La compagnia petrolifera britannica Shell ha riportato una diminuzione del 28 per cento dell’utile netto nel primo trimestre del 2025, a 5,5 miliardi di dollari. L’utile rettificato è ammontato a 5,5 miliardi, al di sotto dei 7,7 miliardi di un anno prima ma al di sopra delle previsioni di mercato.
La società, che quindi ha superato le aspettative degli analisti, ha anche mantenuto il ritmo del programma di riacquisto di azioni, nonostante i prezzi del petrolio più bassi e i margini di raffinazione ridotti rispetto all’anno scorso.
I prezzi del Brent, il riferimento petrolifero internazionale basato sul mare del Nord, si aggiravano su 75 dollari al barile nel trimestre gennaio-marzo 2025 (oggi sono più bassi): nello stesso periodo del 2024 erano sugli 87 dollari. Anche i margini di raffinazione attuali sono molto più bassi rispetto a un anno fa: 6,2 dollari al barile rispetto a 12 dollari.
LA STRATEGIA DI SHELL
Shell ha fatto sapere che nei prossimi tre mesi riacquisterà azioni per un valore di 3,5 miliardi di dollari: sarà il quattordicesimo trimestre consecutivo del programma di buyback.
La strategia di Shell è praticamente opposta a quella di Bp, un’altra compagnia petrolifera britannica, che invece ha ridotto il riacquisto di azioni quest’anno con l’obiettivo di irrobustire il bilancio. Il rapporto debito-patrimonio di Shell (gearing, in gergo) è del 18,7 per cento, inferiore a quello di Bp al 25,7 per cento.
Oltre a ribadire la spesa per gli investimenti annuali, sui 20-22 miliardi di dollari, la società ha dichiarato recentemente che avrebbe provveduto a restituire più liquidità agli azionisti sulla base delle buone previsioni di vendita di gas liquefatto. I risultati della divisione di gas trading di Bp, al contrario, hanno deluso le aspettative.