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Carige, tutte le tensioni latenti fra Malacalza, Mincione e Fiorentino

Tensioni tra vertici della banca e alcuni azionisti. Fibrillazioni tra maggiori soci. Non vive in acque tranquilla Banca Carige. Anche se l’amministratore delegato, Paolo Fiorentino, cerca di buttare acqua sul fuoco. Facciamo il punto su presente e futuro dell’istituto ligure ripercorrendo le ultime vicissitudini e partendo però dalle parole del numero uno della banca. E…

Tensioni tra vertici della banca e alcuni azionisti. Fibrillazioni tra maggiori soci. Non vive in acque tranquilla Banca Carige. Anche se l’amministratore delegato, Paolo Fiorentino, cerca di buttare acqua sul fuoco. Facciamo il punto su presente e futuro dell’istituto ligure ripercorrendo le ultime vicissitudini e partendo però dalle parole del numero uno della banca. E oggi in Borsa il titolo Carige è salito, mentre è passato di mano circa l’1,5% del capitale. Gli occhi degli analisti in Borsa sono sempre puntati sulle mosse del finanziere Raffaele Mincione. Ma iniziamo con le parole del capo azienda Paolo Fiorentino.

LE PAROLE DI FIORENTINO

“La banca in questo momento ha bisogno di stabilità. Come manager lavoro perché ci sia. Elementi che possano creare instabilità non sono l’ideale, ma poi naturalmente ognuno gestisce i propri diritti garantiti dal codice e capisco che il diritto possa vincere sull’opportunità”. E’ quanto ha detto nel fine settimana l’amministratore delegato di Carige, Paolo Fiorentino, in una intervista in cui ha fatto il punto della situazione su conti, governance, rapporti con gli azionisti e non solo: “Ho scambiato qualche opinione con Mincione – ha detto Fiorentino – e mi ha confermato che è entrato perché condivide il piano di rilancio. Mi sembra che gli azionisti vogliano tutti la stessa cosa: magari se si parlassero potrebbero andare d’accordo”. Su Malacalza, “i rapporti con l’ingegnere sono improntati a una dialettica impegnativa che entrambi consideriamo costruttiva. Nessuno dei due ha agende personali”, ha dichiarato Fiorentino.

L’ATTIVISMO SILENZIOSO DI MALACALZA

Al di là delle parole inevitabilmente diplomatiche del capo azienda, non si arrestano le tensioni spesso sottotraccia tra vertici e azionisti, e tra gli stessi azionisti, come raccontato peraltro nei giorni scorsi da Start Magazine. La dialettica, anche all’interno del consiglio, è quanto meno vivace. Ha scritto nei giorni scorsi il Sole 24 Ore: “Nell’ultimo lungo consiglio di amministrazione che ha stoppato la richiesta di Mincione non sono mancate le discussioni e il vicepresidente, Vittorio Malacalza, da tempo critico con l’ad, Fiorentino, ha lasciato il board prima che fosse approvato, all’unanimità dei presenti, il bilancio 2017, chiuso con una perdita di 388,4 milioni, superiore ai 380,5 milioni del preliminare”.
Dopo la chiusura dell’aumento di capitale, peraltro, la Malacalza Investimenti, aveva inviato una dura lettera al cda, contestando la gestione dell’operazione, che ha raccolto, come si è accennato, 544 milioni di euro e ne è costata quasi 52 in commissioni.

LE PROSSIME MOSSE DI MINCIONE

Il finanziere Raffaele Mincione, che controlla il 5,428% di Banca Carige attraverso The Capital Investment Trust, si preparerebbe ora a chiedere la convocazione di un’assemblea per revocare il consiglio di amministrazione dell’istituto genovese. Lo confermano ambienti finanziari, dopo una serie di indiscrezioni in merito alla sua intenzione di rispondere proprio con quell’azione alla chiusura, nei suoi confronti, manifestata martedì scorso dal cda.

LA LETTERA DELLA DISCORDIA

Mincione, con una lettera del 23 febbraio, indirizzata al presidente del consiglio di amministrazione della banca, Giuseppe Tesauro, aveva chiesto un rimpasto nel board che consentisse alla sua società, di avere una rappresentanza all’interno dell’organismo. Richiesta che è stata respinta al mittente dal consiglio di amministrazione. Il consiglio ha risposto con un niet, parlando di «insussistenza dei presupposti per poter accogliere al momento le istanze di rappresentatività del nuovo azionista nella attuale composizione consiliare».

IL CALENDARIO

Il calendario degli eventi societari di Carige, peraltro, prevede un’assemblea il 29 marzo, ricorda il Sole 24 Ore: “All’appuntamento il finanziere con base a Londra potrebbe presentarsi con una quota azionaria più cospicua dell’attuale, essendo intenzionato a salire nelle quote della banca genovese e potendo acquistare fino al 9,9% del capitale senza bisogno di un’autorizzazione di Bankitalia. A quel punto la posizione di Mincione potrebbe essere vicina (o superiore) a quella di Gabriele Volpi, che con la Compania Financiera Lonestar detiene il 9,087% di Carige”.

LO SCENARIO

A quel punto si vedrà in assemblea, all’interno della quale il socio di riferimento è Malacalza, con il 20,6% (e la possibilità di crescere fino al 28%), quale lista otterrà la maggioranza dei voti, a fronte di un azionariato che ha registrato, con l’aumento di capitale da 544 milioni, l’ingresso di molti fondi.

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