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Regioni, ecco novità e subbugli sul terzo mandato

Che cosa celano le parole dialoganti del capo dell'organizzazione di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, sul terzo mandato. La nota di Sacchi

Le parole dialoganti con le quali il capo dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, ha aperto in questi giorni al terzo mandato, a patto che ll tema venga posto dalla conferenza delle Regioni nel loro complesso, appare lontanissimo da quella dura rivendicazione posta solo pochi mesi fa sempre da FdI agli alleati per un “riequilibrio” in base al quale al principale partito del centrodestra spetterebbe un maggior numero di Regioni.

La sconfitta di Genova, preceduta da quella dell’Umbria e prima ancora della Sardegna, certamente impone ora alla coalizione alla guida del governo di serrare i ranghi sul Veneto innanzitutto e sulle Marche alla prossima tornata di elezioni in autunno. Veneto innanzitutto e Marche, perché nelle altre Regioni che andranno al voto, Campania, Puglia, Toscana, guidate dal centrosinistra, la sfida si annuncia per il centrodestra naturalmente molto più difficile.

A sinistra, visto che si voterà anche in Valle d’Aosta, c’è chi ha già incominciato a vagheggiare persino un 6 a 0 insieme con le elezioni anticipate. Ma treno dei desideri della sinistra a parte, il centrodestra che non può però sottovalutare alcuni colpi che ha perso sui territori, ora è ovvio che debba blindare Veneto e Marche.

Se Luca Zaia senza terzo mandato non potrà più ricandidarsi, nelle Marche i sondaggi darebbero in bilico l’attuale governatore, Francesco Acquaroli di FdI. Le parole di Donzelli sono suonate come un messaggio distensivo alla Lega, dopo che il governo aveva anche impugnato la legge per il terzo mandato della provincia autonoma di Trento che consentirebbe all’attuale presidente, il leghista Maurizio Fugatti, di ricandidarsi. Il terzo mandato lo consentirebbe anche al governatore leghista del Friuli, Massimiliano Fedriga.

Ma intanto le elezioni più ravvicinate sono in Veneto e la questione ruota tutta attorno al campione dei governatori leghisti, Luca Zaia, ancora una volta in questi giorni premiato dai sondaggi come il più apprezzato d’Italia. Se Zaia, che ha definito di “buon senso” la posizione di FdI, si potrà ricandidare non si sa. Pesa la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la legge campana per il terzo mandato. I tempi per approvare una nuova norma sono stretti.

Matteo Salvini ha accolto con soddisfazione la svolta di FdI, ma ha anche invitato a individuare fin da subito i candidati, invitando gli alleati a non dare da subito per perse quelle Regioni governate storicamente dalla. La Lega che ha chiesto in ogni caso la conferma di un suo candidato alla guida del Veneto sa bene quanto pesi il fattore Zaia anche per l’appoggio ad un suo eventuale successore. “Squadra che vince non si cambia”, sottolinea Salvini.

Il premier Giorgia Meloni, intervistata dal direttore del quotidiano La Verità, Maurizio Belpietro, ha già gettato acqua sul fuoco del treno dei desideri a sinistra dicendo che la prossima tornata di Regionali non sarà dirimente per il proseguimento dell’attività di governo che intende portare a fine legislatura. Ma un’altra sconfitta di portata maggiore sui territori e per giunta in luoghi simbolo il centrodestra evidentemente non se la può più permettere. Non potrebbe non influire sulla coesione di governo.

Forse è così, e non come una mossa tattica di routine interna alla coalizione, che va interpretata la posizione più dialogante di FdI sul terzo mandato. Se poi la mossa manda in tilt la sinistra sulla Campania per il centrodestra ovviamente ben venga.

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