Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto sul clima alla fine del G20?
E’ questa una delle domande clou al termine del G20 a Roma.
Si sono conclusi ieri a Roma i lavori del G20 iniziati sabato. Tutti i Paesi “si sono impegnati a mantenere a portata di mano l’obiettivo di contenere il surriscaldamento globale”, ha annunciato il presidente del Consiglio Mario Draghi, esprimendo soddisfazione per l’esito del vertice. Sulla rinuncia di alcuni Stati, come la Russia, a rispettare il 2050 per le emissioni zero, il premier assicura che “gradualmente ci si arriverà”.
Ecco fatti e analisi.
CHE COSA SI LEGGE IN UN REPORT DELL’ISPI
“Il G20 non è il consesso internazionale principale per prendere decisioni vincolanti sul clima e sugli impegni dei singoli stati. Ma si è tenuto proprio appena prima della COP26, dove invece queste decisioni andrebbero prese. L’auspicio era che il Summit di Roma creasse quel consenso politico tra i 20 grandi del mondo (responsabili di circa l’80% di emissioni) che rendesse più facile i lavori della COP. Purtroppo l’obiettivo sembra centrato solo parzialmente – si legge in un approfondimento dell’Ispi alla fine del G20 – Cina e India hanno ribadito che i primi responsabili del surriscaldamento globale sono le economie mature, visto che buona parte dello stock di CO2 accumulato nell’atmosfera lo si deve a loro. Cosa in effetti indiscutibile. Ma la Cina è ormai il primo paese al mondo per emissioni (con emissioni pro-capite superiori a quelle Ue) e l’India il terzo. Il comunicato finale contiene l’impegno da parte di tutti per contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi C e di fare ulteriori sforzi per puntare a 1,5 gradi”.
IL COMMENTO DI FABBRI (LIMES)
“Il problema di questi accordi è che non ci sono penalità per chi non rispetta questi auspici, questi obiettivi di lungo termine – ha commentato l’analista di Limes, Dario Fabbri – oltretutto vaghi visto che sulla metà del secolo già ci sono diverse interpretazioni visto che la Russia lo intende entro il 2060″”
L’AUMENTO DELLA TEMPERATURA ENTRO 1,5 GRADI
Ma quali sono i punti salienti dell’accordo sul clima? Vediamo, I Paesi del G20 riconoscono l’urgenza di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi, l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi del 2015. I 20 Grandi metteranno in atto “azioni significative ed efficaci tenendo conto dei diversi approcci, attraverso lo sviluppo di chiari percorsi nazionali che allineino l’ambizione a lungo termine con obiettivi a breve e medio termine”.
EMISSIONI NETTE ZERO ‘ENTRO O INTORNO LA METÀ DEL SECOLO
I 20 Grandi garantiscono che “entro questo riserva” accelereranno i rispettivi interventi di mitigazione (cioè azioni per ridurre la produzione di gas serra) e adattamento (misure di prevenzione e riduzione dei rischi) ai cambiamenti climatici e incrementeranno anche gli impegni finanziari per azzerare le emissioni nette globali “entro o intorno a metà secolo “. Quindi aggiorneranno e miglioreranno, “laddove necessario”, gli Ndc 2030, cioè gli impegni di taglio dei gas serra a livello nazionale tenendo conto di diversi approcci nel breve e medio periodo.
AUMENTO DEI FINANZIAMENTI AI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
Confermato l’impegno sui finanziamenti nei confronti dei Paesi via di sviluppo, mobilitando contemporaneamente 100 miliardi di dollari all’anno di dollari 2020 (ad oggi è stata raggiunta quota 82-83 miliardi) e ogni anno fino al 2025, per le azioni di mitigazione. Nuovi impegni sono stati assunti da alcuni dei membri del G20 per aumentare il proprio contributo, come l’Italia, che ha aumentato il proprio aiuto a 7 miliardi in 5 anni.
STOP CONTRIBUTI AL CARBONE
I finanziamenti pubblici e privati internazionali alle centrali alimentate a carbone non andranno oltre la fine di quest’anno, mentre andranno a sostenere lo sviluppo di energia verde. Il G20 riconosce lo stretto legame tra clima ed energia e si impegna a ridurre le emissioni nel settore energetico aumentando la diffusione di tecnologie rinnovabili e a emissioni zero o basse. Il Gruppo dei 20 chiede di ridurre gli investimenti in nuova capacità di generazione di energia dal carbone. Le politiche dei vari paesi devono essere orientate ad investimenti in infrastrutture sostenibili e tecnologie innovative che promuovano la decarbonizzazione e l’economia circolare e ad un’ampia gamma di procedure fiscali, di mercato e normativi, per sostenere le transizioni verso l’energia pulita. Compreso, se del caso, l’uso di paesi meccanismi e incentivi per la determinazione del prezzo del carbonio, fornendo al contempo un sostegno mirato ai più poveri e a più vulnerabili.