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Perché Orcel di Unicredit scuote l’Ue? Dibattito

Dossier Commerzbank e Ops su Banco Bpm, che cosa ha scritto Orcel di Unicredit sul Financial Times e il dibattito tra esperti sul ruolo dell’Unione bancaria 

Un test per l’Unione bancaria. Rappresentano questo l’investimento in Commerzbank e l’Ops in Banco Bpm da parte di Unicredit secondo il suo amministratore delegato, Andrea Orcel. Il banchiere non è il solo a pensarla così, anche se in giro si registra anche qualche voce contraria. Intanto il gruppo di Piazza Meda ha concluso – dopo mesi di stallo con alcune organizzazioni sindacali – la trattativa sugli esodi. E in Germania proseguono gli sbuffi soprattutto politici e i sindacali sulle mire di Unicredit per Commerzbank (qui l’ultimo approfondimento di Startmag).

ORCEL SU FT: EUROPA RAFFORZI IL SISTEMA BANCARIO

In un intervento sul Financial Times Orcel non ha dubbi: “Credo nella convergenza del nostro sistema bancario e, con essa, in banche più forti per l’Europa. Ecco perché UniCredit Group ha effettuato un investimento in Commerzbank e ha fatto un’offerta per acquistare Banco Bpm. Sebbene siano decisioni prese nell’interesse dei nostri stakeholder – ha aggiunto – pongono sul tavolo anche la questione di una più ampia convergenza dell’Ue e il futuro del mercato unico”.

Orcel si rivolge direttamente alle istituzioni: “Siamo seri riguardo all’integrazione, ma l’Europa deve dimostrare di esserlo altrettanto. L’Europa sta rischiando di rimanere indietro rispetto agli Stati Uniti” se non si lavora per integrare di più i sistemi bancari, ha detto ancora l’ad secondo cui “abbiamo ora la possibilità – e credo, il dovere – di rafforzare il settore bancario europeo e con esso le ambizioni del nostro blocco”.

L’ANALISI DELLA VOCE.INFO

Sulla stessa lunghezza d’onda la presa di posizione di Angelo Baglioni, ordinario di Economia politica all’università Cattolica di Milano. Baglioni ricorda l’ascesa di Unicredit nell’azionariato di Commerzbank (fino al 28 per cento), a riprova della “determinazione del management della banca italiana a proseguire nella sua strategia di creare un gruppo bancario europeo con una forte presenza cross-border”, e il tentativo di espandersi in Italia con l’Offerta pubblica di scambio su Banco Bpm. Operazioni entrambe “osteggiate dai top manager delle banche target” e con i governi “entrati nella contesa, intenzionati a usare tutti gli strumenti a loro disposizione per ostacolarle”. Secondo Baglioni, però, “l’ostilità del governo tedesco (peraltro in fase di smobilitazione) all’operazione Unicredit-Commerzbank appare fuori luogo, oltre che sul piano delle regole istituzionali, anche nel merito”.

Ed ecco il punto: “I governi europei (compreso quello tedesco) e le autorità sovranazionali (Commissione Ue, Bce) dicono da tempo che bisogna completare l’unione bancaria e dei capitali in Europa: rimuovendo le barriere tra un paese e l’altro, favorendo la creazione di banche presenti in più Stati membri e di dimensione tale da competere con le grandi banche internazionali (americane). La necessità è stata ribadita dai Rapporto Draghi e in quello Letta. L’operazione lanciata da Unicredit su Commerzbank va proprio in questa direzione, quindi va vista con favore. Anziché ostacolarla, il governo tedesco dovrebbe collaborare con gli altri governi europei per portare a termine il progetto di unione bancaria, dando il via libera all’introduzione della assicurazione europea dei depositi”.

Del resto, aggiunge l’economista, si registra – da parte italiana – il veto alla riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) il quale “impedisce che si realizzi un altro tassello della unione bancaria, cioè la possibilità che il Mes stesso possa essere una risorsa finanziaria per il Fondo europeo di gestione delle crisi bancarie”. Non v’è dubbi, secondo Baglioni: “Sia la posizione tedesca sulla assicurazione dei depositi sia quella italiana sul Mes rispondono a esigenze di propaganda politica e non hanno alcuna ragione di sostanza. Anziché interferire con le operazioni cross-border, i governi dovrebbero creare l’ambiente regolamentare e istituzionale che le favorisca, rimuovendo i veti incrociati sull’unione bancaria europea”.

LA POSIZIONE DEL FOGLIO

Una teoria sposata anche dal Foglio: “In Europa Giorgia Meloni dice di volere l’integrazione finanziaria, ma lo stallo dipende anche dal suo no al Mes: il veto italiano blocca il Backstop, che è un pezzo fondamentale dell’Unione bancaria. Un assist alla Germania, che vuole bloccare Unicredit”.

IL COMMENTO DELL’ANALISTA LITURRI

Per nulla d’accordo con Orcel Giuseppe Liturri, analista ed editorialista del quotidiano La Verità. “A quest’uomo – ha scritto Liturri su X – va riconosciuta l’indubbia abilità di saper mescolare le carte a proprio piacimento e per le proprie finalità. L’Unione Bancaria (nel senso stretto del termine, con i suoi tre pilastri) non c’entra nulla e ostacola poco o nulla i suoi propositi su Commerzbank”.

IL POST DELL’AVVOCATO PICOTTI

Anche l’avvocato Luca Picotti ha commentato su X la sortita di Orcel: “L’Unione bancaria ha a che fare con lo step delle garanzie comuni sui depositi più che con le concentrazioni transfrontaliere. Per le concentrazioni: bene, ma va detto che con l’attuale antitrust non si avrà mai realtà come quelle Usa”

GLI ACCORDI CON I SINDACATI IN BANCO BPM

Tornando a questioni nazionali, ieri sono stati siglati diversi accordi che riguardano i dipendenti di Banco Bpm, fra cui quello relativo agli esodi che vedeva contrapposti confederali e autonomi. A giugno scorso, infatti, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca si erano alzati dal tavolo sul Piano Industriale 2023-2026 perché in disaccordo con l’azienda sulle 800 assunzioni a fronte delle 1.600 uscite volontarie. Con l’intesa siglata ieri da Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, potranno accedere all’esodo volontario 1.100 dipendenti che maturino il requisito pensionistico entro il 31 dicembre 2028. Per favorire il “necessario ricambio generazionale” – sottolineano i sindacati – Banco Bpm effettuerà 550 assunzioni alle quali si sommano 113 assunzioni già fatte fino ad ottobre 2024, in parziale sostituzione di 500 pensionamenti incentivati e realizzati, su iniziativa della banca, senza accordo sindacale, oltre agli impegni aziendali per l’ingresso, entro il 31 dicembre 2025, di altre 250 risorse con contratto di apprendistato. Il totale dei novi ingressi sarà di 913.

Ci saranno inoltre 100 assunzioni a tempo determinato per sostituzione maternità e a copertura di carenze di organico: previste 200 ricollocazioni entro il 2026 di lavoratori dalle strutture di Direzione Centrale alla Rete. Sul fronte welfare, è stato concordato un premio aziendale, erogazione cash, per il 2024 pari a 1.600 euro lordi che salirà a 2.100 euro se si opta per l’erogazione sotto forma di servizi. Sono stati prorogati poi, per altri 24 mesi, il contratto integrativo aziendale, il protocollo sulle politiche commerciali, l’accordo quadro e i trattamenti indennitari riconosciuti alla ex Società di gestione dei servizi (Sgs).

(qui l’approfondimento di Startmag sull’accordo sindacale in casa di Banco Bpm)

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