L’equity crowdfunding sul seed capital è il primo gradino, avvicina l’imprenditore al mercato, all’equity market experience in maniera cauta, senza il salto triplo della quotazione in borsa

Frigiolini ha raccontato in particolare l’esperienza della sua azienda, sottolineando di essere stato il primo in Italia a ottenere dalle autorità “l’autorizzazione alla gestione di un portale di equity crowdfunding” realizzando “la prima raccolta di capitale di rischio assoluta in Italia. Si tratta di piccoli numeri – ha aggiunto – ma il mercato ora sta reagendo: in un mondo perfetto le aziende hanno una pluralità di fornitori anche finanziari, hanno un’area finanza che va di pari passo con le attività commerciali. Sempre in un mondo prefetto la curva di durata è ottimale per fare pagamenti a lungo termine, esiste una struttura organizzativa da manuale e il rapporto tra mezzi di terzi e mezzi propri ha dinamiche positive”. Le nostre pmi però “non sono fatte così – ha spiegato l’ad di Frigiolini & partners Merchant –. Hanno un livello di dipendenza delle passività dal sistema bancario che arriva fino all’80%. Non così in Europa dove non si supera il 50% o negli Usa che addirittura sono sotto al 30%. Chi è a un livello dell’80%, naturalmente, non ha molte cartucce per l’internazionalizzazione. Le aziende italiane, dunque, sono sottocapitalizzate e questo rappresenta un problema”. Da qui i mini bond per le pmi “che hanno portato in tutto 150 emissioni quotate in borsa, un risultato piuttosto modesto” e l’equity crowdfunding che ha visto l’Italia arrivare prima “nella normazione ma che ora sta vedendo modelli di paesi poco distanti che la sorpassano beneficiando magari del passaporto Ue”
Secondo Frigiolini uno dei problemi principali è l’asimmetria informativa totale delle aziende italiane “che non sanno nemmeno di poter far ricorso a certi strumenti” o un problema “sul piano culturale”: “L’importante è che l’impresa si appropri della consapevolezza di come contestualizzare ciò che il mercato consente di fare all’interno della propria struttura finanziaria”. Questo per “aumentare la propria consapevolezza, per colmare l’asimmetria informativa, per assumere decisione autonom
“L’equity crowdfunding sul seed capital è il primo gradino – ha ammesso Frigiolini –: avvicina l’imprenditore al mercato, all’equity market experience in maniera cauta, senza il salto triplo della quotazione in borsa. Tutti gli imprenditori che hanno buone idee ma non capitali alla fine hanno come unica way out un fondo di private equity. Provate a immaginare se alcuni progetti potessero realizzarsi con accesso semplificato all’equity. Ora l’impianto normativo lo consente. Nessuno ha pensato che ciò possa essere un’opportunità anche per la finanza di progetto delle start up. Quindi se abbiamo paura del FinTech e vogliamo farlo transitare al sistema tradizionale rischiamo di buttarlo via”, ha concluso l’ad di Frigiolini & partners Merchant.
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