite in egual misura. Pechino ha precisato che l’esclusione non si applicherà alle società con capitale europeo che producono in Cina. Una clausola che consente a gruppi come Siemens Healthineers e Royal Philips di continuare ad accedere al mercato degli appalti pubblici grazie alla loro forte presenza locale.

Secondo analisti finanziari citati da Bloomberg, le ricadute saranno contenute per queste aziende. I titoli di Siemens Healthineers e Philips hanno registrato un lieve calo alla riapertura dei mercati, ma secondo gli esperti di Jefferies, l’impatto sarà “minimo” grazie alla loro “forte presenza locale”.

Dall’altro lato, anche le aziende europee possono ancora presentare offerte comprendenti dispositivi medici originari della Cina, a condizione di mantenersi entro la soglia individuata dal provvedimento Ue. Inoltre, precisa About Pharma, sono previste eccezioni “nei casi in cui non esistano fornitori alternativi, per evitare di mettere sotto pressione l’approvvigionamento di dispositivi medici nell’Ue. La soglia di 5 milioni di euro per le gare coinvolte copre il 60% del mercato europeo, ma esclude i piccoli ospedali, che generalmente fanno acquisti di valore più contenuto e che potranno così evitare ulteriori costi”.

L’Unione europea sta anche studiando come sostituire i dispositivi medici made in Usa in caso di guerra commerciale.

COMPONENTI UE NEL MIRINO DELLE NUOVE RESTRIZIONI

Oltre al divieto diretto, la Cina ha introdotto un’ulteriore misura: anche i dispositivi medici importati da Paesi terzi saranno bloccati se contengono più del 50% di componenti fabbricati nell’Ue. Questo amplia l’impatto delle restrizioni, colpendo indirettamente anche fornitori globali che dipendono da tecnologie europee.

Questa mossa sottolinea l’intento di Pechino di esercitare pressione non solo su Bruxelles, ma anche su partner commerciali globali che collaborano con l’industria europea.

UNO SCONTRO SISTEMICO SUL PRINCIPIO DI RECIPROCITÀ

Il braccio di ferro si inserisce in un contesto più ampio di tensioni commerciali tra le due potenze. Le misure dell’UE sono state adottate nell’ambito dello Strumento internazionale per gli appalti pubblici (International procurement instrument, Ipi), entrato in vigore nel 2022 per garantire condizioni di reciprocità nei mercati pubblici. Si tratta del primo caso concreto in cui l’Ue utilizza questo strumento per escludere un Paese terzo.

Dal canto suo, Pechino accusa Bruxelles di alimentare nuove barriere protezionistiche. Il ministero del Commercio cinese ha lamentato che, nonostante la “buona volontà e sincerità” dimostrate, l’Ue ha scelto la strada delle restrizioni, non lasciando alla Cina “nessun’altra scelta” se non quella di rispondere con misure simmetriche.

VERTICE A RISCHIO

Le nuove restrizioni arrivano a pochi giorni dal vertice tra i leader dell’Ue e della Cina previsto per fine luglio. L’incontro, che originariamente doveva durare due giorni, secondo Bloomberg, potrebbe essere ridotto a uno solo, in un evidente segnale del raffreddamento delle relazioni bilaterali.

Le questioni sul tavolo infatti sono molte. Dai dazi europei sui veicoli elettrici cinesi, al sostegno cinese alla Russia, fino alla crescente pressione su settori strategici come le terre rare e, ora, i dispositivi medici.

Torna su