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Quale sarà il futuro della Nato per l’Italia e l’Europa

Chi c'era e che cosa si è detto alla giornata di studi "L'Italia, l'Europa e la sicurezza nel XXI secolo" organizzata dalla Fondazione Bettino Craxi.

Non è un caso che sia proprio la Fondazione Bettino Craxi a organizzare una giornata di studi, come è accaduto l’altro ieri nella sede della Stampa Estera a Roma, sul tema “L’Italia, l’Europa e la sicurezza nel XXI secolo”.

Al centro la questione chiave della difesa. Secondo un recente sondaggio di Cluster17 gli italiani sono i più contrari all’aumento della spesa per la difesa europea. Ma in un mondo in cui, con due grandi guerre in corso, la sicurezza è sempre più minacciata, gli ombrelli protettivi del passato si fanno più incerti, il punto decisivo è quello della difesa usata come deterrenza, ovvero scoraggiamento alle aggressioni, come fattore di riequilibrio. Quella deterrenza, ricorda il direttore generale della Fondazione Craxi, Nicola Carnovale, in apertura dei lavori, che fu lo scopo della scelta dell’ex premier e leader socialista favorevole agli euromissili a Comiso, come potente segnale contro i missili sovietici. Al punto che Craxi, per far capire da subito la nettezza della scelta, non esitò a far entrare “i camion ancora vuoti”. Scelta schierata a difesa dell’Occidente che contribuì, ricorda Carnovale, “allo sgretolamento dell’impero sovietico”.

Ma L’Italia, nonostante questo, resta, come ricorda Giovanni Orsina, a capo del comitato scientifico della Fondazione Craxi, anche un Paese attraversato ancora da “un pacifismo anti-occidentale”, un Paese dove, infatti, c’è stato il più forte partito comunista dell’Occidente. E, dunque, ora il tema difesa si fa sempre più urgente di fronte alle sfide dell’oggi, tenendo conto di tutta una serie di problemi che si pongono anche con il piano di riarmo della Ue che prevede la possibilità di far debito e quello che però significa in un Paese indebitato come il nostro.

Il tema con le sue complicate sfaccettature al convegno, moderato da Flavia Giacobbe, direttore della rivista “Formiche”, al quale interviene in chiusura il ministro della Difesa, Guido Crosetto, lo affronta Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri e Difesa del Senato. Il risveglio dell’Occidente “è stato molto brusco e ci dice che il tema della difesa europea è ineludibile”, osserva Craxi. Che prosegue: “Come Unione europea dobbiamo assumere obiettivi a medio e lungo termine, investire in nuove tecnologie e ricerca per mettere la difesa in sintonia con le sfide crescenti della geopolitica”. E il programma Safe dell’Ue è sufficiente? “Io credo di no”, risponde la presidente Esteri e Difesa del Senato. Perché, spiega “ci sono Paesi europei che non sono gravati dal debito pubblico che ha l’Italia”. I prestiti erogati dall’Ue, come quelli del programma Safe, “rischiano di penalizzare Paesi come l’Italia e creare disequilibri tra chi si potrà riarmare da solo e chi non lo potrà fare”, sottolinea la senatrice di FI. Per la quale, diventa “importantissimo, quindi, il tema del debito comune”.

Intanto, afferma Stefania Craxi, come Unione europea “dovremo lavorare molto su un meccanismo di interoperabilità tra gli eserciti” ovvero “eserciti che fanno capo alle singole nazioni e lavorano sulla messa a sistema delle loro industrie”, su modello della Nato. “Autonomia strategica – spiega – vuol dire maggiori responsabilità all’interno della Nato, senza fughe in avanti e retorica di alcun genere perché è totalmente nel nostro interesse continuare ad aderire all’Allenza” che è “soprattutto un’alleanza di valori”.

Siamo, come dice Crosetto, un Paese “dove la guerra ha lasciato il ripudio inconscio del suo orrore”. Ma siamo anche il Paese di Bettino Craxi, che fece della deterrenza un elemento chiave della sua politica rendendo l’Italia con gli euromissili centrale nella difesa dell’Occidente dall’offensiva sovietica.

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