Dopo una lunga fase, nella quale ha registrato gravi perdite, da qualche tempo l’industria italiana sembra ritrovare la strada della crescita. Nel 2017, secondo i dati di contabilità nazionale, a una variazione del Pil dell’1.5 per cento è corrisposta una crescita del 2.3 per cento nell’industria, dell’1.7 nei servizi, dell’1.1 per cento nelle costruzioni, e del -4.4 nell’agricoltura. Considerando che parte della crescita dei servizi è a sua volta attivata dal recupero dell’industria, si ha conferma del carattere industriale della ripresa in corso.

D’altra parte, l’economia italiana appare destinata a dipendere dalla capacità di esportare anche in un orizzonte temporale di medio periodo. Ragioni demografiche (natalità e flussi migratori bassi) e strutturali (debito pubblico elevato) determineranno un andamento tendenzialmente debole della domanda interna; la chiave per la crescita va ricercata nella capacità del sistema di attivare uno sviluppo guidato dalle esportazioni. Una crescita export led necessita di una solida base industriale; i recenti risultati sono relativamente incoraggianti, e sembrano suggerire che, dopo la grande fase di crisi che ha colpito la nostra industria, sia avvenuto un processo di selezione del tessuto produttivo, che lo ha reso più forte, e in grado di raccogliere le sfide della competizione globale.
Altra condizione per una ripresa dell’export è che la domanda estera cresca a ritmi vivaci, e che non vi siano fattori esterni che ne depotenzino gli effetti sulla nostra produzione (apprezzamento ulteriore del cambio dell’euro, introduzione di altre barriere alla circolazione delle merci). Da questo punto di vista lo scenario resta molto incerto, considerando che nel corso dell’ultimo decennio la crescita del commercio mondiale ha registrato una significativa decelerazione rispetto ai tassi di crescita degli anni duemila.
(estratto da Congiuntura Ref)






