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Starlink e non solo, tutte le sfide regolatorie per le costellazioni in orbita bassa

Con i suoi quasi 7mila satelliti in orbita bassa, SpaceX punta ad espandere la costellazione Starlink fino a 42mila satelliti nei prossimi anni. Ma non saranno gli unici in orbita. I quadri di governance tradizionali, come l'Outer Space Treaty del 1967, provano ad affrontare le sfide poste da queste nuove realtà, come quella dei detriti spaziali

Si continua a dibattere nel nostro paese sull’utilizzo di Starlink, la costellazione di satelliti per connessioni internet della società aerospaziale di Elon Musk.

Se il progetto di SpaceX, nato nel 2015 dall’idea di Musk, sta incontrando diverse critiche legate allo status attuale di monopolio del servizio, in realtà era già finito al centro delle polemiche, principalmente a causa del potenziale dei satelliti di ingombrare il cielo e della quantità di detriti spaziali che potrebbero creare nel corso degli anni.

L’orbita terrestre bassa sta diventando infatti sempre più affollata: oltre i 6.700 satelliti Starlink attualmente in orbita, SpaceX punta ad espandere la sua costellazione fino a 42mila satelliti.

Ma SpaceX non è l’unica azienda con piani per stabilire una megacostellazione in orbita. Per esempio c’è il progetto Kuiper di Amazon che ha l’autorizzazione di lanciare 3.236 satelliti da posizionare nella parte bassa dell’orbita terrestre. Anche se alcuni di questi progetti fallissero, entro la fine del decennio ci potrebbero essere decine di migliaia di oggetti nello spazio in più.

Negli Stati Uniti è previsto che la Federal Communications Commission (Fcc) concede licenze per l’uso dello spettro di radiofrequenze per le attività spaziali. La Fcc ha anche istituito lo Space Bureau per elaborare le domande di licenza satellitare e affrontare le questioni relative ai detriti orbitali.

Non ci sono leggi internazionali sui detriti, ma negli ultimi anni paesi e agenzie spaziali hanno iniziato a elaborare proposte e regole nazionali per affrontare il problema.

Tuttavia, la natura a duplice uso di Starlink complica la regolamentazione internazionale e sottolinea la necessità di strutture legali aggiornate per gestire la crescente sovrapposizione tra innovazione civile e ambizioni di difesa, rileva la testa Debuglies.com.

Tutti i dettagli.

PIÙ CHE CINQUANTENNE L’OUTER SPACE TREATY

Per regolamentare le attività nello spazio, tra cui quella del lancio di satelliti, si applica il diritto spaziale internazionale. Lo strumento giuridico primario è l’Outer Space Treaty del 1967,  “Trattato sullo spazio extra-atmosferico”.

All’Outer Space Treaty hanno fatto seguito quattro trattati regolanti specifici aspetti dell’azione statale nello spazio, in particolare: l’Accordo sul salvataggio e il ritorno degli astronauti e sulla restituzione di oggetti lanciati nello spazio del 1968; la Convenzione sulla responsabilità internazionale per danni causati da oggetti spaziali del 1972; la Convenzione sull’immatricolazione di oggetti spaziali del 1975e l’Accordo relativo all’attività degli Stati sulla Luna e sugli altri corpi celesti del 1979.

Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico a rappresentare oggi la spina dorsale della legge spaziale.

Ormai cinquantasette anni fa, gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica e il Regno Unito aprirono alla firma un trattato, approvato dalle Nazioni Unite, chiamato Outer Space Treaty, il primo trattato internazionale nel campo spaziale. Ad oggi 102 nazioni ne fanno parte dalla firma nel 1967. Da allora, il trattato ha contribuito a garantire l’esplorazione pacifica dello spazio, oltre a fornire un quadro duraturo su come le nazioni dovrebbero comportarsi nell’orbita terrestre e oltre.

Ma la caratteristica del Trattato sullo spazio extra-atmosferico è che non è troppo dettagliato. “Non risolve tutti i problemi”, ha spiegato a The Verge Henry Hertzfeld, professore di ricerca di politica spaziale e affari internazionali alla George Washington University. Il documento è lungo solo 17 brevi articoli.

COSA PREVEDE IL TRATTATO SULLO SPAZIO EXTRA-ATMOSFERICO

Nel frattempo aziende private come SpaceX, Blue Origin e Virgin Galactic stanno fiorendo nello spazio, offrendo servizi di lancio, turismo spaziale commerciale, telecomunicazioni e GPS. SpaceX, che gestisce i satelliti Starlink, prevede di aumentare la sua costellazione a 42.000 satelliti. La legge spaziale non impedisce attualmente ad attori, pubblici o privati, di lanciare un gran numero di satelliti nello spazio. Tuttavia, proprio come gli oceani possono essere sovrasfruttati, i detriti spaziali possono creare seri problemi per i futuri utilizzi dello spazio.

