Ericsson, società svedese di servizi di telecomunicazione, ha riportato una perdita di 2,8 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2023. Le entrate sono ammontate a 5,9 miliardi, molto meno di quanto previsto – 6,23 miliardi – dagli analisti.
UN 2024 DIFFICILE
Il calo delle entrate è riconducibile principalmente alla diminuzione della domanda di apparecchiature per il 5G nel mercato nordamericano. L’azienda ha fatto sapere che i risultati del quarto trimestre del 2023 saranno in linea con quelli del periodo precedente, e che il contesto di incertezza che grava sulle attività per le reti mobili proseguirà probabilmente nel 2024. “I tempi di ripresa del mercato sono incerti”, ha dichiarato il direttore finanziario Carl Mellander a Reuters.
IL CONTESTO
Negli ultimi mesi i produttori di componentistica, come anche la finlandese Nokia, sono stati danneggiati dal rallentamento della spesa delle compagnie telefoniche: i minori investimenti di queste ultime si ripercuotono negativamente sulle vendite di apparecchiature di telecomunicazione, e dunque sui conti delle aziende fornitrici.
A livello più generale, l’inflazione, gli alti tassi di interesse e i timori di recessione stanno spingendo le aziende a rimandare le spese per l’aggiornamento alla connettività 5G e per la digitalizzazione dei loro processi.
ERICSSON TAGLIERÀ ANCORA DI PIÙ?
Mellander ha spiegato che Ericsson ha alzato l’obiettivo di risparmio sui costi da 11 miliardi di corone svedesi (1 miliardo di dollari circa) a 12 miliardi di corone: il target prevede il licenziamento di 8500 dipendenti. “Abbiamo dimostrato che la riduzione dei costi è una cosa che sappiamo fare bene”, ha detto. “Se il mercato e la nostra performance finanziaria lo richiedono, possiamo fare di più”.
IL NORDAMERICA CROLLA, L’INDIA ESPLODE
Il mercato nordamericano è quello che sta facendo soffrire maggiormente Ericsson: la regione valeva quasi la metà delle vendite dell’azienda, mentre adesso non arriva al 25 per cento. In India, invece, le vendite sono cresciute – quadruplicate – fino a 10 miliardi di corone, anche se l’anno prossimo il mercato dovrebbe rallentare. Nell’area mediorientale, infine, c’è stato un ritorno alla crescita.