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Alitalia

Alitalia: chi vuole comprare l’azienda

Delta e Ryanair sarebbero interessate ad acquisire Alitalia, ma solo a pezzi. Anche Ethiad, ex azionista, potrebbe rifarsi avanti   Alitalia sarà pure in perdita, ma ancora ha un forte appeal su fondi specializzati nel trasporto aereo e sulle compagnie più solide. Questo almeno è quello che testimoniano le 32 manifestazioni di interesse per l’acquisto…

Delta e Ryanair sarebbero interessate ad acquisire Alitalia, ma solo a pezzi. Anche Ethiad, ex azionista, potrebbe rifarsi avanti

 

Alitalia sarà pure in perdita, ma ancora ha un forte appeal su fondi specializzati nel trasporto aereo e sulle compagnie più solide. Questo almeno è quello che testimoniano le 32 manifestazioni di interesse per l’acquisto della società, ora Commissariata. Non è detto, ovvio, che le offerte siano risolutive ma il loro ampio numero fa ben sperare che la fine del marchio italiano sia vicina.

Intanto, per provare a far quadrare i conti i Commissari  intende ricorrere alla cassa integrazione straordinaria per 1.358 addetti, di cui 311, tutti del personale di terra, a zero ore. Ma andiamo per gradi.

La crisi infinita di Alitalia

Per la terza volta in meno di dieci anni Alitalia è a rischio di fallimento. Insomma, la crisi dell’azienda sembra tonare ciclicamente, come se fosse un appuntamento fisso. Se nel 2008 fu scongiurata ua fusione con AirFrance da alcuni “capitani coraggiosi” che decisero di intervenire in nome della salvaguardia dell’italianità, sei anni dopo proprio la fusione con la compagnia tranalpina sembrava essere la soluzione migliore per salvarsi. Ma ad accaparrarsi Alitalia, in quel caso, furono alla fine gli emirati di Etihad. A distanza di un anno e mezzo la compagnia aerea si ritrova nuovamente in punto di fallimento, con perdite di mezzo milione di euro al giorno, secondo quanto dichiarato dal presidente, Luca Cordero di Montezemolo.

La crisi di Alitalia è ben più profonda. Sono mancate le giuste strategie e ci sono state scelte imprenditoriali sbagliate ( con il senno di poi). I problemi dell’exo compagnia di bandiera risalgono agli anni ’90. E non sono mai stati realmente risolti, nemmeno dalla compagnia extra comunitaria.

I finanziamenti di Ethiad non hanno salvato l’azienda, che dopo pochi anni si è ritrovata in una più profonda e difficile crisi. Si è pensato alla vendita, alla trasformazione dell’azienda in una compagnia low cost, per poi arrivare un programma di risanamento stipulato nelle scorse settimane tra azienda e sindacati sul tavolo del Governo.

Il piano prAlitaliaevedeva una riduzione degli esuberi complessivi, che scendono a quota 1.700 dai 2.037 preventivati. In particolare, tra i contratti a tempo determinato gli esuberi passano dai 1.338 richiesti a 980.

Il piano quinquennale, poi, prevedeva tagli agli stipendi per chi vola (fino al 20% in alcuni casi, e con una media dell’8%), tagli ai permessi (102 annui). Sempre secondo il piano i contratti di solidarietà sarebbero andati avanti fino alla scadenza prevista per legge al 24 settembre 2018.

Le misure per frenare la crisi, però, non sono piaciute ai dipendenti, che chiamati a votare in un Referendum a Roma, Milano e sedi periferiche, hanno bocciato le proposte. Alitalia è stata dunque Commissariata, è arrivato un prestito ponte per garantire i viaggi nel breve termine e si attende la salvezza, che potrebbe arrivare solo dall’acquisto da parte di qualcuno.

Il Commissariamento

La crisi infinita ha portato la campagnoia aerea in mano a un triumvirato: Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari sono i tre commissari straordinari ai quali il governo ha affidato all’inizio di maggio 2017 le redini della società. A loro spetterà tirare fuori la società dalle cattive acque in cui naviga e definire un piano di salvataggio.

Le manifestazioni di interesse

Tra le opzioni di salvataggio c’è la vendita. E le compagnie che vogliono Alitalia non mancano: le manifestazioni di interesse acquisite dai commissari sono ben 32. Ora bisognerà valutare se tutte le manifestazioni di interesse corrispondono ai requisiti richiesti.: il numer reale dunque potrebbe ridursi.

