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Perchè e come viene salvata la banca Monte dei Paschi di Siena

Arriva il via libera dall’Europa ai 5,4 miliardi di aiuti che lo Stato verserà per salvare Monte dei Paschi. In cambio, il governo riceverà azioni a un prezzo agevolato

 

E’ arrivato nelle scorse ore il via libera della Commissione Europea al salvataggio della Banca Monte dei Paschi di Siena. Lo Stato verserà, a titolo di ricapitalizzazione precauzionale, 5,4 miliardi di aiuti, ottenendo in cambio azioni Mps a un prezzo agevolato e diventando primo azionista, con una quota del 70%.

“Il denaro pubblico non solo sarà recuperato ma sarà recuperato con un premio”, ha affermato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Ma andiamo per gradi.

I guai di Monte dei Paschi di Siena

La situazione è precipitata a dicembre dello scorso anno, quando il prezzo delle azioni aveva toccato un nuovo minimo storico di 93 centesimi, il valore di mercato era crollato a 2,7 miliardi di euro, mentre sulla banca pesavano oltre 45 miliardi di sofferenze lorde e un rosso da 848,7 milioni nel bilancio dei primi nove mesi del 2016. Numeri che avevano portato la Bce a bocciare Monte dei Paschi di Siena agli stress test.

I problemi seri, però, sono iniziati negli anni precedenti e in particolare con l’acquisizione della banca Antonveneta, avvenuta nel novembre 2007 per 9 miliardi di euro. Una cifra troppo alta per la Mps, che fu costretta a ricorrere ai derivati per occultare il reale impatto sui conti di un’operazione non proporzionata alle forze reali del gruppo. Ancora oggi la questione ha dei lati oscuri, su cui la magistratura prova a fare luce.

La sottoscrizione dei derivati

Ma andiamo ancora indietro negli anni. Mps, nel 2002 aveva sottoscritto il derivato Santorini e nel 2005 avviene la sottoscrizione di Alexandria, per 400 milioni. Un buon investimento, un affare. Questo, almeno sembrava all’epoca, dato il rating tripla A. Ma così non è e il fallimento di Lehman Brothers nel settembre 2008 innesca una svalutazione generalizzata del comparto. Alexandria perde un terzo del suo valore, portando a Mps 220 milioni di buco. Per nasconderlo, Montepaschi cede al broker giapponese Nomura i titoli Alexandria.

Anche Santorini perde valore, causando un buco di 570 milioni. La Banca d’Italia non riceverà alcun documento relativo a tali operazioni fino al dicembre 2012.

La crisi dell’euro

euroA pesare sui conti di Monte dei Paschi di Siena c’è anche la crisi dell’euro e del debito pubblico italiano che nel 2011 sembrava portare l’Italia al default. In quell’anno, infatti, lo spread schizzò alle stelle e colò a picco anche il valore di mercato dei bond italiani. Non solo: la crisi dello spread fece anche schizzare il valore dei credit default swap sull’Italia e Monte dei Paschi di Siena fu costretta a contabilizzare svalutazioni per 4,51 miliardi, chiudendo il 2011 con una perdita netta di 4,69 miliardi.

Il rosso costerà il posto agli allora vertici di Rocca Salimbeni: il presidente Giuseppe Mussari e il direttore generale Antonio Vigni, che nell’ottobre 2014 sono stati anche condannati a tre anni e sei mesi per ostacolo in concorso all’esercizio delle funzioni delle pubbliche Autorità di Vigilanza, ovvero per aver nascosto a Bankitalia alcune operazioni poi rivelatesi sbagliate (vedi Alexandria).

Arrivano i Monti bond

La crisi, nel 2012, si aggrava. Intanto, Mario Monti diventa Presidente del Consiglio dei Ministri e, proprio per salvare Mps, di intervenire con i cosiddetti ‘Monti bond’, obbligazioni per 3,92 miliardi di euro tese a rafforzare il patrimonio del gruppo, tra i cui azionisti entra così lo Stato.
Cambiano anche i vertici di Mps: il 27 aprile il consiglio aveva nominato, rispettivamente, presidente e amministratore delegato Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, che due mesi dopo approvarono un piano di ristrutturazione (taglio di 4.600 posti di lavoro e chiusura di 400 filiali entro il 2015).

