Nuovi rapporti tra Cina e Google? Sì, grazie anche ad Intelligenza artificiale e a qualche partita di Go
Google ci riprova ancora una volta: vuole appianare i rapporti con la Cina. E così, oggi, il presidente esecutivo della casa americana, Eric Schmidt, ha incontrato nella storica città di Wuzhen, percorsa da canali e fiumi, un team di funzionari cinesi, per un vertice che potrebbe segnare la fine della guerra. Ma in realtà, saranno l’intelligenza artificiale e qualche partita a Go a far crollare i muri tra il colosso americano e Pechino. O almeno si spera, dopo anni in cui la repubblica Popolare ha deciso di bloccare tutti i servizi di Alphabet, casa madre di Big G.
La guerra Google – Cina
Dal 2006, anno dello sbarco in Cina, il motore di ricerca non ha avuto mai vita facile. Colpa della censura cinese, della Great Firewall, la Grande Muraglia predisposta dalle autorità di Pechino per imbavagliare l’informazione su Internet. Nel 2009 Big G è stato vittima di un imponente attacco informatico (partito molto probabilmente dall’interno del Paese) e nel 2010 ha deciso di trasferire tutti i server a Hong Kong.
La decisione, però, apre la strada all’ascesa del concorrente Baidu, il motore di ricerca locale, e ostacola la diffusione di servizi come Gmail e Google Maps. Nonostante tutto, però, Alphabet non si arrende e prova ad adeguarsi alle regole cinesi. E per un periodo, così, chi dalla Cina digitava nella stringa di ricerca uno dei termini proibiti dal governo di Pechino (“libertà”, “democrazia”, “corruzione”, “sciopero”, “Tibet indipendente” e il nome della setta Falun Gong) veniva avvisato da un popup che la “ricerca potrebbe causare un’interruzione temporanea della connessione a Google. Questo problema è al di fuori del nostro controllo”. Più volte attivato e più volte disattivo, questo avviso è stato oggetto di una lunga battaglia con il Goveno asiatico, fino a portare alla definitiva rottura dei rapporti.
La grande assente
La Cina è la grande assenza nell’elenco dei successi di Google. Pechino rimane la più grande lacuna nel suo dominio mondiale come motore di ricerca . Sì, perchè mentre Android è un software mobile diffusissimo nel Paese, altri servizi tra cui la ricerca, Gmail, le applicazioni e le mappe sono bloccati.
Un nuovo inizio?
Ora che il Presidente di Google Eric Schmidt ha incontrato nella città cinese di Wuzhen alcuni funzionari del governo cinese, la speranza di nuovi rapporti sembra essere tornata. In un lungo vertice, gli esperti di Big G e gli studiosi locali si sono confrontati su di un nuovo possibile ritorno del colosso della tecnologia a Pechina. Difficile predire il futuro, ma sicuramente il peggio sembra esser passato.
“E ‘un piacere essere di nuovo in Cina, un paese che ammiro moltissimo”, ha detto Eric Schmidt. “Quello che vedete davanti a voi è una straordinaria occasione per cambiare il mondo.” Il tono di Schmidt è stato completamente diverso da quello avuto nel 2010, quando Google dichiarava di volersi arrendere e abbandonare Pechino.
Non è certo un mistero che Il gigante di Internet voglia nuovamente debuttare sul mercato della seconda più grande economia del mondo. Ma i vecchi problemi, dobbiamo ammetere, restano. La Cina rimane ancora un regime rigidamente controllato che non consente al popolo l’accesso a Facebook e Twitter e che prova a favorire (esclusivamente) la crescita delle aziende nazionali, come Tencent Holdings Ltd. e Alibaba Group Holding Ltd.
L’intelligenza artificiale conquista Pechino
A giocare un ruolo di primo piano in questo processo di riavvicinamento, però, è l’intelligenza artificiale AlphaGo, messa a punto da Google e chiamata a disputare qualche partita di Go (popolarissimo e antichissimo gioco da tavolo strategico che vede i due sfidanti muovere delle pietre bianche e nere su una scacchiera cercando di prendere il controllo di un’area quanto più estesa possibile del campo). contro il campione cinese Ke Jie. Il primo dei tre match, in realtà, è stato già disputato e la macchina ha vinto la sua partita.
La prossima partita è fissata per giovedì: se Ke Jie riuscirà a vincere, allora la ‘bella’ verrà giocata domenica. “AlphaGo è come un dio dei giocatori Go”, ha detto ai giornalisti Ke Jie dopo la partita. “Sapevo che avrei perso, ecco perchè avevo quel sorriso amaro sulla mia faccia”.
La vittoria di AlphaGo ovviamente posiziona Google come leader nel mondo dei computer super-intelligenti di prossima generazione. E questo potrebbe favorire i nuovi rapporti con la Repubblica Popolare Cinese.
La Censura Cinese oltre confine
Sfuggire al controllo e alla censura cinese è impossibile. Come racconta Bloomberg, gli utenti della piattaforma di messaggistica istantanea Wechat sono controllati e censurati e non possono sfuggire al sistema anche se lasciano la Cina o decidono di passare a un numero di telefono d’oltremare.
Sì, secondo uno studio della University of Toronto Citizen Lab, gli account Wechat registrati con un numero di telefono cinese sono controllati in qualsiasi parte del mondo. Anche se cambiano numero (e mantengono lo stesso nome utente). Insomma, la Tencent Holdings Ltd. può espandere il servizio di messaggistica più popolare della Cina anche all’estero, pur rispettando i controlli governativi nazionali in materia di informazione.
“L’idea che non si può sfuggire ad un sistema di censura che viene imposto al momento della registrazione, è preoccupante”, ha detto Jason D. Ng, ricercatore presso il Citizen Lab.
WeChat conta 846 milioni di utenti attivi. L’azienda censura tutte le notizie e i messaggi ritenuti sensibili e blocca l’invio di tutti i testi privati che contengono determinate parole.
“Negli ultimi anni, Wechat ha subito numerose pressioni normative”, si legge nel rapporto. “Le normative sempre più severe ci hanno portato a sospettare che le comunicazioni su Wechat possono essere monitorate.”
E’ per questo che i ricercatori hanno testato 26.821 parole chiave che erano già state bloccate e censurate su altri siti web, tra cui Weibo Corp. e YY Inc Essi, scoprendo che ben 174 parole ed espressioni, come “Tibet libero” e “ISIS crisi” hanno innescato la censura. In pratica, se queste parole vengono rilevate dai server Wechat, in Cina, il messaggio non verrà inviato.
La censura, in Cina, non è certo una novità. La Cyberspace Administration of China, l’ente statale di supervisione di internet, obbliga i più grandi portali web cinesi a non riportare più notizie originali. La Cina intende avere, come spiega Bloomberg, il pieno controllo delle informazioni che circolano online, censurando qualsiasi cosa che possa danneggiare l’immagine del partito comunista al potere.
Le restrizioni hanno avuto importanti ricadute anche su alcuni dei siti web asiatici più visitati, come Sina, Sohu e Netease, che sono stati chiusi negli ultimi giorni e che dovranno pagare importanti multe per avere «seriamente violato» le regole di internet sui contenuti pubblicati e avere causato «enormi effetti negativi». Di quali contenuti parliamo? Della notizia delle violente piogge che si sono abbattute sul nord-est della Cina nei giorni scorsi, provocando oltre 130 morti e centinaia di milioni di danni per almeno centinaia di milioni di dollari nella sola provincia dello Hebei (vicino Pechino).