Tra gli interessati si sarebbero Delta Airlines e British Airwais, si vocifera che anche Etihad, che era partner al 49% di Alitalia, voglia la compagnia di bandiera. E ancora: si sono fatti avanti fondi di private equity e nomi civetta come quello di Fabio Scaccia, lo sconosciuto docente di materie aeronautiche all’istituto tecnico industriale Don Giuseppe Morosini a Ferentino, in provincia di Frosinone che, a gennaio 2007 depositò una delle 11 offerte per la privatizzazione da parte del Tesoro.

Ad una prima scrematura delle offerte seguirà, per le compagnie interessate e selezionate, l’accesso alla data room che sarà virtuale (potrebbe partire lunedì 12 per durare circa un mese). Il compito dei commisari e advisor sarà quello di verificare l’esistenza dei requisiti e credenziali richiesta, a cominciare da quelli sulla sostenibilità. Il prossimo step sarebbe in calendario a fine luglio con le offerte non vincolanti.

“Sono fiducioso come lo sono sempre stato. Ho sempre detto che si troverà una soluzione a questa crisi industriale”, ha detto il ministro dei trasporti Graziano Delrio.

Chi vuole comprare Alitalia, a pezzi. E chi no

Non tutti i nomi di colori che hanno manifestato il proprio interesse saranno resi noti, ma qualche indiscrezione su chi vuole acquisire la Compagnia di Bandiera c’è già. A dirla tutta sono le stesse compagnie aeree che escono allo scoperto, volutamente.

È il caso di Ryanair che ha dichiarato di aver presentato una manifestazione d’interesse, ma non rivolta all’acquisto della compagnia. No la compagnia low cost sarebbe “solo” interessata alla collaborazione industriale per alimentare il lungo raggio di Alitalia; e ha assicurato che se Alitalia nel periodo estivo riducesse l’offerta, sarebbe pronta a colmare eventuali vuoti, mettendo a disposizione fino a 20 aerei. Anche l'(ex) azionista Etihad potrebbe rimettersi in gioco, magari per una coordata.

deltaCome già detto, tra coloro che vorrebbero acquisire la compagnai italiana ci sarebbe Delta, almeno secondo le dichiarazioni dei giorni scorsi. Delta è la più grande compagnia del mondo, fa parte dell’alleanza Skyeam e dell’accordo a quattro (con AF, Klm e Alitalia, appunto) per le rotte transatlantiche. Ma facciamo attenzione: Deltà è una compagni americane e otrebbe rilevare fino al 49% di una compagnia europea, come a suo tempo fece Etihad. In questo caso potrebbe intervenire Air France, per una coordata. Nei prossimi mesi, però, potrebbe cadere il vincolo dl “49%” per le compagnie non comunitarie e tutto potrebbe cambiare. “Prima di fare il commissario avevo già affermato che in un contesto di aperta competizione certi vincoli sono anacronistici. Ma noi dobbiamo misurarci con le leggi e le condizioni esistenti. Non è compito dei commissari entrare nel merito di aspetti normativi”, ha affermato il commissario Alitalia, Paleari.

Non sarebbero interessate, invece, Lufthansa (che, però, potrebbe acquistare gli aerei in caso di spezzatino) e British-Iberia.

La cassa integrazione

In attesa di una soluzione che potrebbe slvare società e dipendenti, Alitalia naviga in brutte acque. Ed è per questo che la società intende ricorrere alla cassa integrazione straordinaria per 1.358 addetti, di cui 311, tutti del personale di terra, a zero ore. La questione è emersa durante l’incontro azienda-sindacati.

“Per quanto riguarda il personale navigante la Cigs è a rotazione, da un massimo di 5 giorni al mese a un minimo di 1,5 giorni, e riguarda 190 piloti e 340 assistenti di volo. Per il personale di terra, la cassa riguarda 828 addetti. Alcuno settori come il check-in e il ‘ground’ non prevedono cassa integrazione a zero ore, mentre in altri settori e in misura molto diversa l’azienda vorrebbe mettere in cassa integrazione a zero ore 311 dipendenti. In linea di massima, la proposta non ci sembra accettabile, visto che la cassa integrazione a zero ore concentrata in alcuni settori si tradurrebbe in esuberi veri e propri. Comunque faremo un approfondimento con due incontri a cui parteciperanno le rappresentanze sindacali e aziendali lunedì 12 e martedì 13 per arrivare alla conclusione tra il 16 e il 19 del mese. D’altronde l’azienda può ricorrere alla Cig anche senza un accordo sindacale”, ha spiegato il segretario nazionale della Filt Cgil, Nino Cortorillo. E l’accordo potrebbe anche non arrivare.

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