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Pensioni

Pensione, cosa attenderci dalla Legge Bilancio

Il Governo a lavoro sulla Legge Bilancio. E i  sindacati chiedono accesso anticipato alla pensione  alle lavoratrici con bambini Pensione anticipata per le donne che hanno avuto o hanno adottato dei figli. È questo quanto chiedono Cgil, Cisl e Uil al Governo, che è a lavoro sulla legge bilancio. Il ministro Poletti promette che il…

Il Governo a lavoro sulla Legge Bilancio. E i  sindacati chiedono accesso anticipato alla pensione  alle lavoratrici con bambini

Pensione anticipata per le donne che hanno avuto o hanno adottato dei figli. È questo quanto chiedono Cgil, Cisl e Uil al Governo, che è a lavoro sulla legge bilancio. Il ministro Poletti promette che il Governo valuterà l’opzione.

Cosa chiedono i sindacati?

Cgil, Cisl e Uil, congiuntamente, chiedono l’accesso alla pensione di vecchiaia anticipato per tutte le lavoratrici che abbiano avuto o adottato dei figli: 1 anno di sconto per ogni figlio, fino ad un massimo di 3 anni. Propongono anche la revisione dell’attuale sistema di contribuzione per chi svolge lavoro domestico prevedendo versamenti contributivi pieni, anche oltre le prime 24 ore settimanali lavorate e rapportati alle retribuzioni corrisposte effettivamente.

“È necessario porre fine alle disparità di genere che ancora penalizzano le donne nel nostro Paese. Un intervento sul solo meccanismo dell’Ape sociale è riduttivo, occorre una misura più ampia con il riconoscimento di un anno di anticipo per ogni figlio, fino a un massimo di tre, e il riconoscimento di un bonus contributivo per i lavori di cura, al fine di migliorare le pensioni delle donne”, chiedono Cgil Cisl e Uil.

Non solo. Nel documento, i sindacati chiedono il riconoscimento di “un bonus contributivo” per i lavori di cura e il l blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita, previsto per il 2019 (a 67 anni), per favorire il tourn over.

pensionePer accedere all’Ape sociale in caso di lavori gravosi si propone di ridurre il requisito contributivo da 36 a 30 anni.

I sindacati chiedono anche l’anticipo “pensionistico (un anno ogni 5 anni, fino un massimo di 4 anni, rapportato a ratei annuali) ai soggetti che assistono il coniuge, unito civilmente o un parente di primo e secondo grado convivente con handicap grave”.

Poletti: valuteremo le proposte e incontreremo i sindacati

Apparentemente il Governo non chiude le porte alle proposte che arrivano dai sindacati, anzi, il Ministro Poletti promette da valutare punto per punto le richieste. “Lo avevamo preventivato, avevamo convenuto che le organizzazioni sindacali avrebbero messo a punto la loro posizione e ce l’avrebbero comunicato. Il documento è arrivato oggi, lo valuteremo in tutti i punti. In buona parte sono le stesse cose che abbiamo già discusso nei confronti precedenti. Quando avremo valutato anche la dimensione economica degli impatti di queste misure, dopo l’approvazione del Def, avremo occasione di confrontarci”, ha affermato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti a margine di un convegno organizzato dalla Cisl nazionale alla vigilia del G7.

Difficile attuazione

Se è vero che il Governo non ha ancora detto un secco “no” alle proposte sindacali, è anche vero che “I numeri che arrivano dall’Inps sono piuttosto severi e dicono che lo spazio per manovra sulle pensioni è molto ridotto”, avrebbe detto il ministro dei trasporti Graziano Delrio a Radio Capital.

Cosa propone il Governo

Qualche idea in materia, ovviamente, l’esecutivo se l’è già fatta. Per consentire un maggiore utilizzo dell’Anticipo pensionistico sociale alle lavoratrici che rientrano tra le categorie che beneficano di questo ammortizzatore,l’esecutivo vorrebbe introdurre uno “sconto” contributivo di sei mesi per ogni figlio fino a un massimo di 2 anni.

Numeri  decisamente più cauti, dunque, che comunque consentirebbero di utilizzare il prestito ponte alle donne con almeno 63 anni di età e 28 anni di contribuzione, e 30 anni come previsto attualmente in caso di disoccupazione, e con 34 anni di contributi per le lavoratrici impegnate in attività gravose, non più 36.

