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Nord Corea – Usa – Cina: cosa potrebbe accadere

Ancora tensione tra Usa e Corea del Nord: missili, minacce e sanzioni. Ma cosa potrebbe davvero accadere?

Tensione nuovamente alle stelle tra Nord Corea e Usa. Con Pechino che vive di rimbalzo una situazione davvero poco felice. Mentre Kim Jong-un lancia missili e minaccia il suo sesto test nucleare, Donald Trump reagisce spedendo caccia Usa a lanciare bombe sul confine coreano.

Trema, invece la Cina, che ammonisce le due parti ricordando che non è “un gioco di guerra”. Ma cosa potrebbe realmente accadere? Chi sono gli amici e i nemici della Corea del Nord? Approfondiamo insieme.

Le vicende degli ultimi giorni

Corea del NordPartiamo da quanto accaduto nelle scorse ore. Martedì, Kim Jong-un ha ordinato il lancio di un missile balistico da Pyongyang. L’ordigno, lanciato metà della sua gittata potenziale, ha sorvolato il Giappone per poi finire nel Pacifico: ha seguito la traiettoria di circa 2.700 km con un’altitudine massima di 550 chilometri. Questo significa che, programmato a piena gittata, il missile avrebbe potuto coprire 4.500-5.000 km.

Gli Usa hanno risposto spedendo dei caccia americani a lanciare bombe sul confine tra le due Coree.

La pressione a stelle e strisce, però, non sembra aver alcun effetto su Kim Jong-un, che in un inusuale messaggio video sulla Tv di Pyongyang, ha minacciato il Giappone, alleato americano: “Tokyo alleata con gli Usa, sta rischiando l’autodistruzione”. In particolare, le minacce sono state rivolte all’isola di Hokkaido, sorvolata martedì scorso dal missile

A preoccupare, poi, sono le parole del vice ministro della Difesa sudcoreano Suh Choo-suk, pronunciate n un’audizione parlamentare dedicata al lancio del missile a medio raggio di martedì deciso da Pyongyang: ‘C’e’ la possibilità di ulteriori provocazioni strategiche, comprensive sia di nuovi missili balistici sia del sesto test nucleare’, avrebbe detto Suh.

Cosa potrebbe realmente accadere?

Tutto e niente. La partita che Kim Jong Un sta giocando è delicata, ma (dal suo punto di vista) logica e al momento favorevole. Mentre si consumano le minacce e le sanzioni economiche degli Usa verso la Corea, infatti, il dittatore Nord-coreano sta facendo il suo gioco, dimostrandosi forte prova a guadagnare consenso interno.

In Corea del Nord, infatti, negli ultimi mesi non sono mancate i dissensi verso il vertice, che il dittatore ha represso con forza e soppressioni mirate. Perdere il consenso potrebbe portare ad un colpo di Stato e alla caduta di Kim Jong Un. La corsa agli armamenti atomici, dunque, ha un solo scopo: tenere buoni gli Usa (che non accettano il regime) e Pechino (sottopressione americana).

Dunque, il leader ha la necessità di sopravvivere al potere. La carta del nucleare (cosa a cui già stava lavorando il padre di Kim Jong Un, Kim Jong Il) è necessaria per fermare eventuali azioni militari americane. In queso modo sarebbe garantita la continuità del regime e, soprattutto, la Corea del Nord diverrebbe una piccola potenza capace di guidare le mosse degli stati vicini.

Ma ora c’è da chiedersi se davvero la Corea ha l’arsenale atomico che vanta: l’intelligence americana, cinese, sud coreana e giapponese non ha una risposta certa.

E questo mette tutto in gioco: un po’ di paura per una nuova e imminente guerra, bisogna averla. Il non intervento di Donald Trump a causa della minaccia nucleare lo mostrerebbe debole dinanzi ai suoi alleati e dinanzi a Pechino, con gravi ripercussioni a livello politico e militare.

Anche la Cina, che più volte ha ammonito la Corea del Nord nella sua corsa all’atomica, pagherebbe le conseguenze di un non intervento militare. La Corea del Nord potrebbe vantare una posizione di forza anche contro Pechino.

Quale arma rimane agli Usa e alla Cina nel caso in cui la Corea avesse il suo arsenale atomico? Un cambio leader dall’interno, un colpo di stato (cosa comunque non di facile attuazione e, comunque, violenta).

L’economia privata (e forte) della Corea del Nord

La Corea del Nord ha superato la crisi degli anni Novanta, cresce e continua a prosperare, nonostante l’isolamento economico imposto dall’Onu. È questa la fotografia del Paese che traspare da un articolo pubblicato sul Guardian dallo studioso russo Andrei Lankov.

