Le banche centrali della Cina e dell’Arabia hanno annunciato lunedì la firma di un accordo di currency swap (cioè di scambio periodico di pagamenti nelle rispettive valute) dal valore di 50 miliardi di yuan o 26 miliardi di riyal, l’equivalente di 6,9 miliardi di dollari.
L’APPROFONDIMENTO DEI RAPPORTI TRA CINA E ARABIA SAUDITA
L’accordo, oltre a indicare un tentativo di distacco dal dollaro statunitense per il commercio, simboleggia anche l’approfondimento della relazione tra Pechino e Riad al di là dell’interscambio energetico: l’Arabia Saudita è la prima esportatrice di petrolio al mondo, e la Cina la maggiore consumatrice. Negli ultimi anni la collaborazione bilaterale si è allargata ad altri settori, come la sicurezza, la tecnologia e, appunto, la finanza.
L’avvicinamento è stato anche politico. È stata la Cina, ad esempio, a fare da mediatrice per la pacificazione diplomatica tra l’Arabia Saudita e l’Iran, due nazionali storicamente rivali. Sempre la Cina ha invitato l’Arabia Saudita a entrare nei BRICS, il gruppo formato anche da Brasile, Russia, India e Sudafrica.
COSA SAPPIAMO DELL’ACCORDO DI CURRENCY SWAP
L’accordo di currency swap rimarrà in vigore per tre anni e potrà eventualmente essere prorogato. Stando alla banca centrale cinese, questo patto “aiuterà a rafforzare la cooperazione finanziaria, a espandere l’utilizzo delle valute nazionali e a promuovere il commercio e gli investimenti” bilaterali.
IL COMMERCIO PETROLIFERO E IL RUOLO DEL DOLLARO
Il commercio tra Pechino e Riad è principalmente petrolifero. Nel 2022 la Cina ha importato greggio saudita per un valore di 65 miliardi di dollari, assorbendo oltre l’80 per cento delle esportazioni totali del regno. Ma la Cina si sta rifornendo principalmente dalla Russia, che anche lo scorso ottobre è rimasta la prima fornitrice della Repubblica popolare nonostante l’aumento dei prezzi del suo greggio; di contro, a ottobre le importazioni petrolifere cinesi dall’Arabia Saudita sono calate del 2,5 per cento su base mensile.
Circa un anno fa il presidente cinese Xi Jinping, rivolgendosi ai leader dei paesi della penisola araba, aveva detto che avrebbe acquistato il loro petrolio e gas in yuan, ma ad oggi – stando ai trader sentiti da Reuters – non ha ancora utilizzato la sua valuta per il pagamento del greggio saudita. Le stesse autorità saudite hanno a lungo sminuito la possibilità di basare il commercio petrolifero con la Cina o con altri paesi in valute diverse dal dollaro.
LA VISITA DI XI A RIAD
In occasione della visita di Xi a Riad, un anno fa, Cina e Arabia Saudita hanno firmato una serie di accordi di principio dal valore di 50 miliardi.
Saudi Aramco, la compagnia petrolifera statale saudita, ha investito cifre miliardarie nel settore petrolchimico della Cina, e il governo di Riad sta cercando di attrarre gli investimenti delle società tecnologiche cinesi.
L’ARGENTINA ATTIVA IL CURRENCY SWAP CON LA CINA
La Cina è probabilmente il paese con il maggior numero di accordi di currency swap in vigore nel mondo – con una quarantina di paesi, si stima -, dei quali però tende a non rivelare i dettagli. Pechino sembra utilizzare questi accordi come delle linee di credito su base costante.
A tal proposito, a ottobre l’Argentina ha attivato una linea di currency swap con la Cina per la seconda volta in tre anni, dall’importo di 6,5 miliardi di dollari. Buenos Aires ha bisogno di aumentare le proprie riserve di valuta estera vista la situazione di crisi finanziaria in cui si trova, tra un tasso di inflazione sopra il 130 per cento e le riserve di dollari della banca centrale su livelli negativi.