Lo scontro c’è, ma è più sobrio e resta soprattutto nel merito, senza il clima da gazzarra inscenato in altre occasioni dalle opposizioni. Il cambio “più adeguato alla gravità della situazione” – apprezzano con soddisfazione a Palazzo Chigi – lo si nota nel Pd, nelle parole della segretaria Elly Schlein, anche se non rinuncia, perché “l’Italia non si faccia trascinare in guerra”, ovviamente a pungolare il premier, con la quale ha avuto un lungo colloquio, dopo l’intervento militare Usa contro i siti nucleari in Iran.
In Aula, ieri alla Camera nelle comunicazioni prima del Consiglio europeo Giorgia Meloni chiama le opposizioni al dialogo. Ma il cosiddetto campo largo torna subito a dividersi, anche nelle stesse risoluzioni. Se Schlein ha un atteggiamento più istituzionale, Giuseppe Conte e gli altri della sinistra più radicale di Avs alzano per contrappeso la voce. I partiti di centrosinistra rispondono con toni diversi, nonostante rivolgano alla presidente del Consiglio una richiesta condivisa in merito alla crisi in Iran. Che torna nei vari interventi e si riassume così: “Meloni dica con chiarezza che non concederà l’utilizzo delle basi americane su suolo italiano”.
Su questo, come su altri punti, le opposizioni non rinunciano a incalzare il premier. Che nel suo discorso si rivolge direttamente ai leader seduti nello spicchio di emiciclo opposto a quello occupato dai suoi deputati. “Penso che in questa fase così delicata sia importante il dialogo tra governo e opposizione per il bene e la sicurezza degli interessi della nostra nazione”, dice Meloni. “Farò del mio meglio per mantenere, e ampliare, questo dialogo”, aggiunge.
L’invito arriva dopo il confronto telefonico avuto l’altro ieri con Elly Schlein. La premier non ha ricevuto chiamate da altri partiti dell’opposizione, e quella della segretaria del Pd, si apprende da fonti di governo, è stata particolarmente “apprezzata”. E così, in Aula, nel botta e risposta tra le due leader non c’è l’attacco frontale, che invece viene mosso dal presidente pentastellato Conte. Schlein dice di apprezzare il fatto che Meloni “lavorerebbe per la soluzione diplomatica”. “Ma pretendiamo una parola di chiarezza sul futuro, dica chiaramente che l’Italia non si farà trascinare in questa guerra”, ammonisce la leader dem. Che punzecchia: “Lei – si rivolge ancora a Meloni – è riuscita a fare un’intera relazione senza nominare i due principali responsabili dell’escalation: Trump, suo amico, e Netanyahu”.
Schlein incalza anche sull’obiettivo del 5% in spese militari: “Siamo contrari, è dannoso, irrealistico e sbagliato, e porterebbe alla fine dello Stato sociale in Italia”. Il presidente dei Cinque Stelle Conte non cita mai il “dialogo” invocato da Meloni. E attacca: “Domani saremo a pochi passi da lei all’Aia e le staremo col fiato sul collo, perché lei finalmente pensi al bene degli italiani, e non che la soluzione sia riempire gli arsenali di carri armati, missili e armi”.
Conte accusa Meloni di “subalternità a Washington e Bruxelles” e di anteporre la difesa dei suoi “leader alleati” a quella della sicurezza nazionale. Duri anche gli interventi di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che muovono la stessa accusa di “subalternità” alla premier e avvisano: “Sì al dialogo, purché questo non significhi passività delle opposizioni”.
Ma Pd, M5S e Avs si dividono sulle risoluzioni votate in vista del Consiglio europeo. A dividere il campo è soprattutto un punto della mozione M5S: quello che impegna il governo a “intensificare gli sforzi a livello europeo per trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia”. Il voto contrario arriva sia da Avs che dal Pd. Che vota contro anche sul punto in cui i pentastellati chiedono di interrompere la fornitura di armi a Kiev. “La vergognosa mozione del M5S, tra disarmo unilaterale, abbandono dell’Ucraina e ripresa della dipendenza dal gas russo, sembra scritta da Putin”, polemizza il leader di Azione Carlo Calenda.
Insomma, in quanto a divisioni su questioni dirimenti di politica estera, il cosiddetto campo largo non si smentisce mai, compresa la centrale questione di sostegno all’Ucraina, ribadito da Meloni. Ancora una volta le opposizioni danno un’immagine plastica della loro difficoltà a diventare un credibile fronte alternativo. Con accenti diversi il Pd e le altre opposizioni chiedono che l’Italia non conceda basi Usa e accusano Meloni di non nominare Trump ma non è dato sapere nel merito quale è l’opinione della sinistra e dei Cinque Stelle sul rischio che l’Iran si doti della bomba nucleare.
Meloni non entra nel merito dell’intervento Usa, ma le sue parole sono chiare a difesa di Israele e contro il pericolo Iran unite a parole altrettanto chiare e ferme per il cessate il fuoco a Gaza, dove la pur legittima reazione israeliana “ha assunto forme drammatiche e inaccettabili”, non esita a dire Meloni.
Si levano forti applausi che vanno anche oltre la maggioranza così come per l’elogio degli operatori sanitari. “È molto pericolosa l’ipotesi che l’Iran si doti di armi nucleari, non sarebbe solo un pericolo vitale per Israele ma avvierebbe una rincorsa a dotarsi di armi nucleari creando un effetto domino che sarebbe molto pericoloso. Solo un’azione diplomatica coordinata può garantire una pace nella regione. È il momento di abbandonare ambiguità e distinguo, l’Iran deve evitare ritorsioni contro gli Usa e deve cogliere l’opportunità di un accordo con Washington sul programma nucleare”. È la linea tracciata da Meloni che, anche se non interviene nel merito e comunque precisa che dall’Italia non è partito nessun aereo Usa dalle basi militari per l’intervento di sabato notte, suona a difesa della decisione di Trump. Ma ora è il momento della soluzione diplomatica.
“Gli Usa hanno fatto uno sporchissimo lavoro a difesa di tutti noi”, dice chiaramente il deputato leghista, Stefano Candiani.