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Shahid Bagheri, tutto sulla novità assoluta della nave portadroni iraniana

La prima nave "portadroni" al mondo è una nave iraniana, la Shahid Bagheri, e non appartiene alla Marina Militare iraniana ma ai Pasdaran, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica

Per quanto sembri incredibile, esiste un legame tra l’ondata di avvistamenti di droni negli USA e una (molto particolare) nave Iraniana. Prima di spiegare il perché, un passo indietro; a partire dalla metà circa di novembre scorso, in molti Stati Americani (anche se il fenomeno è stato più intenso nel Nord Est del Paese) si sono registrati numerosi avvistamenti di droni, al punto tale da scatenare una sorta di psicosi collettiva; questo anche in virtù del fatto che in effetti alcuni episodi risultano essere anomali e anche pericolosi per certi aspetti per la sicurezza nazionale Americana.

Ed è proprio in questo clima che, agli inizi di dicembre, un membro della Camera dei Rappresentanti USA dichiara di aver ricevuto informazioni da fonti qualificate secondo le quali i droni in volo in particolare sullo stato del New Jersey sono Iraniani, più precisamente lanciati da una nave di Teheran che staziona al largo della costa Orientale degli stessi Stati Uniti. Le smentite ufficiali dal Pentagono non tardano ad arrivare; così come altrettanto rapidamente si capisce da dove nasce questa “bizzarra” di dichiarazione del politico in questione.

Pochi giorni prima, infatti, diversi analisti OSINT (Open Source Intelligence) avevano segnalato che la nave in questione aveva effettivamente lasciato la base navale di Bandar Abbas ma solo per effettuare le sue prime prove in mare. Da qui a equivocare una sua partenza alla volta degli Stati Uniti non sarebbe neanche un passo così breve; sennonché, evidentemente, la scarsa “dimestichezza” con le questioni militari deve aver giocato un brutto scherzo a qualcuno…

MA PERCHÉ TUTTO QUESTO INTERESSE VERSO QUESTA NAVE?

Prima di tutto, chiariamo il contesto. La nave di cui si sta parlando è la Shahid Bagheri e presenta (almeno) 2 particolarità: la prima, meno importante e di natura più “formale”, è che essa non appartiene alla Marina Iraniana bensì al braccio navale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, noti anche come Pasdaran. Quest’ultimo si configura ormai come una sorta di strumento militare “parallelo” a quello vero e proprio del Paese, fortemente ideologizzato (in quanto legato direttamente al regime degli Ayatollah) e sempre più capace militarmente.

La seconda, ben più importante in quanto legata alla sua natura tecnico-operativa, è che la Shahid Bagheri può essere considerata la prima nave “drone-carrier” (o “portadroni”) al mondo; almeno dal punto di vista concettuale, dato che altre piattaforme hanno magari caratteristiche simili ma, per l’appunto, non così particolari e specifiche.

In realtà, a ben guardare, esiste anche una terza particolarità; la Shahid Bagehri prende infatti forma grazie alla conversione di una nave già esistente. E, per di più, questa nave era un mercantile. Per la precisione, si tratta di una (ex)portacontainer costruita nel 2000 dai cantieri Sud Coreani Hyundai Heavy Industries e che nel corso della sua vita ha cambiato più volte nome e compagnia armatrice.

Da ultimo essa si chiamava Perarin ed era di proprietà di una compagnia Iraniana, la Oghyanous Khoroshan Kish Shipping Company; teoricamente un soggetto privato, in realtà sanzionata dagli stessi Stati Uniti perché considerata vicina al regime di Teheran. E infatti, nel 2022 cominciano a emergere le  prima immagini della Perarin all’interno di un bacino dei cantieri Iran Shipbuilding & Offshore Industries Complex Co (ISOICO); e fin da subito si capisce che sarà trasformata in una piattaforma per scopi militari.

