La Consob dà una mano a Unicredit e delude, di fatto, governo e Banco Bpm (che infatti strepita non poco). E’ questo l’esito, implicito, della decisione della Commissione che vigila sulle società quotate e la Borsa sull’Ops di Unicredit. Ecco tutti i dettagli.
CHE COSA HA DECISO LA CONSOB SULL’OPS DI UNICREDIT PER BANCO BPM
A un mese circa dalla scadenza dell’offerta (23 giugno), la Consob ha accolto la richiesta di sospensiva avanzata nei giorni scorsi da Piazza Gae Aulenti e ha così “congelato” l’Ops su Banco Bpm per 30 giorni. In sostanza, la Commissione presieduta da Paolo Savona ha riconosciuto la tesi di UniCredit, secondo cui a Ops già avviata sono emersi «fatti nuovi» tali da «non consentire» ai destinatari dell’offerta «di pervenire ad un fondato giudizio» su di essa. Quali sono questi fatti nuovi evocati dal gruppo bancario guidato da Andrea Orcel? UniCredit fa riferimento in particolare all’istanza di autotutela con cui nelle scorse settimane ha chiesto al Governo di riaprire il procedimento relativo al Golden Power. Una mossa fatta anzitutto per «poter motivare» le informazioni e i dati forniti, «che non risultano valutati in sede di elaborazione delle prescrizioni e che quindi non sono menzionati nel provvedimento», si legge nella nota della Consob, che cita le motivazioni addotte da UniCredit.
LA RICHIESTA DI UNICREDIT ALLA CONSOB SULL’OPS PER BANCO BPM
La richiesta era stata avanzata dall’istituto di credito capitanato da Orcel anche perché «siano chiariti i contenuti delle prescrizioni» del Governo, che rimangono «ambigue» secondo UniCredit, e affinché possa essere strutturato un «dispositivo compatibile» dal punto di vista dei tempi dell’Ops. In ultimo UniCredit fa istanza affinché «l’Amministrazione competente per il monitoraggio» possa verificare l’esistenza delle ragioni che «rendono impossibile l’adempimento delle prescrizioni». In ogni caso UniCredit sottolinea di «non aver accettato» il provvedimento dell’Esecutivo e si riserva «ogni opportuna forma di tutela dei propri diritti e interessi».
BANCO BPM STRILLA
Banco Bpm ritiene la sospensione, da parte di Consob, per un periodo di 30 giorni dell’Ops promossa da UniCredit sulla totalità delle azioni ordinarie della banca, un “provvedimento abnorme” e “in contrasto con la prassi dell’autorità medesima che non tiene in alcun conto degli interessi della Banca, del mercato e degli azionisti di Banco Bpm”. Conseguentemente, la banca rende noto che “adotterà ogni opportuna iniziativa presso le sedi competenti”.
ECCO GLI EFFETTI DELLA CONSOB SULL’OPS DI UNICREDIT
La decisione della Consob apre una finestra temporale in cui la banca guidata da Orcel conta di inserirsi per riavviare i dialoghi con il governo, dialoghi che al momento sembrano andare a rilento soprattutto per l’ostilità manifestata nei fatti da Palazzo Chigi, anche se una componente della maggioranza di governo, ossia Forza Italia, non ha condiviso merito e metodo del provvedimento dell’esecutivo con il decreto del 18 aprile. “Piazza Gae Aulenti sta provando a negoziare con l’Esecutivo le condizioni imposte dal decreto del 18 aprile. Paletti che però, almeno agli occhi di una parte dell’Esecutivo stesso, appaiono difficilmente modificabili”, ha sottolineato il Sole 24 ore.
LE TENSIONI TRA GOVERNO E UNICREDIT
Ma quali sono gli aspetti salienti del decreto della presidenza del Consiglio su cui si sono appuntate le critiche di Unicredit? I punti principali sono tre, ha ricordato il Sole 24 ore: il mantenimento per almeno cinque anni degli investimenti di Anima Holding in titoli di Stato italiani (oltre 90 miliardi), non ridurre il rapporto impieghi/depositi a tutela di famiglie e Pmi, e chiudere entro gennaio 2026 tutte le attività in Russia. È proprio quest’ultimo punto a rappresentare il maggiore ostacolo. “Sebbene UniCredit abbia già ridotto del 60% l’attività retail in Russia e quasi azzerato l’esposizione cross-border, completare l’uscita entro nove mesi significherebbe rischiare una dismissione forzata e potenzialmente in perdita. Da qui la richiesta, ancora informale, di una proroga tecnica di alcuni mesi, allineando i tempi con la pianificazione interna che prevede la chiusura entro la prima metà del 2026”, ha chiosato il quotidiano confindustriale.
IL CASO GOLDEN POWER
Ma gli spazi per una rinegoziazione dei paletti del decreto sono minimi, secondo le indiscrezioni che filtrano da Palazzo Chigi e che rimbalzano sui giornali: fonti governative vicine al dossier spiegano che il contenuto del Dpcm è confermato, chiudendo lo spazio a possibili riaperture sulle prescrizioni del golden power, ha scritto il Corriere della sera. A questo punto Unicredit potrebbe ulteriormente accelerare nei ricorsi legali, ossia procedere con un contenzioso con un ricorso Tar che inevitabilmente richiederà tempi molto lunghi. Così come appellarsi alle istituzioni europee. La guerra legale comunque è già partita visto che Banco Bpm ha già preannunciato che impugnerà il provvedimento della Consob, di cui chiederà la sospensiva, aprendo così un altro fronte con Unicredit.
GLI SCENARI SUL RISIKO
Resta da vedere, comunque, quali saranno le prossime puntate degli altri dossier che compongono il risiko bancario in corso. Il voto a sorpresa di Unicredit pro lista Caltagirone nell’ultima assemblea di Generali può essere anche il prodromo di un posizionamento definitivo del gruppo creditizio a sostegno delle operazioni in corso da parte di Caltagirone e Delfin (ben viste dal governo e sostenute dal Mef come nel caso dell’Ops di Mps su Mediobanca). “Gli scenari dipinti sul mercato si spingono anche a ipotizzare che Unicredit possa costruire un’operazione anche sulle stesse Generali di cui l’istituto di piazza Gae Aulenti ha il 6,5%”, ha scritto oggi il Corriere della sera. Basterà, nel caso, all’esecutivo per rimangiarsi il decreto sul golden power anti Unicredit?