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Brexit

Brexit senza mezze misure. Londra fuori da mercato Ue

Sarà una “hard Brexit” quella di Londra, che uscirà anche dal mercato interno Ue, puntando ad un accordo di libero scambio Non ci sono mezze misure per la “hard Brexit” scelta da Theresa May, che intende togliere la Gran Bretagna non solo dalle faccende politiche Ue, ma anche dal mercato interno del Vecchio Continente. Lo ha…

Sarà una “hard Brexit” quella di Londra, che uscirà anche dal mercato interno Ue, puntando ad un accordo di libero scambio

Non ci sono mezze misure per la “hard Brexit” scelta da Theresa May, che intende togliere la Gran Bretagna non solo dalle faccende politiche Ue, ma anche dal mercato interno del Vecchio Continente. Lo ha annunciato lo stesso Primo Ministro dal palco di Lancaster House: i colloqui Ue-Londra non si risolveranno con un compromesso, ma con una chiusura netta verso quello che rappresenta il passato.

Brexit: si punta su accordo di libero scambio

Quello che vuole Londra è “un accordo di libero scambio basato sulla piena reciprocità con i partner Ue. Accordo per l’accesso al mercato Ue che non potrà essere adesione al mercato interno”, spiega Theresa May. Restare ancorati al mercato Ue e alle sue leggi “significherebbe non lasciare l’Unione europea”.

Dunque, la soluzione proposta dalla Premier May prevede l’uscita di Londra da tutte le istituzioni, con il ritorno della sovranità britannica sulle corti europee.

Londra -Ue: Accordo difficile?

BrexitTrovare un accordo non sarà certo facile, la partita anglo-europea che stiamo per giocare sembra davvero ostica. “Meglio nessun accordo che un cattivo accordo” ha chiarito Theresa May dal palco di Lancaster House. “So che alcuni Paesi invocano condizioni punitive per Londra, sarebbe un atto di autolesionismo, perché noi siamo liberi di promuovere fiscalità e condizioni tali da attrarre investimenti e imprese”.

Londra e una nuova fiscalità

A dirla tutta, Londra sta già giocando le sue carte in tema di fiscalità e investimenti. Per limitare gli effetti della Brexit e lasciare che Londra sia sempre una città attraente per le grandi aziende, Theresa May vorrebbe portare la corporate tax dall’attuale 20% al 15%, sfidando la vicina Irlanda, dove le tasse sono al 12,5%.

Ma se è vero che soluzioni di questo tipo potrebbero funzionare con le aziende, è anche vero che Londra deve pensare (ancora) ad una buona strategia per tenersi le Banche, che con la Brexit, potrebbero vedere diminuire operazioni e benefici ed esser dunque costretti a scappare, magari a New York. La Grande Mela conosce i mercati in profondità ed è l’unica che può rivaleggiare a livello di competenze e norme vantate da Londra.

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