In Europa “cresce il digitale ma le filiali restano di moda”, si legge nel rapporto “Retail Banking Radar 2022” realizzato dalla società di consulenza strategica Kearney. E in Italia? Nel nostro Paese assistiamo da decenni a una crescente riduzione degli sportelli bancari. C’è forse stata una proliferazione eccessiva di filiali in passato, qualcuno potrà dire. Ma passare all’estremo opposto non va bene, perché oggi ci sono persone che sono costrette a fare chilometri per raggiungere la propria banca, persone che vivono in Comuni dove gli sportelli sono completamente scomparsi. E questo fenomeno è più evidente al Sud, dove i collegamenti tra territori sono più complicati e le infrastrutture di connessione meno sviluppate.
Nel corso degli anni la clientela si è saputa adattare ai cambiamenti organizzativi e alle innovazioni introdotte dal sistema bancario. I giovani, e non solo, hanno mostrato di apprezzare le novità tecnologiche, il digital banking e la cosiddetta fintech. E poi, oltre alla comodità di poter operare direttamente dal proprio pc o smartphone, c’è stata la pandemia da Covid-19 che ha convinto anche i più scettici a passare al digitale. Di necessità si è fatta virtù e abbiamo visto crescere le transazioni online e l’offerta di servizi in questa modalità. Ma la clientela rimane comunque affezionata alla filiale fisica dove può avere un confronto diretto per risolvere problematiche o anche solo per rafforzare il rapporto interpersonale fiduciario che spesso è maggiormente favorito dall’incontro fisico. Per non parlare poi di un problema, assolutamente strategico, della consulenza che riguarda sia la clientela privata ma anche e soprattutto le imprese: l’Italia è un Paese caratterizzato dalla presenza di imprese medie e soprattutto piccole, a caratterizzazione poco più che familiare. In tali realtà la consulenza finanziaria non può certamente essere gestita all’interno delle aziende e poter, quindi, contare sulla propria banca, fisicamente presente nel luogo dove si svolge l’attività di impresa, per la migliore qualificazione e quantificazione delle fonti di investimento diventa strategico.
In questo quadro, i dati che emergono circa la scomparsa di sportelli e la riduzione di personale non possono che preoccupare: in meno di 10 anni il settore ha perso oltre 11.000 sportelli, siamo passati da oltre 32.000 agenzie alle quasi 22.000 dello scorso anno e il fenomeno non si arresta. Ormai oltre 3.000 comuni del nostro Paese sono privi di filiali bancarie. Il sistema in seguito ad una lunga stagione di fusioni, aggregazioni, accorpamenti, ha visto scomparire nell’ultimo decennio ben 250 banche.
Da anni come Unisin/Confsal evidenziamo il problema della desertificazione economica dei territori soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia a cui contribuisce anche la riduzione e la scomparsa di centri decisionali, imprese, banche e loro sportelli. La digitalizzazione è fondamentale per il sistema bancario del nostro Paese, per tenerlo al passo con quello dei competitor europei ed internazionali. Ma allo stesso tempo è necessaria anche la presenza fisica sui territori in particolare quelli meno sviluppati sia dal punto di vista delle infrastrutture sia di rete che di trasporto.
Non si tratta qui di proporre un ritorno al passato, al vecchio modello bancario. Sarebbe complesso e antieconomico. Ma resta essenziale garantire un servizio di consulenza agile e vicino alle aziende. Inoltre, i dati ci dimostrano come la vicinanza dei centri decisionali ed il rapporto diretto banca/cliente agevoli in maniera esponenziale la facilità e l’efficacia degli interventi sulla struttura finanziaria delle realtà economiche del nostro Paese.
Il Mezzogiorno, ad esempio, oramai da tempo privo di fatto di centri decisionali facenti capo alle principali Banche italiane, risente in modo più evidente di tale processo di desertificazione bancaria, determinando conseguenze negative poi sullo sviluppo di un tessuto imprenditoriale “sano” e quindi, a seguire, sullo sviluppo sociale, culturale e in termini di popolazione dei vari territori.
Alla desertificazione bancaria, semplicemente segue la desertificazione economica ed infine quella delle giovani generazioni che si vedono costrette a cercar fortuna in altre regioni o, addirittura, in altri Paesi.
Analoga situazione si può evidenziare anche sulla clientela privata e sulle famiglie. Dal rapporto Kearney si evince che, a livello europeo, i prodotti più attivi sul digitale sono quelli transazionali, che impattano per il 48%, seguiti da quelli riguardanti i risparmi per il 45% e i prestiti al consumo per il 43%, mentre per quel che riguarda i mutui sono calati, tra il 2021 e il 2022 del 47% con solo un 39% della clientela che utilizza le procedure online.
Dal rapporto emerge anche che le filiali continuano a svolgere un ruolo centrale nelle preferenze della clientela europea che va almeno una volta al mese nella propria filiale, come ad esempio in Germania (48%), per effettuare transazioni in contanti o acquisti, ricevere consulenze. In Italia solo il 45% dei cittadini preferisce operare online, ma risulta anche che, complici timori e restrizioni generati dalla pandemia, si è passati dal 49% di clienti retail che si recava allo sportello almeno una volta al mese alla percentuale attuale del 31%.
Le banche continueranno a cercare modalità di riduzione dei costi nel corso dei prossimi anni e normalmente si riferiscono al costo delle filiali nel loro complesso e dei dipendenti. Nostro compito come Organizzazioni Sindacali sarà quello di intercettare di volta in volta i cambiamenti anche legati al maggior utilizzo dell’intelligenza artificiale e alla sempre maggiore digitalizzazione, monitorarli e intervenire per tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e far sì che il sistema offra sempre miglior servizio alla clientela, alle imprese, ai territori.
Il prossimo rinnovo del CCNL di Settore ci offrirà l’occasione per importanti riflessioni.