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Ecco dove sta l’oro italiano e perché cresce il dibattito sul rimpatrio dei lingotti

L'Italia possiede la terza riserva aurea più grande al mondo, conservata in buona parte negli Stati Uniti. L'imprevedibilità di Trump, però, ha riacceso il dibattito sul rimpatrio dell'oro. Fatti, numeri, confronti (con la Germania) e dichiarazioni.

Far tornare l’oro italiano in patria o no. Il dibattito sembra stia riprendendo piede in certi ambienti, politici ed economici. Ed è tutta colpa – o tutto merito, a seconda dei punti di vista – dell’amministrazione di Donald Trump.

Una parte consistente delle riserve auree italiane, infatti, è conservata negli Stati Uniti. Lingotti d’oro che giacciono per lo più a Fort Knox, in Kentucky, sotto il controllo della Federal Reserve. Ma le mosse del presidente Usa, imprevedibili e sempre più in contrapposizione con gli interessi europei, hanno fatto suonare più di un campanello d’allarme. Oltre a una corsa internazionale all’oro. E c’è chi pensa che mantenere lì il grosso delle nostre riserve non è più affidabile.

QUANTO ORO E QUANTI LINGOTTI ITALIANI SONO NEGLI USA

Sono dubbi che anche in passato sono venuti a diversi esponenti politici nostrani. Il Corriere della Sera, per esempio, ricorda come nel 2019 fosse la stessa Giorgia Meloni, ai tempi seduta tra i banchi dell’opposizione, a invocare il rimpatrio dell’oro italiano. Oggi, però, la premier non ha nessun interesse di tirar fuori un tema che potrebbe raffreddare il legame con la Casa Bianca.

Ad ogni modo, l’Italia ha in totale 2.452 tonnellate di riserve auree, di cui 4,1 tonnellate sotto forma di moneta (871.713 pezzi) e le rimanenti sotto forma di lingotti. Una scheda apposita della Banca d’Italia spiega anche il tipo di lingotto: la maggior parte a forma prismatica, alcuni anche a parallelepipedo, di tipo americano o di panetto di tipo inglese. Il peso dei lingotti può variare: da un minimo di 4,2 kg a un massimo di 19,7, la media è di poco oltre i 12,5 kg.

Di queste 2.452 tonnellate, 1.100 (cioè il 44,86%) sono custodite presso la sede della Banca d’Italia, cioè a Roma, in via Nazionale 91. Ma l’altra quota principale, di 1.061,5 tonnellate (il 43,29%), è conservata proprio negli Usa. Alcune più piccole percentuali, 6,09% e 5,76% sono invece ferme in Svizzera e Regno Unito. Bankitalia ha spiegato la scelta di dislocare le riserve all’estero, e in particolare in determinati paesi. Ragioni storiche, legate ai luoghi in cui l’oro fu acquistato, ma anche da una strategia di diversificazione “finalizzata alla minimizzazione dei rischi”. E poi c’è il fatto che i paesi scelti hanno anche importanti piazze finanziarie per il mercato dell’oro.

IL CASO DELLA GERMANIA

Il caso italiano non è atipico. Anche la Germania, che ha – dopo gli Usa – la seconda riserva aurea del mondo con 3.352 tonnellate di oro (l’Italia ha la terza), ne conserva più di un terzo proprio nei caveau oltreoceano. Già nel 2013 la Bundesbank aveva deciso di riportare nei forzieri tedeschi qualcosa come 674 tonnellate di oro, che allora erano divisi tra New York e Parigi. E anche oggi, a Berlino, si parla con sempre più insistenza di compiere un’operazione simile.

LE PREOCCUPAZIONI EUROPEE SULL’ORO, SULLA FED E SU TRUMP

Alcuni esponenti politici, specialmente tedeschi ma anche italiani, hanno rilasciato dichiarazioni a favore di nuovi rimpatri di oro, per un valore complessivo di circa 245 miliardi di dollari. La sensazione è che stia crescendo un clima di sfiducia attorno a Washington, come riportato dal Financial Times. “Siamo molto preoccupati che Trump stia manipolando l’indipendenza della Federal Reserve”, ha sostenuto la Taxpayers Association of Europe al quotidiano britannico.

Tanto più se l’oro è nei caveau americani perché da decenni gli Usa sono stati considerati leader dell’Occidente. E soprattutto del sistema finanziario fondato sul dollaro. Tuttavia, oggi nell’amministrazione Trump ci sono diverse figure che vorrebbero scrollare di dosso dagli Stati Uniti il peso e il costo di questo sistema, diventando più isolazionisti. E quindi potrebbero venir meno alcune condizioni che hanno portato l’oro di diversi paesi lì. Riportandolo in Europa. La posizione ufficiale della Bundesbank, rilasciata al Ft, è comunque cauta: “Non abbiamo dubbi che la Fed di New York sia un partner affidabile e degno di fiducia per la custodia delle nostre riserve auree”. Ma intanto il dibattito cresce.

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