Trattative ancora in corso tra il colosso dei trasporti e il colosso giapponese di telecomunicazioni. Uber dovrebbe cedere alla casa asiatica il 20%
Nulla di nuovo sul fronte orientale. Sono già passate diverse settimane da quando è iniziata la trattativa economica che dovrebbe portare SoftBank all’acquisizione di Uber. Nel contempo, diversi equilibri sono mutati, ma se il Consiglio d’Amministrazione rimane favorevole e organizzato perché temporeggiare?
Le intenzioni di Softbank
“Vogliamo investire in Uber o Lyft”, aveva dichiarato Masayoshi Son, AD del colosso digitale giapponese Softbank, che vanta un mega fondo da 100 miliardi di dollari. I giapponesi vogliono puntare sulle app della nuova mobilità puntando ai “pesci grossi” dell’ambiente, gli Usa. Le dichiarazioni di Son,comunque appaiono strane: era il principale fautore anti-Uber, avendo investito nei suoi principali concorrenti globali: Didi (azienda cinese), Ola (India) e Grab (Malesia).

Anche Uber favorevole all’accordo, ma…
Il direttore di Uber, Arianna Huffington, aveva dichiarato, due settimane fa, che era “molto probabile” raggiungere un accordo con SoftBank. Da allora, però, ottobre è diventato novembre e le due parti non appaiono più così vicine alla finalizzazione di una vendita, destinata a calmare le tensioni all’interno della società di San Francisco.
L’affare multi-miliardo dell’anno con cui SoftBank sta cercando di acquisire il 14%-20% della compagnia Uber sta per saltare? Oppure il rallentamento è solo dovuto alla contrattazione di routine sugli ultimi dollari?
Azionisti puntano a prezzo più alto
Secondo le persone vicine a questo processo di acquisizione, è per lo più quest’ultima la ragione e il principale ostacolo è rappresentato appunto dal prezzo di “cessione”: gli azionisti di Uber insistono su un prezzo per azione che superi la valutazione di 50 miliardi di dollari – attualmente in discussione-, solo uno o due sono del parere di fissare un prezzo sui 40 o 60.

Nel caso di Uber, 40 miliardi di dollari sarebbero semplicemente il punto di partenza per l’offerta, con un prezzo che aumenterebbe gradualmente, quasi come fossimo ad un’asta, anche se non ci siano altri acquirenti.
Numerosi problemi in casa Uber
Ci sono però diversi altri problemi da risolvere in casa Uber. Matt Cohler di Benchmark Capital, che detiene più del 10% della società, ha intentato una causa contro Travis Kalanick, ex CEO Uber. Nonostante siano passati mesi, però, non è stato nominato nessun giudice che possa risolvere la questione. E la cosa, a dirla tutta, potrebbe anche andare a favore di SoftBank, Uber potrebbe concentrare la sua attenzione nell’accordo con i giapponesi senza alcuna distrazione.
Uber avrebbe anche problemi con Google.
Waymo, la divisione di Google dedicata alle auto senza pilota, ha denunciato un ex capo progettista di avere ‘rubato’ una importante tecnologia, che avrebbe aiutato Uber a mettere insieme una flotta di veicoli automatici. Il furto (presunto, almeno per ora) è descritto in una denuncia presentata alla corte federale di San Francisco dalla Waymo, che otto anni fa ha cominciato a progettare, inizialmente in segreto, le auto che si guidano da sole, e che ora opera come una divisione della controllata Google Alphabet Inc.

Da poche settimane, poi, alla guida di Uber è arrivato Dara Khosrowshahi, un uomo d’affari di origini iraniane (nato a Teheran).
l ruolo principale di Dara Khosrowshahi sarà quello di rendere profittevole Uber. La società di San Francisco, comunque, sembra essere già fortemente impegnata su questo fronte. Nel trimestre precedente, infatti, il rosso è sceso a 645 milioni dai 708 milioni del trimestre precedente. Bene anche le vendite, che sono giunte a quota 1,75 miliardi di dollari, registrando un +17%, mentre le corse sono salite del 150% annuo grazie in particolare ai mercati emergenti e alla Russia, dove c’è stato un +250%.





