skip to Main Content

Quote Rosa

Le aziende tech e il lato negativo delle quote rosa

Pinterest si è imposto negli scorsi anni di assumere una percentuale minima di donne, ma le quote rosa hanno anche un lato negativo   Che le donne siano in gamba è fuor di dubbio. Così come lo è il fatto che debbano avere gli stessi diritti degli uomini nel mondo del lavoro. Ma forse, la…

Pinterest si è imposto negli scorsi anni di assumere una percentuale minima di donne, ma le quote rosa hanno anche un lato negativo

 

Che le donne siano in gamba è fuor di dubbio. Così come lo è il fatto che debbano avere gli stessi diritti degli uomini nel mondo del lavoro. Ma forse, la parità di diritto è qualcosa che alle aziende sta sfuggendo di mano. Quelle che noi italiani chiamiamo le quote rosa impongono obiettivi che potrebbero far discriminare il merito. Ci spieghiamo: se ho l’obbligo (anche morale) di assumere 30 donne nella mia azienda, anche dinanzi ad un curriculum migliore, presentato da un uomo, dovrò scegliere il gentil sesso.

La questione delle quote rosa è molto sentita in America. Tracy Chou, nel 2013, aveva chiesto alle aziende tech di rivelare la percentuale dei loro ingegneri donna. Con grande sorpresa, Google, Apple e Facebook, tra gli altri, hanno pubblicato le loro statistiche e i loro dati su razza e genere. E Chou, poi assunta da Pinterest, è diventata un volto del movimento per la diversità di genere nel settore tecnologico. Anche l’azienda di cui faceva parte ha deciso di diventare una società attenta alle donne.

Nel 2015, Pinterest si è posto obiettivi senza precedenti: avere nel suo organico il 30% di donne. L’ambizione, però, è rimasta tale: la società, nonostante gli sforzi, aveva solo il 22% degli ingegneri donne e ha giustificato la cosa dicendo che si è concentrata sull’assunzione di donne più anziane.

Il mancato obiettivo di Pinterest e la sua successiva riduzione delle uscite, come scrive Bloomberg, testimoniano come le ambizioni in fatto di diversità di genere, in ambito tech, possono anche essere motivo di delusioni e pasticci. E motivo, anche di discriminazioni, in riferimento alla preparazione. Se è vero che non sempre l’uomo è più preparato di una donna, è anche vero il contrario. Ma l’obbligo (soprattutto morale) di avere uno staff vario, con donne e uomini di diverse provenienze, impone alle aziende la scelta solo di alcuni curriculum.

Qualcuno, a dire il vero, ha deciso di scegliere solo per meritocrazia e ha scelto i propri dipendenti senza sapere nome, Paese d’origine e altre informazioni che potessero influenzare nella scelta. Una selezione, come scrive Bloomberg, alla cieca. La cosa, però non ha portato le aziende ad assumere un numero grande di donne, ma ha dato priorità alle conoscenze e alle capacità, stimolando positivamente i dipendenti.

L’obiettivo delle quote rosa, però, non è messo da parte, nemmeno nelle aziende più meritocratiche, che puntano ad avere una squadra di lavoro mista, in modo da avere più punti di vista.

Da Pineterest a Twitter, da Facebook a Microsoft, le aziende hanno deciso di credere investire sulle donne, senza però doversi imporre obiettivi che creano tensione e ledono la stessa azienda.

Back To Top