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smog inquinamento Covid-19

Tutte le minacce Ue di sanzioni per la qualità dell’aria (non solo in Germania)

Il ministro tedesco dell’Ambiente, Barbara Hendricks, ha appena scritto al Commissario europeo Karmenu Vella che – tra le misure per ridurre l’inquinamento dell’aria – dal prossimo autunno sarà introdotta la gratuità del trasporto pubblico in cinque città tedesche, tra cui Berlino, Essen e Mannheim. L’esercizio sarà accompagnato da misure sul trasporto collettivo (cioè aumentando i taxi e bus a trazione elettrica, ibrida e a metano), con zone urbane a basse emissioni e una maggiore diffusione del car sharing (qui l’approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino per Start Magazine).

LE MINACCE UE

Il Commissario Vella ha atteso la risposta tedesca insieme a quelle di Francia, Italia, Spagna e Regno Unito, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Il 16 gennaio aveva inviato loro una lettera di richiesta di misure urgenti, aveva convocato i ministri a Bruxelles il 30 gennaio e dato loro due settimane per proporre soluzioni concrete. La minaccia è nel deferimento alla Corte di giustizia a metà marzo per infrazione sulle direttive europee sulla qualità dell’aria del 2004 e del 2008.

SOLO TEATRINO?

Almeno in parte, si tratta di un teatrino che si ripete ogni anno, e puntualmente gli Stati membri trovano il modo di evitare il deferimento. Il ministro italiano dell’Ambiente, Gian Luca Galletti – a differenza dei tedeschi – in occasione del vertice di Bruxelles era stato laconico, dicendo che la documentazione era già stata spedita e che i risultati raggiunti erano già molto importanti, con riduzione degli sforamenti dei limiti del 70% a partire dal 2000.

TorinoIL CASO TORINO

Tuttavia, se i piani regionali sulla qualità dell’aria sono oggi accompagnati da politiche concordate per il bacino padano – dove è maggiore l’inquinamento – il problema delle emissioni PM10 e di anidride solforosa (NOx) resta difficile da risolvere, e a volte viene nascosto sotto il tappeto. Per esempio la città di Torino guidata da Chiara Appendino – apparentemente tra le più rigorose nelle limitazioni al transito di veicoli diesel durante i giorni di sforamento e di blocco del traffico – si prepara a rinnovare la flotta pubblica di autobus della locale GTT acquistando più della metà dei mezzi ancora a trazione diesel: tra 2018 e 2019, dei 175 nuovi autobus 135 saranno a gasolio e 40 a metano, tra il 2020 e il 2021 si arriverà ad un totale di 315 nuovi mezzi, di cui 173 a gasolio e 142 a metano.

I PRIMI PAESI CHE PAGANO

Tuttavia, il cambiamento nelle politiche degli Stati membri è evidente e le sanzioni stanno arrivando. Due Paesi sono già esposti al giudizio della Corte di Giustizia: la Bulgaria, che ha iniziato a pagare, e la Polonia, che aspetta una sentenza per fine febbraio. Al vertice G20 di Amburgo del 7 e 8 luglio 2017 – anche di fronte al Presidente Trump in uscita dall’Accordo sul clima di Parigi – diversi Stati hanno dichiarato di voler eliminare le auto con motore a combustione tra il 2025 e il 2040.

LO SCENARIO

Gruppi di città annunciano l’uscita dalla trazione con combustibili fossili. Il 23 ottobre 2017 dodici città, tra cui Parigi, Barcellona, Copenhagen e Milano, hanno convenuto misure per una circolazione senza emissioni tra il 2025 e il 2030. Dall’altra i produttori dei veicoli, che si trovano in complicata fase di trasformazione industriale, combattono tra campagne di comunicazione e lobby, come in Germania o appunto a Torino.
Ogni tanto si ricorda anche l’argomento sui costi e sulla salute: secondo la Commissione europea oltre 120 città europee presentano una cattiva qualità dell’aria, con 400 mila morti premature e un costo supplementare, in particolare sanitario, di circa 20 miliardi di euro all’anno.

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