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Mps Aumento Capitale

Mps, ecco tutti i prossimi passi del Tesoro sul Monte dei Paschi di Stato

Fatti, parole e scenari sul Monte dei Paschi di Siena da parte del ministero dell’Economia, azionista di controllo di Mps. L’articolo di Fernando Soto per Start Magazine Torna lo Stato banchiere’ Pare di sì, ad ascoltare le recenti affermazioni che arrivano da via Venti Settembre, sede del ministero dell’Economia e delle Finanze. Prima alcune frasi…

Torna lo Stato banchiere’ Pare di sì, ad ascoltare le recenti affermazioni che arrivano da via Venti Settembre, sede del ministero dell’Economia e delle Finanze. Prima alcune frasi pronunciate dal ministro Pier Carlo Padoan e poi alcune ipotesi adombrate dal capo della segreteria tecnica dello stesso dicastero tendono a rispondere sì alla domanda iniziale che si stanno ponendo da settimane analisti e addetti ai lavori dopo l’entrata nel capitale sociale del Monte dei Paschi di Siena da parte del Tesoro. Ecco le ultime novità su Mps, ribattezzata anche Monte dei Paschi di Stato, visto che il Tesoro possiede il 68,2% del capitale.

LE PAROLE DI PADOAN

Lo Stato resterà in Mps “per alcuni anni”, ha detto nei giorni scorsi il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a Siena ai sindacati aggiungendo che “dare un numero sarebbe sbagliato e controproducente per i mercati”. “E’ la domanda ad essere posta in modo sbagliato – ha argomentato il ministro rispondendo ai sindacati in un incontro pubblico -: non quanto resterà lo Stato in Mps, ma quanto deve rimanere lo Stato per mettere Mps in condizione di essere una banca che sta in piedi in modo profittevole per Siena e per l’Italia”. Il ministro Padoan inoltre ha confermato “la fiducia dello Stato nel management attuale” e definito l’incontro di stamani “molto utile”.

LE IPOTESI SECONDO IL CORSERA

Non sono state parole estemporanee quelle pronunciate dal titolare del ministero dell’Economia il 25 febbraio. Infatti oggi il Corriere della Sera, in un breve articolo, dà conto delle argomentazioni avanzate ieri a Londra dal capo della segreteria tecnica dello stesso dicastero, Fabrizio Pagani. Il quale – secondo le indiscrezioni raccolte da Fabrizio Massaro del Corsera – ha avanzato la possibilità che Mps possa diventare anche il fulcro di un’aggregazione bancaria: ossia che la banca controllata dal Tesoro non sia preda bensì base e promotrice di un’aggregazione creditizia.

LE RASSICURAZIONI DI PAGANI

Comunque Pagani non si è detto timoroso sugli istituti di credito del nostro Paese: Non siamo preoccupati per le banche italiane e il problema dei non-performing loan (Npl) lo consideriamo risolto”, ha detto secondo il Sole 24 Ore Fabrizio Pagani, parlando ieri mattina davanti agli investitori riuniti nel salone dell’ambasciata italiana a Londra, a Grosvenor Square. Raffaele Trombetta, ambasciatore in carica da poche settimane, ha aperto i lavori della «Equity and debt investments in Italy Conference», organizzata assieme allo studio Legance – Avvocati Associati, giunta alla sua quinta edizione. «Consegnate al passato le preoccupazioni sul sistema bancario, mercati e investitori vedono l’Italia come luogo di opportunità», ha detto l’ambasciatore.

I CONTI IN TASCA AL TESORO

Ma quali sono state le recenti mosse del ministero dell’Economia in Mps? Il quotidiano la Repubblica ha ripercorso negli scorsi giorni l’azione del ministero dell’Economia nel capitale del Monte dei Paschi di Siena: “Il Tesoro per evitare il crac mette altri 3,85 miliardi (giugno 2017) a 6,5 euro per azione, a sconto rispetto al concambio di 8,65 a cui sono coinvolti nelle perdite i bond subordinati emessi da Mps per gli investitori esperti. Purtroppo, al Tesoro entro tre mesi tocca sborsare altri 1,5 miliardi per ristorare quei sottoscrittori di obbligazioni che esperti non erano e avevano comprato nel 2008 i bond Upper tier 2 agli sportelli Mps in tagli da mille euro”.

Al rientro in Borsa di fine 2017 l’ad Marco Morelli ha presentato agli investitori di tutto il mondo una storia di ristrutturazione, “incardinata su tre pilastri”, ricorda Repubblica. Il primo era la messa in sicurezza del bilancio senese, attraverso la cessione di 25 miliardi di sofferenze creditizie da cartolarizzare. “L’operazione, con qualche ritardo e complessità, è stata perfezionata un mese fa”. Secondo pilastro era il ritorno a finanziamenti stabili, e ci si sta arrivando, con depositi aumentati a circa 62 miliardi (51 a fine 2016) con un interesse medio sceso di 12 punti base. Sul terzo pilastro, la ripresa dell’attività commerciale, “la trimestrale al 31 dicembre dice che ancora non ci siamo: 502 milioni di perdita causata da nuove rettifiche su crediti, tra cui l’anticipo dei costi per vendere la piattaforma di gestione degli Npl (170 milioni) e nuovi accantonamenti per 95 milioni chiesti dalla Bce dopo l’ennesima ispezione”. Tutte le variabili commerciali, inoltre, risentono della perdita di masse per 40 miliardi (12 di raccolta, 28 di impieghi) con cui Mps è entrata nel 2017: il margine d’interesse cala del 12%, i ricavi del 42%, le commissioni sono ferme e l’utile operativo fa -80%.

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