Il professor Stefano Ceccanti, costituzionalista, ex parlamentare del Pd, il partito al quale è rimasto iscritto, stando su posizioni riformiste, ne fa “un test significativo sulla possibilità di affermare, nella vita interna di un partito, il rispetto della democrazia e dello stato di diritto”.
La vicenda del circolo del Pd di Pisa, dove Ceccanti ha la tessera, alla cui assemblea congressuale nei giorni scorsi non ha potuto votare perché furono riscontrate irregolarità per la presenza di due liste di elettori, irregolarità che però non hanno impedito a un gruppo di autoconvocati di esprimere il voto, è difficile liquidare come una questione locale. “Giunto da Roma a Pisa, l’assemblea è stata prima rinviata, salvo poi scoprire da una chat del circolo che un gruppo di autoconvocati ha votato in assenza dei competitori”, ha spiegato Ceccanti ad Antonio Polito, editorialista del “Corriere della sera”, nel suo Podcast “Palomar”.
Per Polito la vicenda rivela un lato “monolitico e monocratico del Pd di Elly Schlein”. Partito dove anche in questi giorni in un voto a Strasburgo la minoranza riformista, cui il costituzionalista appartiene, si è distinta sul riarmo europeo e l’utilizzo del Pnrr dalla maggioranza che ha ribadito il suo no.
Ceccanti ora non molla su quella che altrimenti avrebbe rischiato di essere liquidata come una questione locale. E annuncia anche in un’intervista a Radio Radicale, con Lanfranco Palazzolo, che “dopo la decisione dei Garanti provinciali, che impone di giungere a un elenco certo degli aventi diritto al voto, e la conseguente comunicazione del partito provinciale, ci sarebbero finalmente tutte le condizioni per un doveroso ritorno alla legalità”. E quindi ora bisogna fare il congresso. Che evidentemente annulli il voto degli autoconvocati. E ammonisce: “Ovviamente, ciò potrà realizzarsi solo se non prevarranno tentazioni autoritarie, emule dell’impostazione orbaniana e della cosiddetta ‘democrazia illiberale’, che prescinde da forme, regole e limiti”. Conclude: “Lo scopriremo presto”.
Nell’intervista a Radio Radicale non intende entrare nella discussione sui nomi in lizza nella platea congressuale e la loro appartenenza alle aree interne. Ceccanti, che è anche uno dei promotori dell’Associazione indipendente “Libertà eguale”, ribadisce che si tratta di ripristinare nel circolo di Pisa “il rispetto delle regole”. E ricorda: “Ho fatto il parlamentare e per rispetto delle regole ho votato secondo le indicazioni della maggioranza anche quando non ero d’accordo. Quando ero in dissenso lo ho motivato”.
Ceccanti e la segretaria del circolo hanno fatto ricorso ai garanti provinciali. Ma la vicenda getta intanto un’ombra sul partito. “Tutto fa sospettare che una minoranza organizzata nel Pd non esista più e che sia stata lasciata alla segreteria Schlein la libertà di far fuori politicamente chi non è dalla sua parte”, commenta Polito nella sua videorubrica “Palomar”. Racconta: “Pare che da Roma, non potendo liberarsi del governatore Giani, si punti a disfarsi di una serie di figure prominenti dell’area riformista della regione e in particolare del pisano Antonio Mazzeo, capo della agguerrita minoranza locale e presidente del Consiglio regionale della Toscana uscente”.
Una vicenda locale, dunque, ma “rivelatrice del fatto che il Pd appare sempre più un partito monolitico e perfino monocratico”, conclude Polito.
Ceccanti, intanto, ora attende che le regole vengano ripristinate. E che evidentemente si celebri il congresso al Pd di Pisa. A meno di “una svolta autoritaria”, ammonisce. Non sembra una vicenda destinata a finire qui in un partito già scosso dalla pesante sconfitta referendaria. E che sabato sembra destinato a dividersi ancora con la partecipazione di qualche suo esponente, seppur a titolo personale, alla manifestazione di Roma contro il riarmo appoggiata convintamente dai Cinque Stelle di Giuseppe Conte e dalla sinistra radicale di Fratoianni e Bonelli cui il Pd di Schlein sembra sempre più somigliare.