Ue ancora indecisa sul passaggio della Cina ad economia di mercato, con conseguente eliminazione dei tassi. Pechino pronto a far ricorso e ad invadere il Vecchio Continente con prodotti orientali
La questione è davvero annosa e complicata: la Cina potrebbe diventare economia di mercato. Cosa significa? Che le merci cinesi non potranno più essere soggette a decisioni antidumping e che dunque, l’Europa non potrà più proteggere le proprie industrie con i dazi in entrata contro i prodotti della Repubblica popolare (come fatto per il fotovoltaico). L’eliminazione dei Dazi darebbe a Pechino la possibilità di invadere il mercato del Vecchio Continente a tutto svantaggio dei prodotti e delle aziende locali. Proviamo a capire la situazione.
2001: Cina entra a far parte dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto)
Lo dicevamo, la questione è annosa. Tutto, infatti, ha avuto inizio nel 2001, quando la Cina è entrata nell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto). In quell’anno, Pechino non è stato, però, riconosciuto come economia di mercato (Mes), con la promessa che il suo status (e quindi anche l’obbligatorietà dei dazi sui prodotti provenienti dal Paese) sarebbe stato rivisto nel 2016.
Ue divisa ed indecisa
A distanza di 15 anni, però, l’Unione Europea non ha preso alcuna decisione. Meglio dire, la posizione tra Commissione ed Europarlamento è completamente opposta, così come opposte potrebbero essere le conseguenze. In particolare, la Commissione ha una parere legale secondo il quale il passaggio di status è automatico (verrebbero cancellati i dazi e i prodotti cinesi, già numerosi sul mercato, potrebbero invadere l’Ue), mentre l’Europarlamento pensa esattamente l’opposto.
Cina pronta al ricorso
L’indecisione, ovviamente, infastidisce Pechino, che a partire da lunedì 12 dicembre 2016 potrebbe anche presentare ricorso al Wto se l’Ue dovesse decidere di non cancellare i dazi in vigore.
Le conseguenze dell’eliminazione dei dazi
Il passaggio della Cina ad economia di mercato e la conseguente eliminazione dei dazi renderebbe i consumatori più felici, dal momento che vedrebbero calare i prezzi di numerosissimi prodotti provenienti dalla Repubblica popolare.
Ma se la riduzione dei costi iniziale, renderebbe gli utenti (ma non le aziende del Vecchio Continente) felici, sono le conseguenze a distanza di anni a preoccupare. Un’analisi dell’Economic Policy Institute, infatti, evidenzia che in pochissimi anni (3-5), a causa di un aumento dell’export cinese fino al 50%, l’Ue perderebbe fino a 3,5 milioni posti di lavoro. In termini di Pil sarebbero 228 miliardi di euro, il 2% del totale continentale.
In Italia, in particolare, si potrebbero perdere ben 400mila post di lavoro., con un danno da 1,5 miliardi di euro, al netto di tutto l’indotto. Su 52 categorie di prodotti cinesi colpiti dai dazi europei, infatti, ben 30 riguardano anche l’economia del Bel Paese.
Situazione delicata e complicata
Oltre che annosa, dicevamo, la situazione è davvero complicata. Meglio, delicata. Scegliere ancora una politica dei dazi significherebbe rovinare le relazioni con un partner economico importante.