L’unità viene poi nuovamente varata nel 2023 dopo i lavori di modifica e, come detto in precedenza, proprio nel dicembre di quest’anno comincia le sue prime prove in mare. Tutte informazioni ricavate da fonti aperte, visto che da fonte Iraniana nulla viene rivelato. E sempre da fonti aperte è possibile ricavare alcune informazioni di massima sulle caratteristiche di questa nave.

La Perarin/ Shahid Bagheri è lunga 240 metri e larga 32, dunque una piattaforma di dimensioni notevoli, mentre il valore del dislocamento non è noto. L’apparato propulsore si ipotizza che sia rimasto quello originale e cioè un motore diesel MAN della potenza di 32.880 cavalli, capace di imprimere una velocità massima di 22 nodi. Ogni altro parametro o caratteristica non è nota; se non la consistenza originale dell’equipaggio (38 uomini) che però ora sarà sicuramente cambiata, visto il nuovo ruolo.

IL RUOLO DI “DRONE CARRIER

Ma le vere peculiarità, evidentemente, sono altre. La modifica principale introdotta è infatti costituita dalla installazione di un ponte di volo che occupa ora tutta la parte centro-prodiera della nave, davanti alla sovrastruttura; di più, questo ponte presenta una singolare configurazione angolata, che termina con uno “sky-jump” (e cioè la caratteristica rampa inclinata utilizzata per favorire le operazioni di decollo di vari velivoli).

Proprio questo ponte di volo diventa così il punto focale della Shahid Bagheri, dato che da esso potranno essere lanciati (e recuperati) diversi tipi di droni in dotazione alla Marina dei Pasdaran; per esempio, i Mohajer-6 e -10 oppure (sempre ipoteticamente parlando) gli Shahed-129. Al tempo stesso, si può immaginare che sulla nave possano trovare posto anche i ben noti “droni kamikaze” Shahed-136 o altri di tipi diversi; tutti comunque ospitati in quelle che una volta erano le stive, ora  presumibilmente trasformate in hangar.

Da evidenziare anche che la stessa parte poppiera della nave è stata riconfigurata sia per fungere da ponte di volo (questa volta per velivoli ad ala rotante), sia per ospitare armamenti; in alcune immagini sono stati infatti notati diversi contenitori che richiamano alla presenza di missili. Del resto, come noto, l’Iran dispone di una discreta varietà di missili antinave e/o “land strike”, sia balistici che da crociera; concetto che peraltro si applica anche ai droni, prodotti in grandi quantità e in diversi tipi da Teheran.

LA NOVITÀ È RILEVANTE, MA I DUBBI RESTANO

Al di là di un certo “stupore” per la soluzioni adottate, non si può fare a meno di evidenziare che non poche sono le perplessità che aleggiano sulle scelte operate. La prima riguarda il ponte di volo stesso; molto vicino alla sovrastruttura originale, con possibili ma vistose interferenze in fase di atterraggio dei velivoli; da capire poi se la lunghezza del ponte di volo stesso sarà sufficiente per lanciare sempre i velivoli imbarcati e se saranno presenti sistemi di arresto per il loro atterraggio in sicurezza.

La stessa formula della nave mercantile trasformata in nave militare alimenta molti dubbi sulle capacità di sopravvivenza della Shahid Bagheri, priva com’è di quelle specifiche caratteristiche di protezione e ridondanza tipiche proprio delle navi militari Inoltre, la Shahid Bagheri non sembra disporre di sistemi di difesa (in particolare, aerea), né di contromisure e sistemi di guerra elettronica; di fatto dunque, una nave completamente indifesa.

Insomma, al di là della formula della “drone carrier” che in sé appare decisamente interessante (tanto che in un futuro anche prossimo si può essere sicuri che compariranno altre navi concettualmente simili), è evidente che le soluzioni pratiche poi scelte dall’Iran finiscono con il riflettere tutti i limiti di varia natura (soprattutto industriale e tecnologico) di quel Paese. Con un risultato finale che alimenta perciò più di un dubbio sulle effettive capacità operative in scenari bellici reali.

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