In Italia non si intravede una visione vera di sviluppo futuro. La politica non si occupa più di economia e a prendere decisioni strategiche sono spesso e volentieri i magistrati
La politica industriale italiana è alla canna del gas. Si fatica ad intravedere una visione vera dello sviluppo futuro. La politica non si occupa più di economia, chi amministra le regioni e i Comuni spesso si accoda ai Masaniello dei singoli territori che dicono No a tutto: No Tav, No Triv, No Tap. Con conseguenti ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. Spesso con il risultato di sentenze che rischiano di bloccare sviluppo e crescita. I cosidetti costi del non fare lievitano giorno dopo giorno.

Laddove viene meno una decisione, una capacità di orientare sviluppo e crescita, è quasi fisiologico che il potere giudiziario colmi un vuoto causato da chi dovrebbe decidere. La politica. Che vuol dire governo della “cosa pubblica” a tutti i livelli. La demonizzazione del mondo industriale e degli investimenti stranieri (peggio ancora!) rischia di mettere a repentaglio la nostra posizione di paese industrializzato tra i più evoluti al mondo. Rischia di mettere a repentaglio il nostro sistema manifatturiero già messo a dura prova dalla concorrenza asiatica ed internazionale.

L’alleanza che sono in grado di mettere in campo alcuni settori del potere giudiziario, della burocrazia e dei diversi movimenti territoriali che si oppongono a tutto può risultare esiziale per lo sviluppo e la crescita economica.
Michele Guerriero







