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made in Usa

Chi abusa dell’etichetta made in Usa?

Goya Foods, Procter & Gamble, PepsiCo, Unilever, McCormick e Dude Wipes. Sono tutte coinvolte in azioni legali che le accusano di ingannare i consumatori con l'etichetta “made in Usa”. Stellantis interviene per non essere coinvolta. Estratto dal canale Telegram di Liturri

 

Un’ondata di cause legali accusa marchi noti di ingannare i consumatori con etichette “made in Usa”.

NUMERO RECORD DI CAUSE

Nel 2025, sono state presentate 13 azioni collettive, contro le 7 del 2024, il numero più alto dal 2011, secondo Truth in Advertising. Lo studio legale Kazerouni Law Group, con sede in California, guida il fenomeno, depositando 10 di queste cause, sfruttando l’enfasi di Trump sulla produzione americana.

I MARCHI COINVOLTI

Le accuse riguardano marchi come Goya Foods, Procter & Gamble, PepsiCo, Unilever, McCormick e Dude Wipes, per aver usato impropriamente l’etichetta “Made in USA” per attirare vendite o giustificare prezzi più alti.

Kazerouni ha reclutato querelanti tramite annunci e opera su base di contingency fee.

I PRECEDENTI E LA MOSSA DI STELLANTIS

Un caso del 2024 contro Olaplex si è concluso con un accordo da 1,35 milioni di dollari. Altre vittorie includono una sentenza da 2,36 milioni contro R.C. Bigelow per etichette fuorvianti. Tuttavia, alcune cause, come quella contro Handi-Foil, sono state respinte.

Aziende come Stellantis hanno modificato le campagne pubblicitarie per evitare rischi legali.

NORMATIVE INSUFFICIENTI

Gli esperti prevedono che tali cause continueranno finché le normative non saranno più rigide, poiché riflettono l’importanza attribuita alla produzione nazionale, ma sollevano dibattiti su termini come “assemblato” o “fabbricato”.

(The Wall Street Journal, Patrick Coffee, 5 giugno 2025, 15:05 CEST)

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