Per mettere un punto alle 300.000 cause legali per tappi auricolari da combattimento difettosi, il colosso chimico statunitense 3M sborserà una cifra record, ma inferiore a quella attesa.
La notizia dei termini del possibile accordo hanno spinto il titolo di 3M ad un forte rialzo in borsa nella giornata di ieri. Dopo le indiscrezioni nel fine settimana sulla possibilità di un accordo, il titolo del gigante chimico e manifatturiero ha guadagnato il 4% ed è risultato tra i migliori sullo S&P 500.
L’accordo potrebbe portare all’archiviazione di un’altra delle cause giudiziarie intentate ai danni del colosso statunitense: secondo anticipazioni del Wall Street Journal, i sei miliardi di dollari saranno pagati nel corso di diversi anni, e costituirebbero un esborso significativamente inferiore alla cifra compresa tra 10 e 15 miliardi di dollari prevista da diversi analisti.
I tappi forniti all’esercito statunitense erano prodotti da Aearo Technologies, acquisita nel 2008 dal colosso del Minnesota e dal luglio 2022 in procedura fallimentare.
Solo lo scorso giugno sempre 3M aveva raggiunto un altro maxi accordo da 10,3 miliardi di dollari per le accuse di aver contaminato l’acqua potabile con i cosiddetti prodotti “chimici per sempre” (Pfas) utilizzati nei suoi prodotti.
Tutti i dettagli.
IL PIANO DI PATTEGGIAMENTO APPROVATO DAL BOARD DI 3M
Il consiglio di amministrazione della multinazionale – che produce Post-It, nastro adesivo e maschere n95, tra gli altri prodotti industriali – ha approvato un piano per un patteggiamento da sei miliardi di dollari teso ad archiviare il contenzioso secondo cui auricolari prodotti dal conglomerato statunitense avrebbero causato danni all’udito dei veterani.
L’accordo arriva dopo un tentativo fallito da parte di 3M all’inizio di quest’anno di spostare le cause legali, che erano diventate la più grande controversia di massa nella storia degli Stati Uniti, in un tribunale fallimentare nella speranza di limitare la propria responsabilità, sottolinea Reuters.
AL CENTRO DELLE CONTROVERSIE GLI AURICOLARI DI AEARO TECNOLOGIES
La causa riguarda gli inserti auricolari forniti alle forze armate statunitensi da Aearo Tecnologies – una azienda che 3M ha acquisito nel 2008 – che non avrebbero fornito la protezione acustica pubblicizzata dal produttore, causando danni all’udito dei militari.
Le forze armate statunitensi hanno utilizzato gli auricolari in addestramento e combattimento dal 2003 al 2015, anche in Afghanistan e Iraq.
LE ACCUSE
I querelanti nelle cause legali sostengono che la società ha nascosto difetti di progettazione, falsificato i risultati dei test e non ha fornito istruzioni per l’uso corretto dei tappi per le orecchie, provocando danni all’udito.
LA POSIZIONE DI 3M
Da parte sua 3M sostiene che gli auricolari funzionino correttamente se impiegati con il “necessario addestramento”.
CIFRA PIÙ BASSA DELLE ATTESE
L’accordo evita una responsabilità potenzialmente molto più grande. La cifra dell’intesa è decisamente più bassa di quella ipotizzata da alcuni analisti, che si attendevano un costo per 3M tra i 10 e i 15 miliardi di dollari per risolvere le accuse secondo cui i tappi per le orecchie non proteggevano adeguatamente l’udito dei membri del servizio.
Gli analisti di Barclays avevano stimato che la potenziale responsabilità della società fosse di circa 8 miliardi di dollari. Bloomberg Intelligence ha calcolato che potrebbe arrivare a 9,5 miliardi di dollari
“Sembra che 3M abbia negoziato un buon affare, dato che questo contenzioso ha pesato su di loro per gran parte di un decennio”, ha commentato a Bloomberg Carl Tobias, professore di diritto dell’Università di Richmond che insegna casi di responsabilità del prodotto.
DOPO L’ACCORDO RAGGIUNTO A GIUGNO SUI PRODOTTI PFAS
Infine, l’accordo di ieri arriva appena due mesi dopo che 3M ha annunciato un accordo provvisorio da 10,3 miliardi di dollari per risolvere le accuse di aver contaminato l’acqua potabile con i cosiddetti prodotti “chimici per sempre” (Pfas),
Tale accordo non è definitivo: 22 stati e territori degli Stati Uniti stanno cercando di bloccarlo, affermando che non ritiene adeguatamente responsabile la multinazionale americana.