Un’idea originale su Elon Musk e l’Italia. Perché vendere Comau a Musk. Lungo thread su “Comausk”.
Il futuro di Comau mi è da tempo parso un tema di interesse nazionale. Ne discutevo già in una vecchia lezione del 2018 al Sistema di Informazione sulla Sicurezza della Repubblica, poi raccolta nel volume del DIS sul golden power.
Comau è un’azienda italiana importante, per storia e settore. La robotica e l’automazione industriale sono cose di cui parliamo relativamente poco, ma su cui abbiamo ancora capacità scientifiche e imprenditoriali significative. La robotica in generale ha un’importanza politica e strategica, come si è visto dall’impatto del caso Kuka-Midea nei rapporti Germania-Cina. Da tempo si parla in Europa anche di una “Airbus dei robot” che ovviamente non si è mai vista.
Quali sono i protagonisti e lo stato dell’arte della vicenda Comau? In primo luogo, dobbiamo parlare di John Elkann, visto che Comau è di Stellantis, che la vuole vendere da anni.
Premetto che scrivo da una ventina d’anni in testate dell’attuale gruppo GEDI, soprattutto Limes. Scrivo sempre quello che voglio, e quindi scrivo quello che voglio pure su Elkann. Non insulto nessuno e siamo in democrazia. E nessuno mi ha mai condizionato. Da quando ho compiuto 40 anni a novembre, ho deciso che dico, scrivo e faccio ancor più quello che mi pare. Che mi importa? Male che vada, vado in spiaggia in Sardegna e/o apro un ristorante.
Parlo anche apertamente del governo italiano perché attualmente non ho alcuna collaborazione col governo, pur avendo collaborato con le istituzioni in governi di ogni colore politico negli ultimi 12 anni. Dopo questa parentesi, veniamo ai contenuti.
Nella strategia sui media di Elkann, è chiaro che l’Economist è l’asset importante, perché ha un futuro per il marchio e per l’inglese, mentre le cose italiane se va bene – e non va bene – possono essere stazionarie. Ma i media pesano comunque poco per lui. Elkann vuole diversificare le sue attività attraverso fondi tecnologici con ottica globale. Oltre alla fuffa, ci sono ambizione e network. Forse diverrà azionista di OpenAI. Recluta italiani di successo come Diego Piacentini. Ma c’è l’elefante Stellantis nella stanza.
La sua vera questione di fondo è evidente: si tiene Ferrari, che grazie a Marchionne (e ora a Vigna, che Elkann ha scelto, gliene va dato atto) è il gioiello della corona, mentre l’attuale Stellantis diverrà sempre meno importante. Processo in parte inevitabile. Le cose vanno e andranno male. Stellantis e gli altri gruppi europei difficilmente torneranno competitivi. Gli investimenti sono stati carenti e sbagliati. I cinesi non possono essere arginati. Basta leggere Paolo Bricco.
Questa “barzelletta” delle auto solo elettriche al 2035 sarà rivista dopo le elezioni tedesche, credo. Comunque, i posti di lavoro non torneranno più come prima. Allora, cosa succede alla filiera? Beh, sarà dura in ogni caso.
La domanda sul futuro coinvolge anche Comau. Se Comau dipende troppo da Stellantis, il futuro è senz’altro grigio, anche se la robotica ha una sua importanza di mercato molto più generale. Questo ci porta a Musk. Quando Elkann parla con Musk nel 2021, la cosa davvero interessante è proprio un passaggio su Comau, in cui Musk ricorda la collaborazione per la scala manifatturiera, che per Tesla è molto importante. “Comau is great”, dice Musk a Elkann
Ora, Elkann adesso vende Comau, come è stato annunciato per anni. A livello geopolitico, non si poteva vendere ai cinesi: questo è scontato. Che gli Elkann non possano vendere alla Cina lo sappiamo già dal caso Iveco. Allora a chi vende? Ovviamente ai fondi USA: un’operazione con aderenza politica e prospettiva finanziaria. Alla partita manca un elemento industriale, così il futuro di Comau non è chiaro. Alla fine, andrà malaccio o male. Tipo Magneti Marelli.
La novità potrebbe essere inserire Musk nell’operazione, in modo da avere un grande partner industriale. Tesla potrebbe prendere una quota o acquisirla, come con l’operazione di Prüm in Germani cui avevo parlato anni fa su Limes (qui una vecchia mappa su Tesla).
Vanno visti bene i dettagli. Comunque, fidatevi di me, Musk ha un piano sul futuro della robotica, sulla “spatial intelligence” nell’AI, gli verrà in mente come usare Comau meglio di attori puramente finanziari. Questo intervento, inoltre, metterebbe insieme governo e privati, visto il rapporto di Meloni con Musk e l’autorizzazione governativa necessaria. Quindi Elkann e Meloni di fatto si accorderebbero su una partita nazionale nell’interesse italiano.
Certo, Musk con Starlink in Italia può dare anche connettività, inserirsi così nel ginepraio con gli operatori telefonici, però bisogna anche osare di più e fare qualcosa di più forte e con più impatto: appunto, la quota di Comau. Comausk.
Il destino dell’auto è una trasformazione molto difficile per un territorio che deve lavorare su vari ambiti connessi: spazio, elettronica, robotica. Proprio Comausk può dare maggiore forza al progetto di Torino sull’intelligenza artificiale industriale.
Domanda/obiezione ricorrente: ma invece di “svendere il patrimonio” non possono essere gli italiani a comprarsi Comau, e farne un asset italiano al 100%, visto che è strategica, di interesse nazionale eccetera? Si tratta di una domanda teorica. In pratica: siate seri, chi diavolo se la compra? Chi ha i soldi per una cosa simile? Pochi. Intesa? Brembo? IMA? CDP? La cassa dei geometri? Leonardo? E che se ne fanno, esattamente? E che diavolo ne sanno di queste cose?
Io vorrei che più imprenditori italiani fossero come Romano Minozzi: fai soldi con la ceramica e poi compri utilities e altro. Vorrei almeno 30 Minozzi. Magari 100. Solo che non possiamo obbligare gli imprenditori a fare come Minozzi. Di conseguenza, i discorsi nazionalistici, sovrani, strategici o come vogliamo chiamarli devono essere realistici. Quando non hai scala finanziaria e industriale, devi avere partner adeguati. E le cose che compri vanno inserite nei tuoi processi e nei tuoi piani.
Per queste ragioni e per questi vincoli, viste le alternative, Comau a Musk – Comausk – può essere una buona prospettiva, anche se è improbabile.