Pyongyangtra incertezze e (non poche) difficoltà, sembra aver superato la grande crisi economica e produttiva degli anni Novanta, affidando la sua crescita economica al carbone e all’impresa privata.

Non abbiamo statistiche di crescita affidabili sulla Corea del Nord, ma possiamo dire che le cose, in effetti, non sembrano andare così male. Secondo i calcoli di North Korea News, infatti, il Pil nordcoreano si dovrebbe attestare tra il 3 e il 4%, una cifra alta che ad ogni modo fa pensare ad una crescita importante e consistente.

La forza economica del Paese è sicuramente il carbone, che in passato come nel presente spinge il prosperare del Paese. Sì, è vero che questa fonte fossile emette il doppio delle emissioni di anidride carbonica rispetto al gas naturale, ma è pur vero che il mondo ancora non ne può fare a meno e che continua a rappresentare il 40% della fonte di energia mondiale. E così l’export di carbone è cresciuto da 1,8 a 2,8 miliardi di dollari, grazie all’import di Russia, India e Cina, che malgrado le sanzioni continua comunque ad intrattiene scambi commerciali con la Corea.

Come abbiamo accennato, non c’è solo il carbone. A farsi strada a Pyongyang è anche l’attività privata, nonostante sia ancora proibita in un regime totalitario comunista. Si tratta di un divieto solo formale, dal momento che nel corso degli ultimi anni si sono sviluppati diversi espedienti per aggirare formalmente il divieto e permettere la nascita di attività economiche private. A contribuire alla crescita della Corea del Nord, infatti, sono imprese sostanzialmente private, tra cui anche grosse aziende minerarie, di trasporto e raffinerie di petrolio.

C’è da dire che l’impresa è registrata come azienda dello Stato, ma viene gestita come farebbe un privato con la sua azienda. Tra il 30 e il 50% dell’economia nordcoreana è composta da questo settore “privato”. Proprio lo sviluppo del privato ha portato alla nascita di una nuova borghesia.

Non mancano le fasce di popolazione particolarmente disagiate: il divario tra poveri e ricchi è evidente.

Gli amici amatissimi della Corea del Nord

Corea del NordNon è proprio un Paese isolato la Corea del Nord, dal momento che intrattiene relazioni bilaterali con ben 165 paesi del mondo. Ottimi, in particolare, i rapporti con i paesi africani. E tra questi ne vanno ricordati, in particolare, quattro: Angola, Guinea Equatoriale, Repubblica Democratica del Congo e Burundi. Mentre la Guinea Equatoriale ha promesso un ulteriore impegno nel supportare i tentativi nordcoreani di creare una nazione socialista di successo, l’Angola continua a collaborare sui temi della sicurezza e dell’ordine pubblico.

A preoccupare l’Occidente è il rapporto tra la Repubblica Democratica del Congo e Nord Corea. Il 16 Maggio 2016, un rapporto dell’ONU illegalmente diffuso, ha portato alla luce il fatto che Kinshasa ha acquistato dalla Corea del Nord delle pistole e ha reclutato 30 istruttori nord coreani, per lavorare a fianco della polizia e della guardia presidenziale.

Tra gli alleati africani c’è anche il Burundi: il rapporto nasce in seguito alle condanne occidentali della violenza politica nello stato. L’isolamento di Bujumbura dai mercati internazionali, infatti, ha fatto si che la Corea del Nord divenisse un importante partner commerciale, dal quale acquisire merci, che a causa delle sanzioni, non le sarebbe possibili acquisire altrove.

C’è anche un altro grande alleato: la Cina. Sanzioni a parte, infatti, Pechino intrattiene importanti rapporti con la Corea del Nord fin dalla guerra di Corea del 1950-53 e da allora il rapporto non si è interrotto. Negli ultimi 10 anni sono emerse alcune problematiche. Nel 2006 ,quando Pyongyang testò un ordigno nucleare, Pechino in seno al Consiglio di Sicurezza non si oppose alla Risoluzione 1718 che impose sanzioni al regime coreano, appoggiando poi negli anni anche le successive decisioni sul tema, ma la Cina ha continuato a mantenere e rinforzare i propri legami con Pyongyang, dimostrandosi un grande alleato in sede ONU, facendo rientrare nelle sanzioni, almeno inizialmente, solo i beni di lusso.

I grandi nemici

La Corea del Nord ha anche grandi nemici: Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti d’America. E mentre Seul e Washington rafforzano il loro legame, proprio contro la Corea del Nord, il Giappone sta pensando ad una riforma costituzionale che sta portando il paese verso il riarmo e la costituzione di un esercito vero e proprio, slegato dai vincoli imposti dal Trattato di Pace di San Francisco.

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