Prove di dialogo all’assemblea annuale dell’Anfia, l’Associazione che rappresenta la filiera nazionale dell’auto, tra il governo, rappresentato dal ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso e Stellantis, il colosso dell’auto nato dalla fusione tra Fca e Psa ormai a detta di un numero crescente di osservatori (inclusa una scalpitante Confindustria) sempre più francocentrico.
Da questo punto di vista l’esecutivo non intende assistere passivamente alla de-industrializzazione dei siti nazionali (del resto il nuovo titolo del MiSe impone proprio a quel dicastero la difesa di quanto viene prodotto in Italia): «Entro la pausa estiva – fa sapere Urso – il governo punta a siglare con Stellantis un accordo che contenga impegni su tre punti: tutela occupazionale, incremento dei volumi produttivi e mantenimento in Italia dei centri di ricerca».
CHE HA IN CANTIERE IL GOVERNO PER STELLANTIS
Si parte con un confronto tra Roma e i presidenti delle sei regioni che ospitano gli stabilimenti del gruppo per accogliere anzitutto le istanze territoriali. L’impegno è “creare insieme a regioni e sindacati un sistema Italia dell’automotive che possa dispiegare al meglio i nuovi indirizzi politici, sia dal lato della domanda, sia dal lato dell’offerta”.
Del resto, viene ribadito dal titolare del fu Sviluppo Economico che è in atto una “progressiva contrazione dei volumi produttivi” e questa “costituisce una seria minaccia alla tenuta dell’economia. Abbiamo davanti a noi un declino – accelerato negli ultimi dieci anni – che dobbiamo contrastare per invertire la rotta”, ha scandito Urso.
Il governo è pronto a mettere in campo nuovi incentivi per evitare, come accade oggi, che le agevolazioni riguardino l’80% veicoli prodotti all’estero ma anche accordi con il gruppo Stellantis per garantire la “salvaguardia di investimenti, occupazione, ricerca e ingegneria”.
LA REVISIONE DEGLI INCENTIVI
All’assemblea ha partecipato anche il sottosegretario Massimo Bitonci, che come anticipato da Start ha confermato che è in atto una “revisione complessiva del sistema” di agevolazioni. Il politico ha aperto alla possibilità di una rimodulazione che intervenga, come in passato, sull’usato e consenta di svecchiare il parco circolante grazie all’”endotermico di ultima generazione”.
#Vavassori: dobbiamo essere credibili e fattuabili nei confronti della politica 🇪🇺
La sopravvivenza dell’industria #automotive è una sfida corale, che possiamo vincere solo a livello europeo.
C’è ancora tanto da fare!#AssembleaANFIA #RationalNewMobility #ANFIASocial pic.twitter.com/ZhmAO8AoE8
— ANFIA (@ANFIA_it) June 20, 2023
L’ANFIA SPARA SULL’UE
Ma ieri è stato soprattutto il giorno di Roberto Vavassori, responsabile delle relazioni istituzionali della Brembo, da poche ore nuovo presidente dell’Anfia. Nel suo discorso introduttivo ha preso di mira la legislazione comunitaria, colpevole a suo dire di “non produrre norme competitive” e non consente alle imprese di “giocare ad armi pari con l’America e la Cina. Lo dico da cittadino europeo, che fatica a comprendere l’attuale bulimia regolatoria della quale la Commissione e l’Europarlamento sono preda: cara Europa fermati un momento, time-out, fai respirare le aziende e torna ad ascoltare imprese e cittadini”.
Quindi il neo numero 1 dell’Associazione ha concluso: “Oggi stiamo soffocando in una valanga di nuove prescrizioni che non aiutano a renderci più competitivi e più sostenibili in senso ampio, ma anzi il contrario”. Vavassori prende il posto di Paolo Scudieri che, nel suo discorso di commiato, ha avvertito: “Il nostro futuro come filiera e come sistema Paese merita e necessita di forze e attenzioni straordinarie”.