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America

Come l’Europa può e deve agire dopo i dazi Usa

Il commento di Carlo Pelanda Se ci fosse una rottura tra Ue e Stati Uniti in materia di dazi, Germania e Italia che hanno un surplus enorme nei flussi commerciali con l’America avrebbero danni tali all’export da far temere una grave recessione. Venerdì scorso, in un incontro a Bruxelles, l’Ue (che ha la delega da…

Se ci fosse una rottura tra Ue e Stati Uniti in materia di dazi, Germania e Italia che hanno un surplus enorme nei flussi commerciali con l’America avrebbero danni tali all’export da far temere una grave recessione. Venerdì scorso, in un incontro a Bruxelles, l’Ue (che ha la delega da parte delle nazioni per le politiche di commercio estero) ha chiesto al rappresentante statunitense l’esenzione dai dazi sull’importazione di acciaio (25%) e alluminio (10%) decisa dall’Amministrazione Trump. Tale esenzione è stata concessa a Messico e Canada con cui Washington sta rinegoziando i termini del Trattato di libero scambio del Nord America (Nafta) per ridurre il deficit commerciale statunitense. L’Australia anche ha avuto l’esenzione dopo aver promesso maggiori investimenti militari e ruoli più attivi nel presidio anticinese del Pacifico. Il Giappone sta negoziando in modi simili, ma con difficoltà perché Trump vuole punire la sua volontà sia di perseguire l’area di libero scambio con altre 10 nazioni del Pacifico nonostante il ritiro dell’America dal trattato, sia un accordo con l’Ue. La Cina ha annunciato che difenderà i propri interessi, ma, intelligentemente, in modo generico per lasciare spazio a negoziati segreti.

L’Ue ha minacciato ritorsioni in altri settori (dazi su moto, beni alimentari ecc.) nel caso non fosse esentata, facendo un grave errore perché ha offerto all’America la scusa per un’escalation. Infatti, Trump ha negato l’esenzione e minacciato dazi sull’importazione di auto europee e altro. La strategia di Trump è imporre dazi e poi concedere eccezioni per affermare l’idea che fa sul serio, anche per motivi elettorali interni, nell’ottenere il riequilibrio delle relazioni commerciali. In alternativa accetta più spesa militare da parte degli alleati, cioè lealtà geopolitica, in particolare dall’Ue. Questa, infatti, sta accelerando i trattati di libero scambio con il Mercosur, Giappone e tanti altri, così mostrando di voler sostituire la centralità globale del mercato statunitense.

Questo è il vero punto di frizione. Poiché l’Ue è vulnerabilissima a limitazioni del suo export verso l’America, Trump è certo di poter vincere un eventuale scontro. Pertanto sarebbe razionale per l’Ue evitarlo e aprire un negoziato di riequilibrio commerciale e della spesa militare con Washington. Servirebbe anche un coordinamento maggiore tra Germania e Italia per orientare l’Ue, non lasciando la trattativa nelle mani di funzionari che hanno già sbagliato la prima reazione alla strategia di Trump.

(articolo tratto da Italia Oggi)

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