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TOYOTA GUASTO

Cos’ha paralizzato gli stabilimenti Toyota

Toyota dà la sua versione sul guasto che ha bloccato tutte le linee nipponiche mentre torna in attività anche lo stabilimento in Repubblica Ceca fermo per incendio. Ma quanto sono costate le interruzioni? Parecchio, perché il colosso nipponico intende tornare a correre per restare il primo al mondo

Può capitare che persino i giapponesi, così solerti e precisi, sbaglino. E può capitare che perfino loro, che tutti noi associamo alla tecnologia miniaturizzata, facciano un po’ di casino coi computer. Perché alla fine sembra che ci sia un malfunzionamento al server dopo una manutenzione alla base del guasto che ha fermato la produttività del colosso nipponico Toyota in tutto il Sol Levante. E forse (forse) a leggere tra le righe del comunicato stampa si ravviserebbe pure un errore umano, visto che la compagnia fa sapere che “il sistema è stato ripristinato dopo che i dati sono stati trasferiti su un server con maggiore capacità”: insomma, se chi di dovere si fosse accorto che le macchine erano ormai allo stremo, magari un danno simile si sarebbe potuto evitare. Ma andiamo con ordine.

TOYOTA FERMA IN TUTTO IL GIAPPONE

Tutto è accaduto esattamente una settimana fa, quando per una intera giornata Toyota ha visto chiudersi una dopo l’altra 25 linee in 12 stabilimenti (su 14) mentre qualche ora dopo tutti gli impianti giapponesi sono stati messi precauzionalmente offline per il riavvio dei server.

COME MAI SI È IPOTIZZATO L’ATTACCO HACKER

Molti osservatori avevano subito ipotizzato potesse trattarsi di un attacco hacker in quanto il Gruppo nipponico nel febbraio del 2022 era stato vittima di un fatto analogo che aveva bloccato la produzione di tutte le 28 linee dei 14 impianti per una intera giornata.

Il fatto aveva suscitato particolare clamore sia perché aveva rivelato la fragilità delle barriere d’accesso di un Gruppo così grande, sia perché pareva correlato all’opera di hacker filo-russi essendo avvenuto a ridosso della decisione del governo nipponico di intraprendere la via delle sanzioni commerciali nei confronti di Mosca per l’intervento armato in Ucraina voluto da Vladimir Putin.

LA SPIEGAZIONE DI TOYOTA

Esattamente una settimana dopo arriva la versione ufficiale. L’incidente come si anticipava è stato causato dai server: quelli utilizzati per elaborare gli ordini dei pezzi di ricambio non erano disponibili dopo i lavori di manutenzione. A causa della memoria insufficiente, durante la manutenzione si è verificato un errore che ha portato all’arresto del sistema.

Il sistema è stato così ripristinato solo dopo che i dati sono stati trasferiti su un server con maggiore capacità, ha fatto sapere Toyota che nel frattempo aveva dovuto chiudere tutte e 14 le strutture per effettuare il ravvio del sistema.

L’INTOPPO IN EUROPA

Nel medesimo periodo Toyota aveva interrotto la produzione in Europa della sua fabbrica in Repubblica Ceca, dove la casa produce attualmente la nuova Aygo X e la Yaris. Qui il fermo è durato ben una settimana, fino al 27 agosto scorso, a causa del protrarsi della carenza di componenti dovuta all’incendio in uno stabilimento produttivo di un partner locale.

QUANTO COSTANO QUESTI STOP?

Secondo Reuters, nel 2023 sono stati 13.500 i veicoli sfornati ogni giorno dalle linee nipponiche nella prima metà dell’anno. Possiamo dunque ipotizzare che il fermo di 24 ore sia costato alla produzione di Toyota la mancata produzione di oltre tredicimila veicoli.

Dovrebbe essere di circa 7mila vetture il ritardo nella produzione nel Vecchio continente: lo stabilimento in Repubblica Ceca bloccato impiega 159 dipendenti e produce infatti circa mille vetture al dì. Quindi, facendo due calcoli della serva, ci sono 20mila unità o poco più in arretrato da sfornare.

DOPO IL GUASTO TOYOTA DEVE CORRERE

Un ritardo che dovrà essere in qualche modo recuperato se Toyota intende raggiungere l’asticella dei 10,2 milioni di veicoli prodotti in tutto il mondo come ha promesso agli azionisti. Se così fosse, sarebbe non solo il risultato più alto post pandemia, ma anche un record assoluto, considerato che l’ultimo primato, risalente al 2019, era stato di 9,05 milioni di unità.

L’anno scorso all’azienda mancavano circa 30.000 auto per raggiungere la medesima soglia, col record mancato all’ultimo a causa del fermo per Covid degli stabilimenti cinesi che aveva impattato sulla produzione di 50mila vetture.

Quest’anno il colosso giapponese intende fare di più e meglio e ha comunque già oltrepassato la boa: nei primi sette mesi del 2023, Toyota Motor ha prodotto 5,7 milioni di veicoli, con un + 12 per cento rispetto all’anno precedente. Da agosto a dicembre, l’azienda prevede di assemblare una media di 900.000 automobili al mese. Ma poi appunto il guasto in Giappone e l’incendio in Repubblica Ceca hanno posto alcuni ostacoli sul rettifilo finale percorso da Toyota. Ora bisognerà correre senza più fermarsi.

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