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Giorgetti delude i profeti dell’apocalisse su Mes e non solo

Che cosa ha detto e che cosa ha fatto capire il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. La nota di Paola Sacchi

La telenovela “Giorgetti” dei media mainstream, praticamente una sorta di copia unica sull'”apocalisse delle opposizioni”, per usare le parole dello stesso ministro, sulla bocciatura del Mes, si chiude alla vigilia di Natale, prima dei due giorni di pausa senza giornali, con un classico ultradecennale: è andato nella sua casa di Cazzago Brabbia (Varese), non risponde al telefono. Seppur, a dire il vero, il titolare del Mef il telefono con i giornalisti lo abbia sempre usato praticamente come l’ombrello a Dubai, quindi figuriamoci ora.

Mentre le reazioni delle opposizioni e dei media vicini dipingevano sfracelli, un ministro solo, isolato, umiliato, come l’Italia, bollavano il suo collega di partito, l’economista, senatore Claudio Borghi alla stregua di “un pasdaran da ritorno alla lira”, mettevano l’astensione di FI (comunque contraria a una riforma del Mes, “senza controlli Ue”, Antonio Tajani) praticamente sullo stesso piano del vero e proprio crollo del campo largo a sinistra, con Giuseppe Conte che ha votato contro il Mes, Giorgetti rilasciava il 24 dicembre una lunga e molto densa intervista al Giornale in cui è passato al contro-attacco con le opposizioni. Le ha accusate di aver sperato nel crollo della Manovra, del Patto di Stabilità, e quindi di aver usato il Mes, “gli restava quello”. Una certezza, del resto già preannunciata: “Non mi dimetto”. Una sola, ma molto apparente, concessione più di forma che di sostanza alle parole del commissario Ue Paolo Gentiloni, e cioè il fatto che quando “un membro Ue prende un impegno di ratifica può apparire improprio” non farlo”.

Al Corriere della sera Gentiloni aveva detto: “Il parlamento è sovrano, ma è consuetudine che gli accordi sui trattati internazionali contratti dai governi vengano rispettati” . Giuseppe Liturri, ricordando quell’ok alla ratifica della riforma del Mes dato dal governo Conte/2 all’ultimo, su Startmag gli ha replicato con ” due considerazioni” : “La prima è che, secondo Gentiloni, il diritto internazionale sia basato su consuetudini e non su norme. Insomma, qualcosa di simile al mercato ortofrutticolo. Allora a Gentiloni vorremmo ricordare che i Trattati internazionali seguono una procedura complessa, in cui i governi negoziano ed i Parlamenti approvano”. E, comunque, Giorgetti aggiunge, ribadendo: “Ma a quel punto la questione non era più economica bensì politica”. Il ministro attacca le opposizioni: “Stavano preparando da mesi l’apocalisse. Prima pensavano che crollasse tutto con la Manovra. Ma le agenzie di rating hanno spiegato che difficilmente avremmo potuto fare meglio quanto a prudenza, responsabilità e stabilità dei conti pubblici. Poi, anche il Patto di Stabilità è andato per il verso giusto, qualche brusio ma niente di più. Non restava che il Mes…”.

Niente dimissioni, come aveva già preannunciato: “Fino a quando la maggioranza sosterrà la mia impostazione su progetti seri, credibili e sostenibili non vedo perché lasciare”. Giorgetti rivendica la linea di “mantenere un profilo di finanza pubblica sistenibile”. Andando al Mes, ora “salva-banche”, “nato in un’altra fase storica”, alle opposizioni ricorda che “anche il governo Draghi si era rifiutato di presentarlo in parlamento, rinviandone l’esame”. E osserva: “Perlomeno noi al voto ci siamo arrivati. Un punto alla fine è stato messo”.

Il titolare del Mef respinge con nettezza al mittente le grida da apocalisse delle opposizioni: “Non credo che l’Europa senza il Mes in versione salva-banche corra seriamente rischi di stabilità”. Poi, si toglie un sassolino con altri Paesi Ue. A Osvaldo De Paolini che gli chiede perché la Germania, che martella più di tutti sul Mes salva-banche, in quanto ha note difficoltà, sia però contraria all’Unione bancaria, Giorgetti replica: “Sul tavolo non c’è solo l’Unione bancaria. Servirebbe una normativa seria che però fatica a trovare paladini nell’Eurogruppo piuttosto che nell’Ecofin. Manca lo spirito costituente che servirebbe. Altro che Mes. Qui non tutti servono gli interessi dell’Unione. C’è chi preferisce fare i fatti propri a spese di tutti”.

Quanto alla Lega, di cui è anche vicesegretario: “Nessuna sorpresa. È stata sempre contraria al Mes”. Domani Giorgetti sarà alla commissione Bilancio della Camera ma parlerà della Manovra. Le opposizioni lo attendono per riscatenare l’apocalisse. Ma sembra già punto e Mes.

Lo stesso messaggio natalizio del premier Giorgia Meloni a un’Italia che invita all’ “orgoglio” suona come un evidente ulteriore approvazione della bocciatura del Mes, in attesa di nuovi equilibri in Europa con le elezioni di giugno. La maggioranza fa quadrato. Ma, intanto, il campo largo è crollato. Lo stesso Tajani a Matteo Renzi, in vena di esegesi del berlusconismo, indirettamente ricorda che Berlusconi voleva modifiche del Mes è cioè che rispondesse agli organismi Ue, a cominciare dal Parlamento Europeo, come è per la Bce. Cosa che, dopo essersi scusato per le parole prese da un fuori onda, il capogruppo azzurro in Senato, Maurizio Gasparri, fa presente a Renzi, respingendo “le sue lezioncine di berlusconismo”, tanto più dopo quel “game over”, gli ricorda, sulla decadenza al Senato del Cav.

Mentre Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle, con il Corriere della sera, attacca Meloni descrivendola “all’angolo” , ma conclude ricordando alla segretaria del Pd Elly Schlein: “Abbiamo tempo per costruire un’alternativa di governo”. Contraddizione evidente tra titolo e conclusione, ovvero: il governo va avanti.

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