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Se il Fintech garantisce più efficienza e minor costi

Ma c’è un problema (ed è sempre lo stesso): occorre  una rilettura complessiva di tutta la normativa  “Lo sviluppo tecnologico nel sistema finanziario ha impatto su tutte e tre le sue funzioni e cioè il sistema dei pagamenti, il trasferimento delle risorse finanziarie da risparmiatore a imprese e la gestione del risparmio”. Ne è convinto…

Ma c’è un problema (ed è sempre lo stesso): occorre  una rilettura complessiva di tutta la normativa 

“Lo sviluppo tecnologico nel sistema finanziario ha impatto su tutte e tre le sue funzioni e cioè il sistema dei pagamenti, il trasferimento delle risorse finanziarie da risparmiatore a imprese e la gestione del risparmio”. Ne è convinto Andrea Sironi, presidente di Borsa italiana ascoltato dalla commissione Finanze della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle tematiche relative all’impatto della tecnologia finanziaria sul settore finanziario, creditizio e assicurativo. “Il trasferimento delle risorse finanziarie attraverso piattaforme digitali, che è quella in cui è attiva Borsa italiana, rende più efficiente e meno costoso il processo. La nostra posizione è favorevole e non necessariamente porterà a sostituire gli attori già presenti che a volte risultano complementari – ha aggiunto Sironi -. Borsa italiana ha 400 società quotate ed è in crescita grazie anche ai provvedimento del governo e alla congiuntura e presenta una capitalizzazione di 700 miliardi di euro su diverse piattaforme: si va da quelle non quotate, la piattaforma Élite, fino ai diversi mercati come Aim Italia non regolamentato, Mta su cui ci sono le aziende più importanti e il segmento Star per le pmi maggiori”.

“La piattaforma Elite è quella più digitale in cui le imprese sono non solo italiane ma di 25 diverse paesi ed entrano in un percorso formativo per raccogliere capitali. Borsa italiana è molto attiva nella tecnologia per facilitare l’accesso al mercato dei capitali delle pmi. Crediamo che sia un obiettivo importante per un paese bancocentrico che ha i problemi che sappiamo sul credito e dove il rafforzamento patrimoniale tramite emissioni di titoli di equity ha un ruolo positivo per il sistema economico nel suo complesso. Questi sforzi sono coerenti con il quadro normativo che si sta disegnando a livello europeo, il  capital market union, dove si stanno favorendo forme di finanziamento alternativo”, ha concluso Sironi.

Elite club deal è nato nel 2012 ed è una nuova piattaforma online per il private placement dedicata alle aziende della community Elite e agli investitori professionali. L’obiettivo della nuova piattaforma è quello di mettere in collegamento imprese in forte crescita con investitori professionali in modo da reperire nuovi capitali in un contesto efficiente. “Nasce per colmare un gap culturale, per far comprendere gli strumenti necessari alla crescita e accelerare lo sviluppo delle società – ha sottolineato Marta Testi di Borsa italiana intervenuta nel corso della seduta -. Dal 2012 ci sono state 430 operazioni di finanza strutturata che hanno interessato 200 società. L’utilizzo della tecnologia è fondamentale e per questo abbiamo acquisito una partecipazione in un’azienda Fintech che poi è quella su cui la piattaforma opera. È dedicata alle aziende Elite e questo ci permette di garantire una qualità di preparazione degli emittenti che vogliono aprirsi a strumenti di equity o di debito. Gli investitori sono professionali e investono nello strumento che la società ha scelto in ba

se ai documenti che la società stessa mette e disposizione degli investitori che si sono profilati per quell’investimento. In sintesi operiamo nell’ambito Fintech con continuo sviluppo della tecnologia a favore di piccole e medie imprese. Non è solo un network di imprenditori e professionisti ma è un ecosistema in cui il ruolo delle istituzioni è importante per poter facilitare l’accesso a nuove forme di finanza”.

Secondo Paola Fico di Borsa italiana, intervenuta anch’essa nel corso della seduta, occorre un intervento “a livello normativo” una “rilettura complessiva di tutta la regolamentazione in primis comunitaria. Lo stesso legislatore italiano ha dei limiti di mandato”. Questa rilettura deve essere “razionale in un’ottica di proporzionalità che tenga conto delle differenze tra pmi e grandi imprese perché molte volte, nel tempo, le sovrapposizioni normative non hanno tenuto conto di queste esigenze di flessibilità. Chiediamo dunque che anche nel recepimento delle normative domestiche ci siano degli sgravi normativi per le pmi che hanno bisogno di essere accompagnate al mercato”, ha concluso Fico.

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