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Perché le americane Boeing, Raytheon, Lockheed Martin e Northrop non piangono per l’uscita Usa dall’Afghanistan

La guerra in Afghanistan non è stata troppo determinante per le cinque aziende più grandi dell'industria della difesa degli Stati Uniti. Ecco perché i titoli in Borsa non piangono

 

Quanto ha influito il caos della ritirata dall’Afghanistan sull’industria mondiale della difesa?

Per le aziende americane ed europee l’impatto non è stato troppo rilevante, secondo Gianclaudio Torlizzi, analista di economia, finanza e materie prime e fondatore della società di consulenza T-Commodity.

IL RITIRO DALL’AFGHANISTAN VISTO DAI MERCATI DELLA DIFESA

Torlizzi scrive su Twitter che “la tenue reazione dei titoli delle aziende Usa (ed europee) appartenenti al settore della Difesa dimostra come il mercato non ritenga di importanza strategica il ritiro, benché disordinato, degli Usa dall’Afghanistan”.

“Il ritorno al potere dei talebani”, aggiunge, “potrebbe rappresentare un problema di sicurezza regionale, come evidenziato dai rialzi, più corposi, prodotti dalle compagnie asiatiche”.

COME VANNO LE AZIENDE AMERICANE ED EUROPEE

Nella tabella pubblicata da Torlizzi, che riporta dati di Capital Alpha Partners e Bloomberg, è indicata la variazione percentuale del valore dei titoli di alcune delle principali aziende del settore della difesa dall’11 al 25 agosto. La città di Kabul è caduta in mano ai talebani il 15 agosto.

afghanistan industria difesa

Secondo Torlizzi, i cali tutto sommato moderati del valore dei titoli delle società americane – come Lockheed Martin, Northrop Grumman o General Dynamics – dimostrano come l’Afghanistan non sia considerato un mercato strategico per l’industria della difesa degli Stati Uniti. E nemmeno per quella europea, viste le lievi diminuzioni dei titoli della britannica BAE Systems e della svedese Saab.

Di fatto, i combattimenti veri e propri in Afghanistan sono terminati da molti anni e la guerra si era da tempo trasformata in una missione di stabilizzazione e di rafforzamento delle istituzioni locali.

I TITOLI DELLE AZIENDE ASIATICHE

Al contrario – sostiene l’analista -, la situazione afghana, visti i rischi di proliferazione regionale del terrorismo connessi all’instabilità del paese, è avvertita come maggiormente rilevante per le industrie della difesa asiatiche.

Dall’11 al 25 agosto i titoli di Hindustan Aeronautics (India), Elbit Systems (Israele) e LIG Nex1 (Corea del sud) sono tutti cresciuti più del 10 per cento. Significativi sono stati anche i rialzi di Aselsan (Turchia), CSBC (Taiwan) e Bharat Electronics (India).

QUANTO VALE L’AFGHANISTAN PER BOEING, LOCKHEED MARTIN E NON SOLO

Un articolo di Slate spiega che la guerra in Afghanistan non è stata troppo determinante per le cinque aziende più grandi dell’industria della difesa degli Stati Uniti: Boeing, Raytheon, Lockheed Martin, Northrop Grumman e General Dynamics.

I contratti militari più corposi in mano a Boeing sono stati quelli per il bombardiere B-1, per il velivolo da trasporto tattico C-17 e per i caccia F-15 e F-18: nessuno di questi mezzi ha avuto un ruolo cruciale in Afghanistan.

Lo stesso vale per Raytheon: i contratti più grandi sono stati quelli per un nuovo missile da crociera nucleare, sistemi di difesa missilistica, satelliti e guerra cibernetica.

La guerra in Afghanistan è stata invece più rilevante per Lockheed Martin, che produce gli elicotteri Black Hawk. Ma i profitti veri sono arrivati con i contratti per i caccia F-35 o per il sistema Aegis per le unità navali.

Allo stesso modo, l’Afghanistan è stato un mercato per i veicoli corazzati LAV-25 di General Dynamics, ma per la società sono stati più sostanziosi i contratti per i sottomarini nucleari, i cacciatorpedinieri classe Burke e i jet di Gulfstream (sua controllata).

Northrop Grumman è concentrato principalmente nello sviluppo di missili balistici intercontinentali di nuova generazione e nella costruzione del telescopio spaziale James Webb.

LA SPESA PER L’AFGHANISTAN DEGLI STATI UNITI

In vent’anni di guerra, gli Stati Uniti hanno speso 83 miliardi di dollari per armi e forniture da destinare all’esercito afghano. Si tratta, in media, di poco più di 4 milioni all’anno, una frazione ridotta del totale del bilancio della difesa.

Nel 2001 – quando è iniziata la guerra in Afghanistan – il budget della difesa degli Stati Uniti era pari a 305 miliardi di dollari. Quello per il 2021 ammonta a 754 miliardi, e Slate scrive che potrebbe raggiungere i 777 miliardi nel 2022. Questo aumento dei fondi non ha nulla a che vedere con l’Afghanistan, ma è motivato – specie negli ultimi anni – dalle tensioni militari con la Cina.

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