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Ma quanto sbrocca la Germania per l’ascesa di Unicredit in Commerzbank?

Che cosa si dice e che cosa non si dice in Germania, tra politica e giornali, sull'incremento delle quote di Commerzbank detenute dalla banca italiana Unicredit.

Andrea Orcel alza la posta e la sfida di Unicredit a Commerzbank scuote la Germania. Il numero uno di Unicredit sembra quasi averci preso gusto nel suo gioco d’azzardo. Con una mossa che ha spiazzato i mercati e irritato Berlino, ha aumentato la partecipazione della banca italiana in Commerzbank al 28%, avvicinandosi sempre di più alla soglia che potrebbe innescare un’acquisizione clamorosa. Il tentativo non solo mette in discussione l’indipendenza del secondo istituto privato tedesco, ma sfida apertamente il governo tedesco (o quel che ne resta), maggiore azionista della banca, che ha di nuovo bollato l’approccio come “poco amichevole”.

La scena è pronta per una partita ad alta tensione tra un banchiere che si dice visionario e un apparato politico che prova a difendere le sue ultime roccaforti finanziarie. Gli analisti tedeschi, in genere meno irritati rispetto ai membri del governo, pensano che l’esito sarà un audace passo avanti verso la creazione di un mercato bancario europeo unificato, o un azzardo destinato a trasformarsi in un boomerang politico ed economico che potrebbe rendere ruvidi i delicati equilibri politici ed economici tra Italia e Germania.

COSA STA ACCADENDO

Riepiloghiamo per sommi capi gli ultimi avvenimenti così come li racconta il quotidiano economico-finanziario tedesco Handelsblatt. Mercoledì mattina, Unicredit ha annunciato di detenere direttamente il 9,5% delle azioni di Commerzbank, mentre il restante 18,5% è rappresentato da strumenti finanziari derivati. Tuttavia, per convertire queste azioni in partecipazioni con diritto di voto, è necessaria l’approvazione della Banca centrale europea. Secondo quanto riportato, la procedura di autorizzazione è già in corso, e Unicredit sarebbe pronta a lanciare un’offerta pubblica di acquisto qualora superasse la soglia del 30%.

La mossa di Orcel – prosegue il quotidiano – giunge in un contesto di tensione crescente con il governo tedesco, il maggiore azionista di Commerzbank, che non vede di buon occhio le ambizioni della banca italiana. Il vice portavoce del governo tedesco, Wolfgang Büchner, ha definito l’approccio di Unicredit “scoordinato e poco amichevole”, aggiungendo che il governo aveva ricevuto notizia del nuovo aumento di partecipazione solo poche ore prima dell’annuncio pubblico.

GERMANIA TRA RIFIUTO E PROTEZIONISMO

L’operazione di Orcel sembra aver incrinato ulteriormente i rapporti con la cancelleria tedesca e il ministero delle Finanze, oggi non più guidato dal liberale Christian Lindner, che non si era mostrato troppo ostile all’azione di Unicredit, ma da un fedelissimo di Olaf Scholz, il socialdemocratico Jörg Kukies. Il governo tedesco insiste sull’indipendenza di Commerzbank, sostenendo che le acquisizioni ostili non siano accettabili nel settore bancario. Inoltre, ha ribadito il suo supporto alla strategia attuale dell’istituto, sottolineando l’importanza di un sistema bancario solido e indipendente per l’economia tedesca.

Tuttavia, dietro le dichiarazioni ufficiali si celano preoccupazioni geopolitiche e strategiche. Come sottolineato da alcuni esperti, la Germania rischierebbe di trovarsi con una sola grande banca globale qualora Commerzbank venisse inglobata da Unicredit. Un’eventualità che potrebbe indebolire il ruolo tedesco in un mercato bancario sempre più competitivo e standardizzato a livello europeo.

HANDELSBLATT: LA STRATEGIA DI ORCEL AUDACE E CALCOLATA

Il piano del ceo di Unicredit si basa su una strategia audace che potremmo definire “a fette di salame” – commenta in un editoriale l’Handelsblatt – ogni passaggio “è calcolato per spingere gradualmente le autorità a riconoscere la legittimità di un’acquisizione” che, seppur ostile, “potrebbe avere senso dal punto di vista economico”. Secondo gli analisti la Bce “non avrebbe motivi oggettivi per negare l’approvazione”, aprendo così la strada a un’offerta pubblica di acquisto e a una futura integrazione.

Nonostante le resistenze, Orcel gioca su più fronti. Mentre i media tedeschi si concentrano sull’aumento di partecipazione in Commerzbank – ricorda il quotidiano di Düsseldorf – Unicredit ha presentato anche un’offerta per Banco BPM, il concorrente italiano, segnalando che il suo interesse per Commerzbank non è esclusivo. Secondo fonti finanziarie, questa mossa potrebbe essere stata una tattica per mettere pressione su BPM e bloccare un’eventuale fusione con Monte dei Paschi di Siena, spostando così l’attenzione lontano dall’obiettivo tedesco.

IL RISCHIO E LA POSTA IN GIOCO

Come riportato dal quotidiano Handelsblatt, la tattica di Orcel è ambiziosa, ma non priva di rischi. Da una parte, un’acquisizione di Commerzbank rafforzerebbe la posizione di Unicredit come attore chiave in Europa, consolidando un mercato bancario più integrato. Dall’altra, l’operazione potrebbe portare a tagli di personale e cambiamenti radicali nella struttura dell’istituto tedesco, generando resistenze da parte dei sindacati e dei dipendenti.

Inoltre, l’approvazione della BCE non risolve del tutto la questione politica: l’acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit richiederebbe negoziati con il nuovo governo tedesco, che emergerà dalle elezioni parlamentari di febbraio 2025. Friedrich Merz, il candidato della CDU/CSU e attualmente in testa nei sondaggi, si è già espresso contro l’operazione, complicando ulteriormente il quadro.

ABILITÀ STRATEGICHE ED EQUILIBRI POLITICI

La battaglia per Commerzbank non è solo una questione di finanza, ma un banco di prova per il futuro del sistema bancario europeo e per le relazioni tra Italia e Germania, conclude l’Handelsblatt. Andrea Orcel ha dimostrato di essere disposto a giocare il tutto per tutto, ma il successo dell’operazione dipenderà non solo dalle sue abilità strategiche, ma anche dall’equilibrio politico e regolamentare che riuscirà a mantenere nei prossimi mesi: “La vendita di Commerzbank non sarebbe una tragedia per la Germania come piazza economica, l’offerta di credito non sarebbe compromessa, anche se alcuni imprenditori sono preoccupati. L’operazione sarebbe positiva per gli azionisti e rappresenterebbe un passo avanti verso un mercato bancario europeo standardizzato. Sarebbe solo un rischio geopolitico”.

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