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Brexit

Brexit, cosa è stato deciso fino ad ora

Brexit: Gran Bretagna e Ue trovano un primo accordo, ufficioso, su come saranno trattati i cittadini Ue residenti in Inghilterra   I negoziati per la Brexit sono iniziati solo pochi giorni fa. Non sono stati delineati ancora (è troppo presto) gli accordi sul mercato e commercio, ma qualcosa su quello che potrebbe essere l’accordo è…

Brexit: Gran Bretagna e Ue trovano un primo accordo, ufficioso, su come saranno trattati i cittadini Ue residenti in Inghilterra

 

I negoziati per la Brexit sono iniziati solo pochi giorni fa. Non sono stati delineati ancora (è troppo presto) gli accordi sul mercato e commercio, ma qualcosa su quello che potrebbe essere l’accordo è già saltato fuori. A dirla tutta, si tratta di una idea  della Gran Bretagna, che Theresa May  ha comunicato nel corso della due giorni di Consiglio Europeo, l’ultimo a cui partecipa Londra.

Durante la cena tenutasi a Bruxelles il 22 giugno, Theresa May ha tranquillizzato i Ventisette sulla questione che tanto premeva all’Europa: la presenza di cittadini Ue in Inghilterra. Ma andiamo per gradi.

L’apertura dei negoziati

BrexitI negoziati hanno preso il via la mattina del 19 giugno alle ore 11, nella sede della Commissione Ue a Bruxelles. Esattamente un anno dopo dal voto del Referendum.

A negoziare per i Ventisette è Michel Barnier; dall’altra parte c’è il segretario di Stato britannico per l’uscita dall’Unione europea, David Davis.

L’Europa intende identificare subito “priorità e calendario”, ha commentato Michel Barnier.

“Sebbene ci siano senza dubbio tempi di sfida davanti a noi, faremo tutto il possibile per dare un accordo che sia nel miglior interesse di tutti i cittadini”, ha invece commentato David Davis.

Le decisioni di Theresa May sui cittadini Europei

A sorpresa,  Theresa May ha avanzato nelle scorse ore una prima proposta su come verranno trattati dopo Brexit i cittadini di paesi europei che vivono nel Regno Unito. Se prima l’idea di una hard Brexit ha fatto temere il peggio, oggi che si fa avanti l’ipotesi di una soft Brexit, i Ventisette possono stare più tranquilli.

May ha comunicato a tutti che anche dopo l’uscita dall’Ue, darebbe la possibilità ai cittadini dell’UE che si sono trasferiti in Regno Unito prima dell’effettiva uscita dall’Unione di rimanere e di avere gli stessi diritti legati al welfare, alla sanità e all’istruzione dei cittadini britannici. Una decisione importante, non solo per le conseguenze in sé, ma anche perchè distende l’atmosfera dei trattati. La stessa May ha definito la sua proposta “giusta e seria”.

Proprio la questione stranieri era quella che maggiormente preoccupava i Ventisette stati membri dell’Ue: il trattamento riservato agli stranieri residenti nel Regno Unito sarà uno dei primi punti dei negoziati che dovrà essere risolto anche ufficialmente.

Un nuovo status per i cittadini di paesi europei

Secondo quanto accennato dalla Premier Britannica, è in previsione la definizione di un nuovo status che verrebbe garantito ai cittadini di paesi europei che vivono nel Regno Unito da almeno cinque anni, definiti da Theresa May “settled EU”.

Non solo: secondo la proposta, questo status dovrà essere garantito anche alle persone che si trasferiranno nel Regno Unito prima dell’effettiva Brexit, che dovrebbe avvenire nel marzo 2019 e ai cittadini Ue che lo faranno entro un certo periodo successivo (per un massimo, secondo quanto stato ipotizzato, di due anni). Anche coloro che si trasferiranno entro due anni dall’avvenyuta Brexit, dunque, e dopo aver maturato cinque anni di residenza nel Regno Unito, si otterrà lo status di “settled EU”. Significa che oltre a poter rimanere nel Regno Unito, potranno godere degli stessi diritti dei cittadini britannici, per quanto riguarda welfare e assistenza sanitaria, e li manterranno per tutta la vita. May ha però specificato che questi diritti saranno garantiti soltanto se i paesi europei faranno lo stesso con i cittadini britannici residenti all’estero.

Al termine dei due anni successivi all’effettiva Brexit, i diritti degli immigrati europei nel Regno Unito saranno regolati dal sistema che sostituirà la libertà di movimento attualmente in vigore tra i paesi dell’UE.

L’umanità di Theresa May

Le parole della Premier Britanncia, non solo tranquillizzano i Ventisette, ma fanno trasparire tutta l’umanità di Theresa May, fino ad oggi sembrata severa e pronta ad una Brexit davvero dura. La May sarebbe pronta ad adottare le misure sopra citate dal momento che non vuole vedere nessuna famiglia divisa o persone costrette ad andarsene dal Regno Unito per via di Brexit.

All’Ue non basta

“Quella sui diritti dei cittadini europei è solo un primo passo, ma non è sufficiente”,  ha commentato il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker circa la proposta del premier britannico Theresa May.

Un precedente importante

I negoziati in corso sono davvero importanti. E non solo perchè andranno a definire i nuovi rapporti tra Londra ed Europa, ma perchè la Gran Bretagna è la prima ad uscire dall’Ue. Questo significa che tutto quello che verrà deciso ora, potrebbe essere utilizzato in altra sede, nel caso si verificasse un’altra uscita.

Dunque, questa volta si decidono le regole del gioco che un giorno potrebbero valere per un altro Paese.

Una Brexit più Soft

Se non sarà hard Brexit, sarà soft Brexit. Ma cosa significa tutto questo? Difficile stabilirlo con certezza, dal momento che non esiste una definizione rigorosa dei termini.

La hard Brexit progettata in passato da Theresa May poteva comportare che Londra abbandonasse l’Unione Europea, tutti i trattati e le istituzioni europee di cui fa parte, nonché il ‘mercato unico’ e interrompa la libera circolazione delle persone.

Una Brexit soft, invece, potrebbe essere simile alle scelte della Norvegia, che è un membro del mercato unico e deve accettare la libera circolazione delle persone, pur restando fuori dall’Ue a 28. Quello che è certo è che ad oggi pochi vogliono mettere in discussione l’unione doganale, tantomeno i nordirlandesi del Dup, mentre cresce il numero dei deputati che affermano che rinunciare al mercato unico europeo sarebbe uno sbaglio. Questo cambia i vecchi piani di Theresa May, che dovrà sicuramente tener conto di tutto questo nella definizione dei futuri accordi commerciali.

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