Come andare in pensione anticipata

Ape Social, la pensione anticipata per le categorie disagiate

La legge di Bilancio ha introdotto la cosiddetta Ape, uno strumento con il quale si renderà più flessibile l’uscita dal mondo del lavoro: l’Anticipo pensionistico social sarà interamente a carico dello Stato. Un reddito ponte coprirà tutti i costi dell’anticipo per le categorie disagiate, come i disoccupati, gli invalidi o lavoratori con parenti di primo grado con gravi disabilità e per chi svolge un lavoro pesante come maestre d’asilo, infermieri di sala operatoria, edili, macchinisti e autisti di mezzi pesanti.

Per ottenere l’Ape social bisogna avere almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi. L’assegno non può superare i 1.500 euro lordi al mese e viene incassato fino al momento in cui si raggiunge la pensione vera e propria.

pensioneLe iscrizioni per richiedere l’anticipo pensionistico social sono state aperte due settimane fa e sono state già raccolte 40 mila le domande. Il governo ne stimava in tutto 60 mila. Ma è possibile che questa soglia venga superata già il 15 luglio e allora si deciderà in base al criterio di precedenza. Passerà davanti chi è più vicino alla pensione vera e propria. E, in caso di parità, chi ha presentato prima la domanda.

 

Gli ultimi in graduatoria potrebbero slittare anche all’anno prossimo, con il pagamento degli arretrati. Visti i numeri e le attese per il 2018, quando bisognerà coprire l’intero anno e non metà, come adesso, il Governo starebbe ipotizzando un aumento delle risorse (per il 2018 ci sono 609 milioni di euro, il doppio di quelli decisi per il 2017)

Ape volontaria, in attesa dei decreti attuativi

Oltre all’Ape social è stata prevista anche un’Ape volontaria, ovvero l’anticipo pensionistico non riservato alle categorie deboli. Chi deciderà invece di uscire prima per sua volontà dovrà pagare il reddito ponte con un tasso agevolato per ogni anno di anticipo. In pratica, chi decide di lasciare il posto di lavoro prima del previsto dovrà accettare una pensione più bassa, dovuto al taglio dell’assegno previdenziale, per ogni anno di anticipo, pari al 4,6% netto, rispetto alla pensione piena. I requisiti base sono simili a quelli dell’anticipo social: bisogna avere almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi versati.

Mancano ancora, però, le norme attuative. La questione, a dirla tutta, non è così semplice: perchè bisogna trovare un accordo anche con le banche e le assicurazioni (si tratta di un prestito che va restituito in 260 rate in un periodo di 20 anni mediante una trattenuta fatta dall’Inps all’atto del pagamento).

Un assegno ponte, con la previdenza integrativa

L’assegno ponte è uno strumento vecchio. Esiste da oltre 10 anni e serve, proprio come l’Ape, ad anticipare di fatto la pensione. Attenzione: non si tratta di uno strumento rivolto a tutti. L’assegno ponte della previdenza integrativa può essere sfruttato da chi è disoccupato da almeno quattro anni ed è a non più di cinque anni dalla pensione. Ed è, ovviamente, iscritto a un fondo di previdenza complementare.

E’ possibile chiedere al fondo un anticipo in forma di rendita temporanea, una specie di assegno ponte che poi verrà sottratto dalla pensione vera e propria. Si pensa a dimezzare il periodo di disoccupazione necessario per avere accesso al beneficio, secondo quanto previsto dal disegno di legge sulla concorrenza.

Anticipo pensionistico, per chi ha iniziato a versare contributi precocemente

Possono andare in pensione anticipata tutti coloro che possono essere definiti “precoci”, ovvero che hanno versato almeno dodici mesi di contributi prima di aver compiuto i 19 anni d’età. Ci sono dei però: devono aver versato almeno 41 anni di contributi (e non 42 anni e dieci mesi previsti adesso per gli uomini e i 41 anni e dieci mesi per le donne), e di fatto devono rientrare in una serie di categorie di fatto simili a quelle dell’Ape social.

Tutte le donne possono andare in pensione anticipata

Anche le donne dipendenti che, entro la fine del 2015, avevano compiuto 57 anni e tre mesi e le autonome che avevano superato i 58 anni e tre mesi possono optare di andare in pensione anticipata. La conseguenza però non è di poco conto: la donna perderebbe in media intorno al 30% sulla pensione media.

Anche questa opzione, a dir la verità, è vecchia. Il meccanismo è stato introdotto in via sperimentale nel 2004 e poi via via prorogato e diversificato. Tra le ultime opzioni, è stato introdotto il part time agevolato negli ultimi anni di lavoro (è riservato a chi matura il diritto alla pensione entro il 2018 poteva riguardare potenzialmente 30 mila persone. Ma le domande si sono fermate a poche centinaia).

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