Ora che l’esperienza a capo del dipartimento per l’Efficienza governativa (Doge) è terminata, dopo la rottura dei rapporti con Trump, Elon Musk ha ripreso a dedicarsi alla sua vita da imprenditore, che comprende, tra le altre cose, l’azienda di neurotecnologie Neuralink, impegnata nello sviluppo di chip cerebrali il cui obiettivo è migliorare la vita di persone con gravi patologie. La società ha recentemente raccolto 650 milioni di dollari ed è alla ricerca di nuovi pazienti.
Inoltre, Musk ha annunciato per questa settimana il lancio di XChat, una piattaforma legata a X che si presenta come un concorrente diretto di WhatsApp.
ROUND DA 650 MILIONI PER NEURALINK
Nel suo ultimo round di finanziamento, Neuralink ha ottenuto 650 milioni di dollari, in un momento in cui il suo dispositivo di impianto cerebrale è nella fase di sperimentazione clinica.
Tra i principali investitori, fa sapere l’azienda, ci sono ARK Invest, DFJ Growth, Founders Fund, G42, Human Capital, Lightspeed, QIA, Sequoia Capital, Thrive Capital, Valor Equity Partners e Vy Capital.
Il mese scorso, Semafor aveva riferito che l’azienda aveva raccolto altri 600 milioni di dollari in un accordo che la valutava 9 miliardi di dollari prima dell’arrivo dei nuovi fondi.
A CHE PUNTO SONO LE INTERFACCE CERVELLO-COMPUTER DI MUSK
L’azienda, che deve affrontare la concorrenza di altri validi competitor (anche cinesi), finora ha impiantato in cinque pazienti i suoi chip cerebrali, che consentono loro di controllare dispositivi digitali e fisici con il pensiero. Inoltre, ha avviato sperimentazioni cliniche presso strutture che si occupano di neurochirurgia in tre Paesi e due continenti, tra cui il Barrow Neurological Institute in Arizona, il Miami Project to Cure Paralysis dell’Università di Miami, l’University Health Network (Toronto Western Hospital) e la Cleveland Clinic di Abu Dhabi.
Tra gli ultimi annunci fatti da Musk c’è anche Blindsight, un prodotto il cui obiettivo è dare la vista a coloro che sono non vedenti dalla nascita.
Il mese scorso poi Neuralink ha ricevuto dalla Food and Drug Administration (Fda) la designazione di “dispositivo rivoluzionario” per il suo apparecchio destinato al recupero della capacità di parlare e l’anno scorso aveva ricevuto la stessa designazione per un dispositivo volto a ripristinare la vista.
Guardando al futuro, Musk dichiara di aver “investito fortemente” per ampliare il numero di neuroni e di aree cerebrali con cui il dispositivo può interfacciarsi, “con l’obiettivo di sbloccare nuove dimensioni del potenziale umano”. Inoltre, secondo quanto riportato da Reuters, Morgan Stanley sta cercando investitori per un pacchetto di debito da 5 miliardi di dollari per xAI, l’azienda di intelligenza artificiale di Musk che punta a una valutazione di 113 miliardi di dollari in una vendita di azioni da 300 milioni.
MUSK SFIDA ZUCKERBERG CON IL SUO WHATSAPP
I chip cerebrali comunque non sono l’unico interesse dell’imprenditore sudafricano, che infatti ha annunciato il lancio in questa settimana di XChat, la nuova funzione di messaggistica di X pensata come una versione più avanzata dell’attuale funzione di messaggi diretti sul social network. Si tratta di un sogno che Musk accarezza già da tempo poiché ha parlato più volte del suo obiettivo di creare un servizio di messaggistica simile a Signal.
I dettagli per ora sono top secret ma, stando a TechCrunch, tra le funzionalità che si vocifera saranno incluse ci sono: messaggi di gruppo, crittografia end-to-end, modalità a scomparsa, possibilità di contrassegnare i messaggi come non letti e condivisione di file. I messaggi sembrano inoltre protetti da un codice PIN a quattro cifre e, secondo Musk, gli utenti possono effettuare chiamate audio e video senza bisogno di un numero di telefono, su tutte le piattaforme.
I DUBBI DEGLI ESPERTI SULLA SICUREZZA DI XCHAT
Gli esperti, tuttavia, non nascondono dubbi riguardo all’affermazione di Musk circa il fatto che XChat si basa sul linguaggio di programmazione Rust e incorpora un sistema di crittografia “in stile Bitcoin”. Non è chiaro infatti cosa significhi perché, come spiega TechCrunch, Bitcoin in sé non è “crittografato”, utilizza crittografia a chiave pubblica e firme digitali per la sicurezza, ma non criptazione dei dati nel senso tradizionale.
Di conseguenza, alcuni si chiedono se Musk stia usando questa terminologia semplicemente a fini di marketing, se abbia frainteso il concetto di crittografia o se abbia semplicemente usato la parola sbagliata – ma soprattutto se voglia dire che non raggiunge gli standard di sicurezza necessari.