Gli aumenti di capitale

Le cose continuano ad andare male anche negli anni successivi. E a giugno 2014 Mps è costretta a un aumento di capitale da 5 miliardi di euro, che rivoluzionerà gli assetti azionari. La quota della Fondazione Montepaschi, che un tempo controllava la maggioranza assoluta dell’istituto, scende fino a precipitare all’attuale 1,5%.

Dopo una nuova bocciatura di Mps agli stress test da parte della Bce, la Banca italiana brucia il 39,2% del proprio valore di borsa nel giro di cinque sedute. I nuovi dirigenti non possono fare altro che effettuare un altro aumento di capitale, pari a 3 miliardi.

I conti diventano positivi, lentamente, ma Monte dei Paschi di Siena non gode di piena salute. E la crisi economica che ha investito l’Italia, con una crescita del Paese al di sotto della media europea, continua a far salire lo stock di prestiti deteriorati nei bilanci delle banche italiane. Mps torna a soffrire nuovamente, chiudendo il 2015 con un rosso di 388 milioni.

La nuova direttiva europea

euroIl 1 gennaio 2016 scatta la direttiva europea sul bail-in: gli istituti di credito dovranno essere salvati a spese degli investitori e non dei contribuenti. E dopo l’ennesima bocciatura agli stress test, per non rischiare di colpire i piccoli investitori che hanno investito in obbligazioni subordinate, Mps ha tentato un nuovo aumento di capitale da 5 miliardi, giovedì 22 dicembre 2016. Il tentativo, però fallisce.

L’intervento Statale

Interviene dunque lo Stato, prevedendo un piano di salvataggio pubblico. Ma per procedere serviva il via libera dell’Europa, arrivato solo ieri 4 luglio 2017. In pratica, dopo sei mesi di trattative, l’Unione europea ha acconsentito l’ingresso pubblico nel capitale della banca più antica del mondo. Mps sarò oggetto di una ricapitalizzazione precauzionale da 8,1 miliardi: 5,4 miliardi dei quali in capo al Tesoro, il resto dalla conversione dei bond subordinati nel rispetto del burden sharing.

In cambio, il governo riceverà azioni a un prezzo agevolato, diventando primo azionista, con una quota del 70%.
Per il salvataggio, l’Italia ha anche ottenuto un impegno formale da parte di investitori privati ad acquistare il portafoglio di crediti deteriorati della banca. E secondo le previsioni di Pier Carlo Padoan, l’istituto senese cederà, entro la prima metà del 2018, sofferenze per 28 miliardi.

La questione dei burden sharing

Azionisti e obbligazionisti subordinati perderanno i loro risparmi, in base alla regola del “burden sharing” (condivisione degli oneri) prevista dalla normativa in caso di aiuti di Stato.

Cosa succede? In pratica, le loro obbligazioni subordinate verranno convertite in azioni e le partecipazioni azionarie diluite a causa dell’intervento pubblico. Dagli investitori privati arriveranno 4,3 miliardi di euro per limitare l’uso di denaro dei contribuenti.

I detentori di obbligazioni subordinate al dettaglio che sono state vendute in modo scorretto potranno richiedere un risarcimento alla banca in forma di obbligazioni privilegiate.

Il piano di ristrutturazione

Il nuovo piano industriale 2017-2021 del Monte dei Paschi di Siena prevede “una revisione del dimensionamento di tutte le strutture organizzative del gruppo”. Il nodo principale da risolvere, ora che la Banca è salva è quello degli esuberi.

Mps è costretta ad una cura dimagrante che porterà a una riduzione di circa 5.500 unità entro il 2021 (di cui 4.800 uscite attraverso l’attivazione del Fondo di solidarietà, 450 uscite legate alla cessione/chiusura di attività, 750 uscite derivanti da turnover fisiologico) e la chiusura di 600 filiali su 2000.

L’amministratore delegato della banca, Marco Morelli, per ora ha comunque assicurato che non ci sarà nessun licenziamento: chi lascerà il posto lo farà per esodo volontario, sostenuto dal Fondo di solidarietà del comparto bancario.

Le previsioni

Il piano di ristrutturazione fa ben sperare: l’utile netto di Mps al 2021 dovrebbe superare l’1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7%.

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