Sì ai pannelli solari sui terreni coltivati, ma solo se sollevati da terra, in modo da permettere l’attività agricola sotto. Gli impianti potranno anche essere realizzati in cave e vicino ad autostrade. Sono fatti salvi anche i progetti previsti dal Pnrr e quelli che hanno già presentato l’istanza per la realizzazione.
E’ questa la decisione presa dal Cdm sul punto più spinoso del Decreto di aiuti al settore agricolo che il ministro Francesco Lollobrigida ha portato ieri in Consiglio dei ministri.
“C’è stata grande serenità – ha detto Lollobrigida al termine della riunione – col collega dell’Ambiente Pichetto su un norma del 2021. Dopo quattro anni poniamo fine alla installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, ovviamente con grande pragmatismo. Abbiamo scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto, quindi nelle cave e nelle aree interne ad impianti industriali si potrà continuare a produrre queste agroenergie. Il tutto a salvaguardia dei piani Pnrr che non intendiamo mettere in discussione in alcun modo”.
L’obiettivo, ha poi aggiunto, è quello di non sottrarre all’agricoltura terreni di pregio. La bozza del provvedimento prevedeva di fatto un divieto per l’agrivoltaico, cioè il fotovoltaico sui terreni agricoli: “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”. (Ansa)
+++
ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SUL DECRETO AGRICOLTURA-ENERGIA:
Dopo un confronto serrato tra i tecnici che è andato avanti per tutto il fine settimana, arriva l’accordo, ancorché minimo, sul blocco alle nuove installazioni fotovoltaiche con moduli a terra inserito nel decreto sulle emergenze per l’agricoltura approvato ieri dal Consiglio dei ministri e firmato dal titolare dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Uno stop inizialmente non concordato con il collega dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e molto criticato dalle associazioni di settore (da Italia Solare a Elettricità Futura, fino a Utilitalia) che ne contestano le pesanti ricadute sullo sviluppo delle rinnovabili.
Alla fine, però, tra i due ministeri si trova un’intesa che il ministro Lollobrigida, nella conferenza stampa seguita al Cdm sintetizza così. «Con il provvedimento mettiamo fine all’installazione selvaggia di fotovoltaico a terra e interveniamo con pragmatismo salvaguardando alcune aree».
Il compromesso individuato stoppa l’installazione di pannelli a terra nei terreni produttivi consentendo, invece, lo sviluppo delle rinnovabili in aree come cave o miniere cessate, ma anche nei terreni nella disponibilità del gruppo Fs o dei gestori aeroportuali, come pure quelle interne agli impianti industriali o agli stabilimenti produttivi, comprese quelle aree entro un perimetro di 500 metri dai predetti ambienti o stabilimenti. Via libera, poi, a nuovi impianti green anche nelle aree adiacenti alla rete autostradale, entro i 300 metri e nei siti su cui già insistono impianti per rifacimento, modifica o revisione senza ulteriore occupazione di suolo.
Con la riformulazione, cui hanno lavorato i tecnici, vengono poi salvaguardati i procedimenti già autorizzati, ma «servirà una procedura per valutare cosa includere e cosa no» spiega al termine del Cdm Pichetto Fratin dopo aver chiarito che con il decreto vengono salvaguardati anche gli investimenti previsti nel Pnrr, in particolare quelli legati alle comunità energetiche rinnovabili (Cer). Lo stop, si legge infatti nel Dl, «non si applica nel caso in cui gli impianti con moduli a terra siano oggetto di configurazioni di autoconsumo e Cer». Nulla toglie, assicura poi l’esponente di Forza italia, «al fatto che il Pniec al 2030 rimanga lo stesso con un obiettivo di rinnovabili sul fronte solare di circa 38 gigawatt». Che, nei piani del Mase, dovrebbero arrivare dal fotovoltaico nelle aree agricole, con un’occupazione dello 0,35% della superficie agricola totale.
+++
ESTRATTO DAL COMUNICATO STAMPA DI PALAZZO CHIGI:
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni, del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida e del Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale.
Il provvedimento prevede interventi volti a sostenere il lavoro in agricoltura, contrastare le pratiche sleali, arrestare la diffusione della peste suina africana e la brucellosi, contenere la diffusione e la proliferazione delle specie alloctone come il granchio blu, razionalizzare la spesa, migliorare l’efficienza del Sistema informatico agricolo nazionale (SIAN) e rafforzare i controlli nei settori agroalimentare e faunistico-venatorio. Inoltre, contiene misure per contrastare la scarsità d’acqua e potenziare le infrastrutture idriche e per assicurare la continuità produttiva del complesso aziendale dell’ex ILVA.