Le disposizioni del Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, che stabiliscono il quadro di base del diritto spaziale, sono troppo generiche per affrontare i problemi complessi e relativamente nuovi dei detriti spaziali.

LA QUESTIONE DEI DETRITI SPAZIALI

Per poter lanciare negli Stati Uniti, SpaceX ha dovuto ottenere una licenza dalla Fcc e, per ottenere una licenza, il progetto deve dimostrare la conformità con la mitigazione dei detriti spaziali.

Secondo l’azienda, i satelliti Starlink soddisferanno o supereranno tutti gli standard normativi e di settore per mantenere lo spazio libero da detriti.

Tuttavia, come osservato da Stijn Lemmens, membro dello staff dello Space Debris Office dell’Agenzia spaziale europea (Esa), è solo dopo il lancio che sappiamo quanto sia stato responsabile il loro comportamento.

GLI EVENTUALI DANNI CAUSATI

Un aspetto importante della questione è il danno causato dai detriti spaziali e la responsabilità per tali danni. L’articolo VII del Trattato sullo spazio extra-atmosferico ritiene uno Stato di lancio internazionalmente responsabile di risarcire i danni causati dal suo oggetto o componente spaziale a un altro Stato parte del Trattato sullo spazio extra-atmosferico o alle sue persone fisiche o giuridiche. La Convenzione sulla responsabilità ha elaborato queste disposizioni affermando che la responsabilità di pagare un risarcimento è assoluta se il danno è causato sulla superficie della Terra o ad aeromobili in volo. Per i danni causati “altrove che sulla superficie della Terra a un oggetto spaziale di un altro Stato di lancio o a persone o proprietà a bordo di tale oggetto spaziale”, la responsabilità di pagare un risarcimento sorge se la colpa può essere attribuita allo Stato di lancio o alle persone di cui è responsabile.

IL RAPPORTO DELLA FAA DEL 2023

Nel suo rapporto del 2023, la Federal Aviation Administration (Faa), autorità di regolamentazione dell’aviazione statunitense che supervisiona l’attività di lancio di razzi privati, ha sostenuto che entro il 2035 almeno 28.000 frammenti pericolosi provenienti dai satelliti in deorbita e dai razzi che li lanciano potrebbero sopravvivere al rientro ogni anno, soprattutto se i piani di rapida espansione Starlink proseguono di questo passo.

Secondo il rapporto della Faa, Starlink rappresenta oltre l’85% del rischio previsto per le persone a terra e per l’aviazione derivante dalla caduta di detriti nell’arco di tempo.

Dal 2019 a oggi SpaceX ha lanciato oltre 6mila satelliti Starlink e ha il permesso della Federal Communications Commission (Fcc) degli Stati Uniti di espandere la costellazione fino a 12.000 satelliti in orbita bassa. Non solo, lo scorso novembre la società di Musk ha ricevuto i permessi dalla Fcc per modificare la costellazione Starlink di nuova generazione, chiamata Gen2.

LE TRATTATIVE DELL’ESA PER L’ADESIONE ALLA ZERO DEBRIS CHARTER

Infine, lo scorso ottobre il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea ha dichiarato a Reuters che l’Esa è in trattative con SpaceX sulla possibilità che la società aderisca alla carta internazionale progettata per ridurre uno sciame crescente di detriti nello spazio, la Zero Debris Charter.

Josef Aschbacher ha affermato che 110 paesi o entità hanno aderito alla Carta Zero Debris dell’Esa, che mira a fermare qualsiasi nuova spazzatura orbitale generata entro il 2030.
Alla domanda se SpaceX, i cui satelliti ora costituiscono circa due terzi dei veicoli spaziali attivi in ​​orbita terrestre bassa, avesse aderito, Aschbacher ha detto: “Non ancora, ma stiamo discutendo con loro… Questa è una carta che continua a evolversi e… continueremo a sollevare gli argomenti perché sono così fondamentali”.

Amazon ha sottoscritto la carta, secondo il numero dell’Esa. “Non siamo un ente di regolamentazione; siamo un’agenzia spaziale tecnica”, aveva precisato a Reuters Aschbacher. “Ma il fatto che abbiamo messo la carta sul tavolo, che è stata elaborata con tutti gli altri partner, e che l’abbiano sottoscritta è molto incoraggiante”.

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