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Google e la privacy. Può bastare una regolamentazione nazionale?

Sul prestigioso “Die Zeit” nei giorni scorsi è apparso un corposo articolo su come la Germania intende gestire dati e privacy nei conforti di Google. Il motore di ricerca più famoso del mondo è diventato infatti uno strumento di marketing per le aziende americane, e si sta espandendo anche grazie a pubblicità on-line e analisi dei dati.

 

Proprio per questo motivo, il Die Zeit si chiede in quali termini possano essere create delle norme per la regolamentazione e la gestione di dati e informazioni di rete, che non siano troppo punitive per Google o per i suoi clienti, e che allo stesso tempo salvaguardino la privacy degli internauti.

Spesso Google ha sostenuto che non rientra nell’ambito della legislazione locale il trattamento dei dati. Il miglior esempio di questa posizione è stato Google Street View. In una sentenza storica della Corte Europea, la Germania ha promosso che il trattamento per la raccolta dei dati del servizio Street View, passasse sotto la giurisdizione del paese ospitante.

I sostenitori della privacy, dal quartier generale di Google, fanno sapere che i dati in fase di elaborazione non hanno giurisdizione. Sebbene i giudici della Corte europea hanno dichiarato con una legge approvata la settimana scorsa, che i criteri di ricerca di Google devono rispettare la direttiva sulla protezione dei dati dell’U.E.

Il motore di ricerca porta in superficie informazioni dalle profondità della rete, il sistema di tracciabilità delle informazioni disponibili sulla rete è pressoché inarrestabile. Senza l’autorizzazione delle persone coinvolte al trattamento di certi dati, questo processo coinvolge direttamente i meccanismi per la privacy delle persone e degli enti coinvolti. Con la sentenza della Corte di Giustizia Europea, il motore di ricerca dovrà inevitabilmente imporsi limiti più ristretti per il rilascio d’informazioni personali.

“La privacy” sostiene Johannes Caspar, supervisor di Google dalla sede centrale tedesca di Amburgo: ” che viene richiesta per il trattamento di dati e per l’attuazione di queste norme è in linea di principio uniforme. Dobbiamo cercare di trovare un denominatore comune. Questo vale per le autorità nazionali di vigilanza, nonché per le autorità di regolamentazione degli Stati membri dell’UE, ma dovrebbe funzionare anche con gli operatori, per essere cercati nel rispetto di alcuni limiti e criteri, già a partire dagli stessi motori di ricerca.”

Per fare in modo che tutto entrerà in funzione, ci sarà bisogno di attendere diverse settimane. In futuro si prospetta che Google agisca piuttosto come una media company. La valutazione da parte del professore di Diritto Eugene Volokh della University of California di Los Angeles, è giunta alla conclusione che “Google può effettuare questo tipo di ricerche filtrate dai regolamenti delle democrazie occidentali in materia di privacy, sebbene questi regolamenti siano difficilmente applicabili senza invadere la privacy degli utenti della rete”.

 

Appena agli inizi di maggio, “Al Jazeera America” pubblicava delle mail compromettenti tra i dirigenti di Google Eric Schmidt e Sergey Brin e l’ex Direttore dell’NSA il Generale Keith Alexander, facendo il giro del mondo con il “Datagate” dei rapporti tra l’agenzia per il servizio di sicurezza numero uno degli USA e l’azienda del motore di ricerca più cliccato al mondo. L’argomento della privacy sulla rete resta ancora aperto.     

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