Le norme introdotte prevedono, tra l’altro:
- la sospensione della parte capitale della rata dei mutui o dei finanziamenti a favore delle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura che abbiano subito una riduzione di fatturato;
- la rimodulazione della disciplina del credito d’imposta, riconosciuto per il 2024, a favore delle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli o in quello della pesca e dell’acquacoltura, che effettuano l’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nella zona economica speciale (ZES) unica;
- l’ampliamento dei soggetti destinatari di alcune agevolazioni contributive a favore dei datori di lavoro agricoli che operano nelle zone colpite dalle alluvioni del 2023;
- la definizione delle voci del trattamento economico spettante agli addetti al controllo e alla disciplina delle corse ippiche e delle manifestazioni del cavallo da sella;
- la facoltà, per le imprese agricole colpite dalla “moria del kiwi”, di accedere agli interventi del Fondo di solidarietà nazionale;
- modifiche alle norme sul contrasto alle pratiche commerciali sleali e l’autorizzazione alla spesa di 3 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, al fine di potenziare i sistemi informatici dell’ISMEA;
- l’introduzione del divieto di installazione di nuovi impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra e di aumento della estensione di quelli già esistenti, nelle zone classificate come agricole dai piani urbanistici, fatti salvi gli impianti finanziati nel quadro dell’attuazione del PNRR, quelli relativi a progetti di agrovoltaico e quelli da realizzare in cave, miniere, aree in concessione a Ferrovie dello Stato e ai concessionari aeroportuali, aree di rispetto della fascia autostradale, aree interne ad impianti industriali;
- misure di contrasto alla peste suina africana come il potenziamento dell’utilizzo delle Forze armate e l’attivazione delle organizzazioni di volontariato di protezione civile iscritte nei rispettivi elenchi territoriali e disponibili nell’attività di contrasto al fenomeno;
- misure di contrasto alla diffusione della brucellosi;
- la nomina di un Commissario straordinario per il contrasto del fenomeno della diffusione e prolificazione della specie granchio blu;
- maggiore continuità nell’esercizio delle funzioni di comando, alta direzione, coordinamento e controllo e nello svolgimento di compiti particolari e di elevata specializzazione in materia di tutela agroalimentare demandati all’Arma dei carabinieri;
- modifiche ai criteri per l’individuazione delle guardie venatorie volontarie;
- interventi finalizzati a garantire l’operatività del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
- l’istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Dipartimento per le politiche del mare, con funzioni di coordinamento e in sostituzione dell’attuale Struttura di missione;
- uno speciale procedimento di definizione degli interventi urgenti per far fronte alla crisi idrica;
- la proroga al 31 dicembre 2050 delle concessioni d’uso relative alle opere e alle infrastrutture trasferite a Acque del Sud S.p.a., la quale può subentrare nei provvedimenti concessori di derivazione a uso potabile e irriguo delle opere e delle infrastrutture del demanio statale o regionale, in concessione agli enti che insistono nel territorio in cui opera la società;
- una disciplina più favorevole per gli impianti di interesse strategico nazionale nell’ambito della normativa relativa al procedimento per la valutazione del “rapporto di sicurezza”;
- un finanziamento pari a 150 milioni di euro, aggiuntivi rispetto alle somme già autorizzate ai sensi del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, per assicurare la tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori e la continuità operativa degli stabilimenti industriali d’interesse strategico nazionale della ex ILVA S.p.a., già trasferiti all’amministrazione straordinaria della società Acciaierie d’Italia S.p.a.;
- la possibilità di prorogare il termine ultimo di durata del programma delle amministrazioni straordinarie affittuarie di compendi aziendali della ex ILVA S.p.a. fino al termine ultimo di attuazione del Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria e, comunque, sino alla cessione a terzi del compendio aziendale;
- una disciplina specifica per il caso in cui sia necessario individuare l’affittuario delle imprese operanti nel settore dei servizi pubblici essenziali o che gestiscono almeno uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale e alle imprese del gruppo e ricorra una situazione di somma urgenza. La nuova disposizione consente di derogare alle disposizioni ordinarie, stabilendo che il contratto di affitto è risolutivamente condizionato alla vendita.