Renault-Nissan-Mitsubishi provano a dimostrare di essere tornate compatte, almeno sul fronte della transizione ecologica, dopo tutte le vicissitudini per arrivare a fare un tagliando all’alleanza (già messa a dura prova dalle vicende, di tutt’altro tipo, di Carlos Ghosn) e dopo la delusione dei francesi, che hanno dapprima dovuto ridimensionarsi rispetto agli alleati nipponici e poi incassare meno soldi per i piani elettrici in un periodo in cui tutte le Case sono alla ricerca di liquidi per finanziare i reparti di R&D impegnati nella transizione ecologica.
I PIANI ELETTRICI DI RENAULT-NISSAN-MITSUBISHI
Per la precisione, Nissan ha ribadito l’intenzione di mettere sul piatto solo 600 milioni di euro in Ampere, la nuova divisione – gemella di Horse attiva sugli endotermici – per le auto a batteria, che svilupperà un futuro “veicolo elettrico compatto” della Casa di Yokohama per l’Europa. Mitsubishi, invece, non investirà un euro in più oltre i 200 milioni precedentemente annunciati, commissionando lo sviluppo e la produzione della sua prima Suv elettrica di segmento C.
PIATTAFORME, SOFTWARE E MOTORI TRADIZIONALI
Quanto all’uso congiunto delle medesime piattaforme, Nissan sfrutterà il pianale CMF-EV per la nuova Leaf e per l’erede elettrica della Juke mentre Mitusbishi intende avvalersi della CMF-CD per l’Outlander e per un altro modello ancora da presentare in via ufficiale.
TUTTI IN GROPPA A “HORSE”
Come rivelato in precedenza, Nissan intende avvalersi anche delle tecnologie informatiche e del software sviluppato dalla unità Ampere, i cui ingegneri si occuperanno pure del cervello delle auto smart del futuro, con piattaforme proprietarie, mentre Horse, società partecipata anche dalla cinese Geely e attenzionata dalla saudita Aramco, fornirà motori endotermici a entrambe le Case giapponesi per i veicoli destinati a mercati differenti dalla Ue.
L’IMPEGNO NELLA CIRCULAR ECONOMY
Sul fronte del riciclo dei componenti, Nissan dovrebbe acquisire una partecipazione in “The Future is Neutral”, la società del gruppo Renault che nei piani dell’Ad Luca De Meo dovrebbe generare 2,3 miliardi di fatturato nel 2030 e un margine operativo del 10% occupandosi di economia circolare, ovvero auto ricondizionate e materie critiche estratte da modelli esausti. Della partita fanno già parte Gaia, Indra e Boone Comenor oltreché Refactory.
Ma la collaborazione tra Renault-Nissan-Mitsubishi sembra estendersi pure sul fronte tecnologico alle batterie allo stato solido ASSB in sviluppo dalla Casa di Yokohama, le infrastrutture di ricarica e il riuso degli accumulatori e Mobilize.