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Tim, ecco chi sono (e cosa vogliono) i manager italiani proposti da Elliott contro Vivendi

Botta e risposta tra il fondo americano Elliott e i francesi di Vivendi sul futuro di Tim. Stilettate e controstilettate sono arrivate dopo l’ufficializzazione ieri delle candidature del fondo Elliott per il board dell’ex Telecom con l’obiettivo di sfilare a Vivendi il controllo dell’ex Telecom Italia. LA LETTERA DI ELLIOTT Elliott ritiene che “un board veramente…

Botta e risposta tra il fondo americano Elliott e i francesi di Vivendi sul futuro di Tim. Stilettate e controstilettate sono arrivate dopo l’ufficializzazione ieri delle candidature del fondo Elliott per il board dell’ex Telecom con l’obiettivo di sfilare a Vivendi il controllo dell’ex Telecom Italia.

LA LETTERA DI ELLIOTT

Elliott ritiene che “un board veramente indipendente sia necessario per migliorare sia la governance che le performance di Tim”. Con queste parole il fondo americano si rivolge agli azionisti di Tim in una lettera, pubblicata sul sito transformingtim.com, dove i soci possono trovare anche la biografia dei candidati proposti per un’eventuale cambio del cda.

LA QUOTA AMERICANA

Si chiariscono nel frattempo le azioni in possesso del fondo americano di Paul Singer. Il fondo Elliott ha complessivamente una partecipazione in Tim superiore al 5%. A sottolinearlo è lo stesso fondo dell’azionista Paul Singer in una lettera rivolta agli azionisti del gruppo italiano. In particolare, detiene “oltre il 3% delle azioni ordinarie” di Tim, che si vanno a sommare “ad altri strumenti finanziari, il che significa che Elliott detiene un interesse divulgabile per oltre il 5% delle azioni ordinarie della società”, si legge nella lettera.

LA STILETTATA SU CANAL PLUS

Per Elliott “esiste un chiaro percorso per trasformare Tim, migliorando la sua governance e realizzando il potenziale dell’azienda”, si legge nella lettera divulgata oggi. In particolare, le critiche al management sotto la guida di Vivendi si concentrano su “sottoperformance del titolo azionario consistente e persistente, fallimenti strategici, gestione della corporate governance e conflitti di interesse”. Riferimento indiretto, l’ultimo, alla joint venture con Canal Plus.

QUESTIONE DI PREZZO

Il fondo sostiene che “il valore delle azioni di Tim sia diminuito di oltre il 35% da quando i nominati di Vivendi hanno aderito al consiglio di amministrazione di Tim nel dicembre 2015”.

PUBLIC COMPANY?

Elliott “non vuole il controllo di Tim, ma soltanto catalizzare il cambiamento per assicurare che la compagnia sia gestita per il beneficio di tutti gli azionisti”. Un modo lanciare un messaggio indiretto: siamo per una sorta di public company, ovvero nessun intento alla Vivendi. Per questo ha presentato una lista con sei candidati “altamenti qualificati”, sottolinea la lettera, un “passo per raggiungere questo obiettivo”.

I NOMI

Nomi che cercano di smentire l’aura solo finanziaria, molto aggressiva e ben poco strategica-industriale, del fondo Elliott, noto in Italia per l’incursione in Ansaldo Energia e come finanziatore della nuova proprietà del Milan.

LE ESPERIENZE IN TLC

Quasi tutte le personalità indicate dal fondo per il cda di Tim hanno avuto un passato di rilievo in aziende telefoniche. Almeno i top manager inseriti nella lista. In primis Fulvio Conti che, oltre ad essere stato numero uno di Enel, nel ’98 è entrato in Telecom Italia rivestendo tra l’altro ruoli da cfo e managing director. Anche Rocco Sabelli, altro nome della lista di Elliott per il cda di Tim, oltre ad essere stato in passato ai vertici di Alitalia e Piaggio, dal ’93 al 2001 ha lavorato nel gruppo Telecom Italia, anche come amministratore delegato dell’ec controllata Tim nel mobile. Esperienza nei gruppi di tlc pure per Luigi Gubitosi, che compare tra i nomi espressi dal fondo Usa per soppiantare i francesi nel board di Tim: Gubitosi dal 2007 al 2001 è stato ceo di Wind.

IL RUOLO DI SAMBUCO

Nella squadra del fondo Elliott indirettamente c’è anche Roberto Sambuco, dal 2009 al 2014 capo del dipartimento Comunicazioni al ministero dello Sviluppo economico e dal 2002 al 2006 top manager di Wind. Sambuco infatti è partner dello studio Vitale & C., presieduto dall’avvocato d’affari Guido Roberto Vitale. Studio di consulenza che sta lavorando per il fondo Elliott nel dossier Tim.

LA REPLICA DI VIVENDI

Oggi per la prima volta i francesi di Vivendi si sono espressi pubblicamente per criticare mosse e obiettivi del fondo americano. Fors’anche – fa notare un addetto ai lavori – per replicare alle indiscrezioni secondo cui Genish potrebbe essere confermato a determinate condizioni da Elliott come amministratore delegato di Tim. Ecco quanto ha messo per iscritto oggi il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré: quello di Elliott è un piano “per smantellare il gruppo e destabilizzare le squadre” e “non è sicuro che creerà valore, mentre il piano industriale presentato da Amos Genish e’ forte e promettente per il futuro. Le iniziative prese negli ultimi trimestri hanno gia’ dato i loro frutti e sono state accolte favorevolmente dagli investitori”. E’ la posizione di Vivendi che comunque assicura “esaminera’ con un occhio aperto i commenti espressi da Elliott Management”. Vivendi in una nota ricorda di essere il principale azionista di Tim con quasi il 25% del capitale e assicura che esaminerà senza preclusioni i commenti fatti da Elliott “un fondo ben noto per le su iniziative a breve termine e che attualmente detiene il 3% di Tim, insieme ad altri strumenti finanziari sconosciuti e non dichiarati”.

(I VERI OBIETTIVI DI ELLIOTT E IL DOSSIER RETE PER SEDURRE LA POLITICA. L’ANALISI DI MICHELE ARNESE PER START)

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