skip to Main Content

Ecco come Elliott le ha suonate a Vivendi in Tim

Gli americani di Elliott scalzano i francesi di Vivendi dal comando di Tim. E’ questo l’esito dell’assemblea odierna dell’ex Telecom che ha ribaltato l’assetto di controllo del gruppo telefonico dopo una battaglia non solo legale e dai connotati anche politici (qui l’approfondimento di Start Magazine sulle piroette di Cdp, governo ed Elliott sulla rete) tra…

Gli americani di Elliott scalzano i francesi di Vivendi dal comando di Tim. E’ questo l’esito dell’assemblea odierna dell’ex Telecom che ha ribaltato l’assetto di controllo del gruppo telefonico dopo una battaglia non solo legale e dai connotati anche politici (qui l’approfondimento di Start Magazine sulle piroette di Cdp, governo ed Elliott sulla rete) tra il gruppo francese di Vincent Bolloré e il fondo statunitense Elliott di Paul Singer. Ecco tutti i dettagli. Con le tensioni fra i francesi e la Cassa depositi e prestiti.

CHI HA VINTO E CHI HA PERSO

Il fondo attivista Elliott vince la battaglia contro Vivendi per il controllo del cda di Tim. Avrà 10 consiglieri nel nuovo consiglio di amministrazione e i francesi la metà, 5.

LA DECISIONE DELL’ASSEMBLEA

Ha deciso in questo modo il 49,84% dei soci presenti in assemblea. Come atteso, è stato un testa a testa visto che la lista di Vivendi , primo socio del colosso tlc con una quota del 23,94%, è stata votata dal 47,18% dei presenti. Lo 0,6% del capitale si è astenuto, contrario il 2,38%.

ECCO I CONSIGLIERI ELETTI

Ecco la lista di Elliott passata in blocco: Fulvio Conti (nella foto, sarà il nuovo presidente con tutta probabilità), Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini e Rocco Sabelli. Vivendi  manda in consiglio Arnaud de Puyfontaine, Marella Moretti, Michele Valensise e Giuseppina Capaldo.

TUTTI I DETTAGLI

All’avvio dei lavori, che dopo la decadenza del board sono stati diretti dal consigliere, Franco Bernabé, erano presenti o rappresentati in sala 4.100 azionisti del gruppo, che in proprio o per delega rappresentavano il 66,7735% del capitale sociale, una quota leggermente superiore al 66% dell’assemblea dello scorso 24 aprile. Secondo quanto emerso dal libro soci, azionisti rilevanti di Tim  sono Vivendi  (23,94%), la Cassa depositi e prestiti (4,78%) ed Elliott che, malgrado abbia dichiarato il possesso di una posizione lunga su Telecom Italia pari all’8,85%, ha depositato per l’assemblea una partecipazione inferiore, pari a 7,869%.

LE QUOTE DI PARTECIPAZIONE

In particolare, la quota maggiore è in mano a Elliott International che controlla il 3,901%. A quest’ultima fanno capo anche due ulteriori pacchetti dello 0,87% e dello 0,853%. A essi si aggiungono poi l’1,248% detenuto da Elliott Associates e due ulteriori stock nelle mani di The Liverpool Limited Partnership, che pesano rispettivamente per lo 0,588% e per lo 0,409% del capitale ordinario dell’ex incumbent.

COME E’ NATA LA VICENDA

Il rinnovo del cda era necessario dopo che l’azionista francese ha fatto dimettere in massa i proprio rappresentanti nel board per contrastare la mossa del fondo attivista che ha chiesto di sostituire sei amministratori nominati dai francesi con altrettante figure indipendenti indicate dal fondo stesso. Dopo che i sindaci di Tim  hanno fatto aggiornare l’ordine del giorno dell’assemblea di bilancio, accogliendo le richieste di Elliott, la contesa è finita in tribunale dove al colosso media francese è stata riconosciuta la correttezza del proprio operato. Il cda è quindi decaduto.

CHI HA SOSTENUTO ELLIOTT

Al fianco di Elliott c’era il fondo attivista Svm con l’1,3% e Asati, l’associazione dei piccoli azionisti che rappresenta circa l’1% del capitale ordinario dell’ex incumbent delle tlc. “Oggi voteremo per la lista di Elliott, dopo aver confermato la fiducia a Genish e la sua nomina ad Ad”, ha confermato Franco Lombardi, presidente di Asati, nel corso del suo intervento in assemblea. “Ci auguriamo però”, ha sottolineato, “che Elliott non sia l’esempio di un azionista con un approccio mordi e fuggi, auspichiamo che ci accompagni per minimo tre anni, perché noi vogliamo una reale public company con Elliott attorno al 10% del capitale, Cdp al 10% e Vivendi  che possa ridurre la propria quota adesso attorno al 24%”.

VIVENDI STRAPAZZA CDP

“Non è una vittoria dettata dal mercato. La Cdp, controllata pubblica, ha fatto la differenza votando per un hedge fund invece che per un’azionista industriale di lungo termine”. Questa la posizione espressa da Vivendi attraverso il suo direttore della comunicazione al termine della assemblea di Tim che ha visto il ribaltone nel gruppo con la vittoria della lista presentata dal fondo attivista Elliott, secondo un lancio di Askanews. (sul ruolo della Cassa depositi e prestiti, ecco un approfondimento di Start Magazine)

LA POSIZIONE DELL’ASSOCIAZIONE ASATI

L’associazione ha auspicato anche che la rete vada in Borsa, ma inizialmente con una quota pari solamente al 25%. “Se poi le azioni della società andranno bene”, ha detto, “la quota in borsa potrà salire”, anche se l’associazione preferirebbe un controllo di maggioranza almeno per tre anni. Asati, inoltre, ha definito “interessante” anche un’eventuale Ipo di Sparkle e “auspicabile che il primo dividendo avvenga a fine 2019.

L’APPELLO A GENISH

L’associazione ha, infine, chiesto che i nuovi vertici varino “un nuovo piano di azionariato per i dipendenti che oggi hanno una percentuale bassa e nessuna rappresentanza nel cda” e che i manager facciano crescere le risorse interne. Rivolgendosi poi a Genish, nome sul quale convergono sia Elliott sia Vivendi come prossimo amministratore delegato, Asati ha chiesto che chiarisca la differenza dei piani sulla rete tra il fondo americano e il gruppo francese e come poter far conciliare le posizioni.

TUTTE LE PIROETTE DI CDP E GOVERNO SULLA RETE. L’ARTICOLO DI MICHELE ARNESE

TIM, ECCO CHI HA VINTO, CHI HA PERSO E CHI GONGOLA CON LA VITTORIA DI ELLIOTT. L’ARTICOLO DI ARNESE

Back To Top